Tendenza

Tendenza Delulu: perché tutti ne parlano e cosa significa la strana parola che deriva da K-pop

È una fuga ludica e visionaria dall’angoscia delle diseguaglianze e dall’emergenza climatica del mondo in cui viviamo. Un gioco con cui flirta anche la moda…
tendenza delulu
Yanshan Zhang/Getty Images

La tendenza Delulu sta spopolando. Ecco perché tutti ne parlano, da dove deriva il termine e cosa significa

La ricerca dell'evasione è cambiata nel corso del tempo. Già negli anni '60, il pensatore francese Guy Debord notava l’effetto oppiaceo prodotto sulla società di massa dai nuovi fenomeni culturali dell’epoca: la televisione, il cinema, la musica pop, la pubblicità, la moda... Uno stato onirico collettivo a cui, successivamente, ha contribuito anche la celebrity culture. «L’origine della parola “de- lulu” (da “delusional”) va rintracciata nel K-pop», spiega la storica dell’arte e giornalista di moda Rita Rakosnik. «Era il termine dispregiativo con cui si identificavano le persone ossessionate dagli artisti musicali e illusoriamente convinte che questi sarebbero diventati loro amici o partner sentimentali».

Vivienne Westwood autunno inverno 2024 2025

Yanshan Zhang/Getty Images

La tendenza Delulu è una forma di fascinazione che, adattata ai tempi attuali, diventa un nuovo meccanismo di difesa per affrontare, con un pizzico di ironia, il disincanto di una generazione che non riesce nemmeno a immaginare soluzioni ai propri problemi e che, pertanto, preferisce evadere e scollegarsi dal contesto. Questa significativa insignificanza era presente nelle sfilate primavera estate 2024, non solo tra i marchi di nicchia, ma anche tra quelli più conosciuti. Ognuno reinterpreta queste vibrazioni a modo suo, ma tutti concordano sul fatto che si tratta essenzialmente di un gioco. Più che su specifici capi o accessori, la lettura del delulu da parte della moda si concentra sullo styling, che altro non è se non la costruzione di un certo tipo di immagine. Così, sono il modo di camminare – laterale, nella sfilata di Maison Margiela –, gli sguardi – allucinati, da Collina Strada –, o i beauty look – impreziositi con rose tatuate, da Simone Rocha – a determinare il carattere distopico della proposta artistica.

Maison Margiela Artisanal 2024

Giovanni Giannoni/Courtesy of Maison Margiela

Collina Strada primavera estate 2024

Andrea Adriani

Secondo il filosofo Eudald Espluga, si tratta di una sorta di «fede senza giustificazione razionale» che va oltre l’ottimismo ingenuo sperimentato in precedenza. «Il delulu è liberatorio perché è un modo per “superare” la disperazione», spiega. «Potrebbe essere visto come una reazione quasi religiosa al fatto che stiamo ereditando un mondo sempre più diseguale, sull’orlo del collasso climatico». Anche Alba Lafarga, manager culturale e creatrice di video-saggi sulla filosofia e la cultura pop, individua in questa nuova tendenza una via di fuga, a metà strada fra ludicità e alienazione: «È possibile collocarsi su un piano di fantasia o di temporanea irrealtà pur restando perfettamente consapevoli di ciò che accade intorno a noi, consapevoli del fatto che quanto stiamo immaginando è una menzogna», dice. Non è necessario trovarsi in difficoltà per provare il desiderio di ricorrere all’evasione, ma quest’ultima ha la capacità di liberarci se ci troviamo quotidianamente a dover soddisfare esigenze ingestibili. Come osserva Espluga, «ci viene chiesto di avere successo a livello professionale, sociale, erotico, culturale...».

Ashley Williams autunno inverno 2020 2021

Daniele Oberrauch

Ecco allora che anche la moda si abbandona all’evasione. Di qui l’audacia nell’accostare i colori – Andreas Kronthaler di Vivienne Westwood ne è un ottimo esempio –, i cappelli che sembrano rubati a un costume per Halloween o fatti di plastilina – come quelli di Ashley Williams e JW Anderson, rispettivamente –, gli omaggi postmoderni – come quello dell’attrice Julia Fox a Lady Diana attraverso il top stampato con il ritratto della principessa – o, ancora, gli eccessi nell’ornare capi e accessori con fiocchi e charms. Perché le nuove generazioni vogliono poter ridere di loro stesse, anche se, come sempre accade con l’umorismo, è implicita una certa dose di autocompiacimento. «Questa estetica in cui lo “spettacolo” gioca un ruolo fondamentale è iniziata con le prime sfilate di Vaquera, circa otto anni fa», osserva la stilista Helena Contreras. «Ma la dissociazione dalla realtà è comune nella moda: penso a figure chiave come quelle di John Galliano, Alexander McQueen o Vivienne Westwood. Ora ha semplicemente una maggiore visibilità».

Christian Dior by John Galliano primavera estate 2010 Haute Couture

Vogue Runway

Alexander McQueen autunno inverno 2024 2025

Yanshan Zhang/Getty Images

Contreras coglie l’occasione per sottolineare l’impegno dell’industria nell’includere coloro che non rientrano nel sistema: «Gli stilisti guardano alle minoranze, ma ne hanno anche sfruttato l’immagine», spiega. Da parte sua, Rakosnik vede una certa equivalenza tra il delulu e gli espedienti di marketing per rendere virali le sfilate, con, a fare da apripista, l’abito dipinto dal vivo sul corpo di Bella Hadid al défilé di Coperni primavera estate 2023. «Entrambi hanno un carattere assurdo e appariscente, in contrasto con la raffinata scenograficità che tradizionalmente caratterizza il linguaggio della moda», dice. Si tratta, quindi, di soddisfare una sensibilità minoritaria, una scelta che risponde a considerazioni di natura utilitaristica.

Julia Fox

Rachpoot/Bauer-Griffin

Bella Hadid alla sfilata Coperni primavera estate 2023

Pierre Suu/Getty Images

Per Espluga, il delulu presenta una forte componente di compiacenza, in quanto ci invita ad andare avanti come se nulla fosse. «Ci incoraggia a produrre, consumare e lavorare facendo finta che non stia accadendo nulla intorno a noi», osserva. «Tuttavia, quando diventa una consapevole forma di dissociazione, una variante schizofrenica del sistema, allora è in grado di aprire le porte a un discorso critico tale da permettere di cambiare le cose, come può accadere con i meme». Un delirio collettivo che, come tutto ciò che coinvolge l’immaginazione, può fungere da strumento di salvezza. «Ha la capacità di generare immaginari e persino utopie, il che è essenziale per superare ciò che sta accadendo e costruire così futuri possibili in cui ci sia speranza», conclude Lafarga.

Simone Rocha primavera estate 2024

Launchmetrics.com/spotlight

Intanto, il panorama si amplia con nuove proposte estetiche in cui la diversità, anche nel presentarsi al mondo, sembra essere decisiva per continuare ad andare avanti. Perché la moda non deve rinunciare al divertimento per lanciare un messaggio in grado di riflettere il momento cruciale che stiamo attraversando.

Leggi anche:

Vuoi ricevere tutto il meglio di Vogue Italia nella tua casella di posta ogni giorno?