Trudy Ederle, la storia sportiva e ispirazionale di una atleta dimenticata che ora torna a rivivere con il volto di Daisy Ridley
Gertrude “Trudy” Ederle fu una nuotatrice leggendaria. La sua storica impresa - fu la prima donna di tutti i tempi ad attraversare a nuoto il canale della Manica - è al centro de La Ragazza del Mare, il biopic sportivo che dal 19 luglio, a pochi giorni dal via delle Olimpiadi 2024, si può vedere in streaming sulla piattaforma Disney+.
A prestarle il volto nel film - uscito nelle sale statunitense lo scorso maggio con grande successo di critica e tratto dal libro del 2009 di Glenn Stout Young Woman and the Sea: How Trudy Ederle Conquered the English Channel and Inspired the World - è la Jedi di Star Wars Daisy Ridley, eccezionale nell'esprimere la sua sfida alla natura e la sua lotta per il girl power. La Ederle riuscì infatti a superare le avversità e l'ostilità di una società patriarcale per scalare i ranghi della squadra di nuoto olimpica e completare, nell'agosto 1926, una sbalorditiva nuotata di 21 miglia dalla Francia all'Inghilterra. Ma dopo la celebrazione iniziale - in suo onore venne organizzata una parata di coriandoli a New York - tutti si dimenticarono di lei.
Costretta a nuotare dal padre
Per ricordarla come merita, dobbiamo partire dal principio. Terza di sei figli di una coppia di tedesca immigrata negli Stati Unit, Gertrude Caroline Ederle nasce a New York il 23 ottobre del 1905 e viene avvicinata al nuoto da suo padre Henry, titolare di una macelleria in Amsterdam Avenue a Manhattan. Più che avvicinarla, la forzò, costringendola - a Gertrude il costume stava scomodo e detestava la cuffia sui capelli - ad allenarsi sin da piccola in piscina (dove si sentiva, un pesce fuor d'acqua rispetto alle compagne di corso) o nelle acque delle spiagge di Highlands, nel New Jersey, dove la famiglia possedeva una residenza estiva. “A 9 anni bisogna seguire ciò che dicono i genitori” racconterà lei, che si iscrisse alla WSA, la Women’s Swimming Association fondata nel 1917 a New York da Charlotte Epstein.
Le medaglie alle Olimpiadi di Parigi 1924
Soltanto a 15 anni compiuti la ragazza inizia ad allenarsi seriamente, riuscendo in due anni a raggiungere risultati di rilievo. Tra questi, diversi record nazionali e mondiali su distanze che andavano dalle 50 iarde al mezzo miglio, la conquista di sette record in un solo giorno (nel 1922) e la qualificazione olimpica. Niente male per una ragazza alla quale non piaceva nuotare. È a soli 17 anni che Gertrude prende così parte ai Giochi Olimpici di Parigi del 1924. La sua esperienza fu alquanto soddisfacente: vinse la medaglia d'oro con la staffetta 4x100 m stile libero statunitense, più due medaglie di bronzo individuali nei 100 m e nei 400 m. Nella mente della ragazza si profila però un desiderio nuovo che coincide con una grande sfida: nuotare nelle acque libere per lunghe distanze.
Nelle acque libere per nuove sfide
La prima delle sue imprese arriva nel giugno 1925 quando affronta le acque della Baia di New York: 22 miglia da Manhattan a Sandy Hook in 7 ore e 11 minuti (un record che sarà battuto solo 81 anni dopo da Tammy Van Wisse). Nello stesso anno prova la prima volta la traversata della Manica, allenata da Jabez Wolffe, un nuotatore che tentò ben 21 volte la medesima prova. Vittima di influenza - una forte tosse e raffreddore - l'uomo decise però di interrompere la sua prova (provocandole una squalifica), troppo spaventato dalle sue condizioni di salute e dal fatto che stava inghiottendo troppa acqua salata. Lei non la prese affatto bene e, da quel giorno, non volle più essere allenata da Wolffe. Il 1926, però, era dietro le porte per un nuovo tentativo.
La storica impresa e l'accoglienza da star per “La Regina delle onde”
Il 6 agosto del 1926 l'americana Gertrude "Trudy" Ederle, con il solo supporto “tecnologico” di una bussola, nuotò dalla Francia - a Cap Gris-Nez - all'Inghilterra - a Kingsdown - in 14 ore e 34 minuti abbassando di oltre due ore il primato detenuto fino a quel momento dall’argentino Enrique Tiraboschi. Partì alle 7:08 del mattino e arrivò con il buio: nessuna donna prima di lei era riuscita in questa impresa. Il suo tempo resistette per 24 anni, fino al 1950, quando fu battuto da Florence Chadwick (la tredicesima donna a compiere la traversata della Manica). Al suo ritorno a New York, venne accolta come un’eroina e fu festeggiata con una ticker-tape parade a New York il 27 agosto 1926 e venne ricevuta dal presidente Calvin Coolidge alla Casa Bianca. Il popolo la celebrò come Queen of the waves (Regina delle onde).
Un articolo del novembre 1926 su Popular Science la descrisse Trudy Ederle come una “ragazza americana dalle spalle larghe e dal cuore forte”. Quel del canale della Manica - che registra un diametro di circa 21 miglia nel suo punto più stretto, con una corrente molto veloce divisa tra il Mare del Nord e l'Oceano Atlantico, che vanno in direzioni opposte - rimane la prova atletica definitiva. E a dimostrarlo c'è anche un fatto: sono più le persone che hanno tentato di scalare il monte Everest di quante ne abbiano attraversate a nuoto la Manica - nei quasi 150 anni trascorsi dalla prima traversata di successo di Matthew Webb.
Più forte dell'ipotermia
Ipotermia dovuta all'acqua gelida, nessuna muta, nebbia fitta, punture di medusa, mal di mare. Queste sono solo alcuni dei grandi ostacoli superati dalla coraggiosa Gertrude nella traversata a nuoto della Manica. Per riuscirci, si allenò a lungo nelle acque fredde, sviluppando così una tolleranza alle basse temperature, che contrastò anche utilizzando del grasso animale (ricavato da mammiferi marini, come la foca) sulla pelle prima di immergersi. Trudy era una maestra nel padroneggiare il crawl americano - quello che oggi chiamiamo stile libero - e nel film con Daisy Riley (che si è allenata con la campionessa olimpica Marie O'Connor in piscina a Londra, arrivando a nuotare in media dai 2000 ai 2500 metri in allenamento) la vediamo utilizzare degli occhialini color ambra nel giorno della traversata.
Il film prima dell'incidente e l'oblio
Nel 1927 Ttudy Ederle interpretò sé stessa nel film La scuola delle sirene (Swim, Girl, Swim): anche il cinema si era innamorato di lei. Il suo mito, però, crollò nel 1933, a seguito di un incidente che fece cambiare tutto: Gertrude cade dalle scale, andando incontro a un lunghissimo periodo di riabilitazione (anche se nel 1939 riuscì comunque a esibirsi all'Esposizione universale di New York). L’udito, già danneggiato dall’infanzia a causa del morbillo è ciò che risente di più dall’accaduto, lasciando la donna completamente sorda. Si ritirò dalle scene senza abbandonare il suo mondo dello sport, diventando un'istruttrice di nuoto per bambini non udenti. Nel 1965 fu inserita nella International Swimming Hall of Fame, la Hall of Fame internazionale del nuoto. Morì il 30 novembre 2003, all'età di 98 anni.
Pioniera per il nuoto femminile e per lo sport femminile in generale, Trudy ha lasciato un segno, diventando un modello ispirazionale ancora oggi. Nel giorno della storica traversata, ci fu un momento in cui il suo equipaggio e la sua famiglia tentarono di tirarla fuori dall'acqua a un certo punto, poiché le onde stavano ostacolando i suoi progressi in acqua. Lei si rifiutò di fermarsi e rispose con un "Per quale motivo?". Riprese a nuotare, cambiando per sempre la sua storia.
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