Vienna, guida tra arte e sostenibilità a una città che è molto più di Sissi e Sacher

Una passeggiata contemporanea tra arte, hotel, ristoranti e sostenibilità fuori dai giri più turistici
Vienna 21 indirizzi per un weekend insolito oltre i luoghi comuni
Foto: Sylvain Sonnet/Getty Images

Spesso cristallizzata nel suo passato asburgico, Vienna è una città che unisce fascino storico a una continua e raffinata ricerca della contemporaneità

Abbastanza vicina di casa all'Italia da essere spesso meta di rapide gite (anche scolastiche) e con un passato imperiale largamente raccontato dal cinema di tutti i tempi – il meraviglioso Corsage di Marie Kreutzer non ha compiuto che un anno – Vienna è una capitale europea comoda, da girare a passeggio, con un clima meno rigido di quanto si possa pensare e dimensioni adatte anche solo a un fine settimana. Eppure, anche dopo aver visitato le mete principali come l'Hofburg o il castello di Schonbrunn, sono inesauribili i motivi che inducono a tornare, volta dopo volta, per viverne la scena contemporanea e scoprirne sempre un altro pezzettino. Da lunghe chiacchierate e passeggiate per la città con amici che ci vivono, è nata questa piccola guida, che propone una visita a Vienna fuori dai percorsi turistici più tradizionali.

Le suggestioni dell'arte contemporanea

Vienna è una città ricchissima di musei e gallerie, e questa non è che una piccola selezione molto personale, affatto esaustiva. Nella mia ultima visita ho apprezzato molto la mostra retrospettiva dedicata dall'Albertina all'artista austriaca Valie Export (Linz, 1940). Attiva dagli anni Sessanta, emerge dal contesto dell'Azionismo Viennese e realizza alcune performance indimenticabili come Touch Cinema (1968) e From the Portfolio of Dogness (1968), che increspano la superficie della perfetta società borghese austriaca, provocando attivamente il pubblico ignaro. I suoi interessi raffinano quella che può sembrare una generica critica sociale in un pungente messaggio femminista, che mette in discussione la rappresentazione delle donne, del loro corpo e dei loro ruoli. La retrospettiva attuale, inoltre, restituisce il giusto valore alla ricerca di Export nell'ambito della fotografia concettuale, meno nota ma assolutamente da riscoprire. Anche se la sua mostra è ora terminata, l'occasione per riscoprire quest'artista è sempre buona.

L'Albertina Modern a ViennaJoe Klamar/Getty Images

Albertina Modern è la seconda sede del museo, situata a Karlsplatz e dedicata specificatamente a mostre temporanee di artisti contemporanei. Dall'altro lato della stessa piazza si può intravedere la cupola dorata del palazzo della Secessione, che merita sempre una visita, non solo per i giovani artisti che vi trovano spazio, ma anche per ricordare le avanguardie viennesi di primo novecento e ammirare il Fregio di Beethoven di Gustav Klimt nella sala inferiore.

Non solo l'Albertina, ma anche il Belvedere ha una nuova sede dedicata all'arte contemporanea, battezzata Belvedere 21. Propone mostre di artisti contemporanei che lavorano sperimentando diversi media visivi, per esempio si è appena conclusa una bella antologica dedicata alla film maker Constanze Ruhm (Vienna, 1965). Se siete appassionati di cinema e fotografia controllate i programmi di WestLicht e Photoinstutes Bonartes, che propongono approfondimenti ampi, storici, che arrivano alla fotografia delle origini. Quest'ultimo, tra l’altro, si trova in una strada molto centrale dove hanno sede anche un paio di gallerie storiche, come Galerie Krizinger, in un bell'appartamento al primo piano di un palazzo antico. Tra i tanti artisti che rappresenta figura Marina Abramovic - oggi celebrata da una grande retrospettiva alla Royal Academy Londra - e le mostre che allestiscono sono sempre molto curate, come fosse un piccolo museo.

Installation view di Marina Abramovic Energy Clothes, Galerie Krinzinger 2023Foto: Irene Caravita

Vicino alla stazione di Wien Mitte, in uno spazioso edificio del XIX secolo, trova posto il MAK, il museo di arti applicate viennese, un must-see per chiunque si interessi di una qualunque forma di design. Al suo interno è conservata anche una delle biblioteche specialistiche più grandi d'Europa, con ingresso libero. Ultimo luogo che vorrei segnalare è Phileas, dove ho visitato di recente una piccola mostra gioiello di Fridl Koubelka. Si tratta di un'associazione che supporta artisti, curatori e altri enti di cultura austriaca a muoversi nel panorama internazionale, per esempio cooperando alla produzione dei padiglioni dell'Austria presso la Biennale di Venezia o di Gwangju. Per farvi un'idea dell'ampiezza del panorama di gallerie e spazi espositivi potete infine dare un'occhiata al programma della rassegna Curatedby che, anche se non siete in città in quei giorni, è un'ottima raccolta di indirizzi.

Installazion view di Friedl Kubelka, Songs of experience, Phileas, 2023Foto: Irene Caravita
Una vista sul MuseumsQuartier di ViennaFlavio Vallenari/Getty Images

Le specialità da assaggiare a ogni ora del giorno

Vi auguro di essere golosi, poiché com'è noto Vienna ha un'ottima tradizione di pasticceria, dalla celebre Sachertorte al punschkrapfen, adorabile cubetto rosa al rum, fino ai dolci di diverso formato con i semi di papavero. Per iniziare, al Salon Sacher, già noto come Sacher Stube, trovate un antico soffitto che da solo vale l'ingresso, ben valorizzato dal nuovo design, e ovviamente la classica torta (sapete che ancora oggi è completamente fatta a mano?). È un locale meno affollato del Café Sacher, seppur si trovi a pochi passi, sempre parte del palazzo dell’omonimo Hotel.

Salon Sacher. BWM ArchitektenFoto: Severin Wurnig

È curioso scoprire che uno zio degli attuali proprietari dell'Hotel Sacher dirige un'altra ottima pasticceria viennese, Oberlaa, con una proposta affatto meno valida, che spazia dai tradizionali dolci viennesi ai macaron. Fuori dal centro, nei paraggi del Belvedere 21, ho scoperto grazie ad un’amica, la pasticceria e gelateria Tichy. È un biglietto di sola andata per un viaggio negli anni Ottanta, con il lilla dei suoi arredi, una frequentazione di quartiere, le coppe giganti e la sacher gelato. Oltre alle vere e proprie pasticcerie, Vienna è disseminata di café storici con un fascino intramontabile, dal Café Landtmann al Café Sperl fino al Café Schwarzenberg, nei dintorni del MAK.

Pasticceria Tichy, menùFoto: Irene Caravita

Per un pasto più sostanzioso e soprattutto per assaggiare la cucina viennese, che mescola influenze molteplici, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Nelle mie ultime visite alla città ho apprezzato il Restaurant Giorgina, con una cucina ben fatta e un delizioso cortile interno, e Rosnovskyundco (vicino al Parlamento). Un grande classico come la wiener schnitzel credo vada assaggiata da Figlmüller at Wollzeile, antico ristorante a gestione familiare recentemente rinnovato dallo studio BWM. La tradizione vuole che, per essere ben fatta, la schnitzel debba presentarsi con la panatura arricciata come il muso di un carlino imbronciato e vada accompagnata da un'insalata di patate leggermente acidula e una composta di frutti rossi, da non sottovalutare! Da Figlmüller ho trovato anche una buona selezione di vini austriaci, alcuni provenienti proprio dalle colline che circondano la città. Sebbene sia il piatto più famoso, chi preferisce una cucina vegetariana o vegana può facilmente trovare altre ricette della tradizione ugualmente soddisfacenti.

Quasi tutti i locali austriaci servono i knodel (canederli) di spinaci, o lo strudel di verdure, così come zuppe del giorno e goulash di verdure di stagione: io ne ho assaggiato uno buonissimo a base di finferli da Gmoa Keller. Quest’ultima è una trattoria vecchio stile davvero imperdibile, e non solo per la sua cucina. Infatti gli appassionati d'arte non devono uscirne senza aver cercato l’opera di Herman Nitsch, artista del gruppo degli Azionisti Viennesi, che la frequentava assiduamente e vi ha lasciato un meraviglioso e monumentale lenzuolo a chiudere una sala interna.

Interno del ristorante Gmoa Keller, con opera di Herman Nitsch sullo sfondoFoto: Irene Caravita

Gli hotel dove farsi cullare dal design

Per rimanere allineata alla proposta culturale contemporanea, arrivando a selezionare degli alberghi mi sono chiesta cosa considero oggi un segnale di modernità, di una visione proiettata in avanti. La risposta sembra scontata: la sostenibilità, la presenza di verde, la qualità dei materiali che durano a lungo termine. E quindi no a campioncini inutili e bicchieri usa e getta, ma soprattutto spazi condivisi confortevoli e accessibili liberamente anche per chi non alloggia, un bar o ristorante attento alle diverse scelte alimentari. Ho trovato queste caratteristiche in alcune strutture, di recente apertura o restyling, frutto di progetti condotti dallo studio di architettura e design BWM (che da poco ha firmato anche il Café Sacher di Trieste). Approfondendo il loro lavoro, si nota come l’approccio alla realizzazione di un singolo dettaglio preveda uno studio accurato della storia del palazzo e del suo contesto architettonico, unito all'ascolto delle urgenze socio-culturali più attuali.

Il primo è l'Hotel Gilbert, già noto come ViennArt Hotel, alle spalle del Museumquartier. I milanesi lo troveranno piuttosto simile al Bosco verticale, così ricoperto com'è anch'esso di piante su tutta la facciata. Il recente restyling ha fatto del Gilbert un luogo affollato di piante anche all'interno, usate come quinte, separè che organizzano uno spazio a piano terra di ampio respiro, tranquillo e confortevole. Sta crescendo anche la fama del suo ristorante basato su una cucina vegetale, &Flora, diretto dalla premiata chef Parvin Razavi.

Hotel Gilbert, ingresso. BWM ArchitektenFoto: Michael Koenigshofer
Hotel Gilbert, dettaglio di una stanza. BWM ArchitektenFoto: Michael Koenigshofe

In pochi passi si arriva a Naschmarkt, strada di un famoso mercato delle pulci, ma dove si trovano anche banchi alimentari e locali carini dove pranzare al sole – mi porto sempre a casa una scorta di hummus di Neni, da provare. Qui si affaccia l'Hotel Indigo, con un ingresso nascosto accanto alla rampa del garage per i clienti, di un rosa confetto che vi trasporta subito in film à la Wes Anderson. La facciata è costruita da prismi metallici che, insieme al corridoio d’ingresso, preparano all'effetto sorpresa che si ottiene entrando nella hall, e poi nella corte interna sulla quale si affacciano le camere, secondo la tradizione pawlatsche (termine ceco che significa ingresso aperto, e indica precisamente quella struttura architettonica che a Milano chiamiamo case di ringhiera). La particolarità delle camere dell’Hotel Indigo è quindi l’affaccio sul cortile balconato, verdissimo fino all'ultimo piano, che, pur non accessibile ai clienti, non è stato dimenticato. «Non volevamo che dai palazzi vicini si vedessero i tubi dell'aria condizionato o un tetto vuoto», spiega Erich Bernard di BWM, «così abbiamo creato una sorta di campo un po' selvatico, che aggiunge qualcosa di bello, e verde, al panorama del quartiere».

Hotel Indigo, facciata. BWM ArchitektenFoto: Mato Johannik
Hotel Indigo, cortile. BWM ArchitektenFoto: Mato Johannik

Procedendo invece nel cuore del centro città, a pochi passi da Stephansdom, sorge un terzo albergo disegnato da BWM già nel 2012. Il Topazz Hotel si nota da lontano per la raffinatissima facciata curva, scura, di lucide tessere di ceramica, bucata da  grandi finestre ovali. All'interno si vivono come piccole alcove. Sebbene possa sembrare un progetto dirompente, in realtà richiama il palazzo precedente, caratterizzato da una facciata tondeggiante, e la tradizione di Wiener Wierkstätte.

Hotel Topazz. BWM Architekten - Lenikus Anna Blau

Una volta attraversato il canale di Vienna, su Marienbrücke, si arriva verso il Karmelitermarkt, un altro mercato molto apprezzato, in una zona un po’ hipster. Qui, dalla parte opposta della città rispetto all'Hotel Gilbert da cui siamo partiti, trova sede una nuova idea di accoglienza, che prende il nome di Grätzhotel. Grätz è una parola che indica un quartiere, con le sue caratteristiche specifiche, abitudini e fascino. L'idea è alloggiare gli ospiti in piccoli appartamenti a piano terra e indurli a sentirsi parte del quartiere, della comunità, anche nell'ottica di un turismo più profondamente calato nei luoghi che si visitano.

Grätzl hotel, ingresso. BWM ArchitektenFoto: Heidrun Henke
Grätzl hotel, ingresso. BWM ArchitektenFoto: Heidrun Henke

Ogni città si svela lentamente a chi la visita, e troppo spesso ormai prenotiamo fine settimana in qualche capitale europea solo per cambiare l'orizzonte visivo, assaggiare una cucina diversa, vedere un amico o un’amica, e l’ultima cosa che vogliamo è “fare i turisti”. Eppure lo siamo, anche solo perché, fuori casa, abbiamo un tempo nuovo, pulito, più lungo, da dedicare alle cose belle.

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