Matrimonio a Maratea, nella tenuta di famiglia. L'abito da sposa è bucolico, perfetto per lo stile “campagna elegante”
Mimosa ha scelto un abito da sposa bucolico ed estremamente romantico firmato Francesca Piccini
Matrimonio a Maratea: come in un sogno, circondati dal verde della campagna, nel silenzio della natura, Mimosa ha detto sì al suo Matteo. Romantico e bucolico l'abito da sposa firmato Francesca Piccini
Mimosa e Matteo si sono conosciuti tredici anni fa, a Sangineto, al mare, come nelle più belle storie d’amore. «Avevamo diciannove anni e ancora non sapevamo nulla della vita, di dove ci avrebbe portato, e se la strada sarebbe stata la stessa, ma a quell’età ti fai poche domande sul futuro remoto e tendi a vivere il momento. Io sono di Napoli e studiavo a Bologna, lui di Cosenza e studiava a Milano, quindi è iniziato il nostro amore a distanza. Abbiamo due personalità molto diverse, talvolta opposte, ma abbiamo anche il desiderio comune di metterci in gioco per far crescere la nostra relazione. A riunirci era sempre Maratea, il nostro luogo del cuore, la casa dove due anni fa, sulle note di Jovanotti (Stella Cometa, canzone che dedicò mio padre a mia madre) Matteo mi ha chiesto di sposarlo con un anello disegnato da lui sulla base di un disegno antico (io ho una passione per i gioielli antichi)». Maratea è anche il luogo che gli sposi hanno scelto per il loro matrimonio. «L'idea comune era quella di regalare una festa a tutte le persone che hanno colorato negli anni la nostra coppia, una festa indimenticabile. Io sono una Chef e ho una società di catering e organizzazione eventi - Mimosa Milano - e ho sempre avuto una passione matta per le feste. Matteo è una persona piena di interessi e amante dei file excel, per cui ci siamo divertiti insieme a immaginare ogni dettaglio, a scegliere tutti i fornitori, e a dipingere insieme ogni momento della giornata. Volevamo un matrimonio “stile campagna”, per via della location tra mare e montagna, ma elegante, che potesse far sentire gli ospiti accolti ma anche stupiti da tante piccole chicche ideate per loro.
«Un piccolo preambolo: la mia nonna paterna, Mimosa (97 anni) è la mia persona. A lei devo gran parte delle qualità che mi rendono la donna che sono. Per via della sua età, per non gravare sulle zie e per il viaggio in macchina da Napoli, dove vive, ha deciso di non essere presente al matrimonio. Ho rispettato questa decisione non con poca fatica, ma subito ho cercato, con file di presentazioni di ogni argomento (menu, fiori, allestimenti), di renderla partecipe dell’organizzazione, di fare in modo che potesse immaginarlo nel modo più veritiero possibile».
Mimosa ha scelto, così, un atelier a Napoli, per fare in modo che la nonna potesse vederla con l’abito bianco e potesse darle consigli durante le prove. «Sono stata in diversi atelier prima di accingermi da Francesca Piccini in via Filangieri, e appena sono entrata l’ho visto. Era declinato in un tessuto meraviglioso, lino, con dei ricami delicati in seta: mi sono innamorata prima del materiale e poi del disegno. Era lui: il mio abito da sposa perfetto. Ci siamo divertite a immaginarlo con e senza maniche a sbuffo, con e senza sottogonna in tulle, definendo alla fine due modelli che mi avrebbero accompagnato, uno per la cerimonia e l’altro (con una piccola trasformazione) per la torta.
Su consiglio della nonna e considerando le mie scarse doti a camminare sui tacchi ho optato per delle espadrillas Castaner di seta bianche, comodissime per il prato.
Nel giorno del matrimonio la sposa indossava l’anello di fidanzamento disegnato da Matteo e un paio di orecchini di famiglia del 1920 in perle e diamanti. Lo sposo, invece, un orologio in oro giallo 1970, regalo di Mimosa. La scelta dei fiori rispecchiava la vegetazione di Maratea. «Ho scelto Giulia di Atmosfere botaniche, la fiorista e affezionata fornitrice del mio catering a Milano, che ha fatto foraging sulla montagna di Maratea raccogliendo profumatissime ginestre gialle, rami di ulivo e cosmos bianchi». Mimosa ci teneva a non stravolgere il suo stile. Così make up e capelli sono stati curati dalla madre, dalla cugina e dalla zia. Ha sfoggiato una treccia per omaggiare la nonna materna, che è mancata nello stesso anno e che quando era piccola le intrecciava sempre i capelli.
Il tema dell'evento era “campagna elegante”. «Abbiamo definito una palette cromatica condivisa con gli invitati sul sito del matrimonio che vedeva banditi i classici nero, rosso, viola e in generale colori forti o troppo scuri. Per i fiori ho preferito uno stile naturale, evitando sempre i tocchi più decisi, colori vari tra cui bianco, rosa, lilla, arancio».
La cerimonia laica si è svolta nel giardino adiacente a una chiesina sconsacrata della tenuta di famiglia della sposa, alle spalle di al bellissimo albero del pepe che ha fatto da sfondo all’altare .
«Essendo casa della mia famiglia ho voluto inserire nell'allestimento la maggior parte dei mobili utilizzabili, in ferro battuto o in legno antico, a volte cambiandone l’uso classico. Abbiamo usato una cassettiera per tutti i bicchieri colorati del benvenuto e allestito un angolo prima della zona cerimonia con sacchetti di seta (fatti da una sarta di milano) con petali essiccati e foglie di ulivo, da lanciare al posto del riso, ventaglietti presi durante un viaggio in Thailandia e tovagliolini in cotone liberty, fatti sempre per noi per le lacrime di gioia». Il bar è stato allestito su un vecchio bancone di farmacia restaurato per l’occasione e tutte le tovaglie sono state recuperate dalla sposa nei mesi precedenti tra i cassetti di casa e i vari mercatini dove ho fatto razzie. Il tableau è stato calligrafato su antiche tegole dell’800 di una vecchia casa dei nonni.
I tavoli sono stati chiamati con i nomi dei paesi sulla costa tra Sangineto (il posto dove gli sposi si sono conosciuti in Calabria) e Maratea.
Il menu non è stato realizzato dal catering Mimosa Milano perché sarebbe stato fonte di stress ulteriore per la sposa. «È stato un riuscitissimo lavoro a quattro mani tra me ed Enoteca la Torre, venuti da Roma per l’occasione. Hanno ricreato molte delle mie ricette e utilizzato prodotti da me forniti per organizzare diverse zone tematiche come il banco dei pomodori (con tutte ricette a base di pomodoro), formaggi e salumi italiani, recuperati dai miei fornitori nelle ultime settimane prima del ricevimento. C’erano due camerieri che giravano tra gli ospiti facendo degustare il Caviale Black di Adamas (vincitore per 5 anni come miglior caviale al mondo) con un divertente spray alla vodka da spruzzare sul dorso della mano o direttamente in bocca. Io mi sono divertita a un certo punto a prendere il posto del cameriere e a far fare l’esperienza agli ospiti!
«Il momento torta l’abbiamo fatto su un antico lavatoio circondato da gelsomino e glicine sempre all’interno della tenuta, leggermente rialzato rispetto alla zona degli ospiti. Matteo è un grandissimo amante del Babà, il migliore di Napoli è quello di Agrillo, ma non facendo consegna abbiamo fatto andare una persona appositamente a prenderli. Mi piaceva l’idea di più torte insieme che dessero colore e movimento.
Mentre con il primo abito volevo raccontare un’eleganza senza tempo, con il secondo ho voluto tirare fuori il mio lato pazzo e festaiolo. Ho scelto un modello di Art dealer in seta e piume di struzzo con cui ho potuto ballare liberamente».
Guarda tutte le foto dell'album del matrimonio a Maratea di Mimosa e Matteo nella gallery sotto.
Credits
Bride: Mimosa Misasi @mimosamisasi_chef
Mood/Set up: @mimosa_milano
Wedding Dress 1: Francesca Piccini @francescapiccini
Wedding dress 2: Art dealer
Wedding coordinator: Giuditta Caggiano @postcardperfectweddings
Catering: Mimosa Milano ed Enoteca LaTorre
Photo: Eleonora Ferolla
Fiori: Giulia Curti di Atmosfere Botaniche @giulia_fiori_giardini
Musica: Soul Circus
Videomaker: Alessandro Pentenè
Barcatering: Baring @baring.barcatering
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