STORIE

La storia delle Air Jordan, le sneakers Nike che hanno dato significato al concetto di collab

Hanno battuto il parquet della contaminazione tra sport e moda e, con Michael Jordan, sono diventate iconografia di un'icona
Michael Jordan con le Nike Air Jordan ai piedi
CHICAGO - JUNE 16: Michael Jordan #23 of the Chicago Bulls celebrates winning the 1996 NBA Championship on June 16, 1996 at the United Center in Chicago, Illinois. NOTE TO USER: User expressly acknowledges that, by downloading and or using this photograph, User is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 1996 NBAE (Photo by Andrew D. Bernstein/NBAE via Getty Images)Andrew D. Bernstein/Getty Images
Le Air Jordan, le sneakers disegnate per incarnare la personalità del campione di basket che, in 37 anni, hanno fatto la storia di Nike e del costume. 

«Con il mondo che diventa più complesso, il concetto di qualcuno che fa qualcosa da solo sta semplicemente scomparendo». Nelle parole di Tinker Hatfield, “il Da Vinci delle sneakers” che fra le altre ha disegnato alcune delle edizioni più celebri delle AJ, le fondamenta delle collab. Le sneakers pensate per Michael Jordan, intramontabile leggenda del basket, hanno scritto la storia Nike e hanno dato vita al concetto di espressione ed esaltazione della personalità di un atleta attraverso un prodotto. Hanno graffiato il parquet cerato della contaminazione tra sport e moda costruendo un'immagine che è un immaginario. Non solo nel nome ma nello spirito, Micheal è sinonimo di Air Jordan in un’equazione che ha tracciato i confini del senso di appartenenza, perché comprarne un paio voleva dire possedere, sia pur idealmente, una parte di quel talento che lo ha reso grande. Con il progetto che avrebbe dovuto chiamarsi Air Jordan Revolution, hanno nutrito la sneaker culture e il sogno americano (il campione le indossava anche nella sua ultima partita - vinta - con i Bulls il 14 giugno 1998).

Michael Jordan con le Air Jordan

Barry Gossage/Getty Images

Michael Jordan, numero 23 dei Chicago Bulls con le Air Jordan ai piedi

BRIAN BAHR/Getty Images

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Dalla suola trasparente ispirata da Ritorno al Futuro Parte Seconda al design automobilistico delle Ferrari, dalla punta pulita delle classiche calzature italiane alla reinterpretazione per gli stivali da supereroe in Batman - Il ritorno, dallo spot con Bugs Bunny per Space Jam alle collaborazioni con Levi’s, Off-White, Comme de Garçons, Travis Scott o Dior, le Air Jordan hanno continuato a esplorare il terreno fertile oltre i propri confini. Michael Jordan, negli anni Ottanta, sognava una partnership con Adidas. Fu sua madre, la signora Deloris, a convincerlo ad andare all’appuntamento con Nike. L’offerta era troppo alta per essere rifiutata: 250 mila dollari per il “piccolo” marchio che era allora il big dello sportswear che conosciamo oggi, erano un investimento niente affatto comune (soprattutto se si considera che al massimo, per un atleta, ne venivano sborsati 100 mila). Le clausole erano tre: Micheal avrebbe dovuto vincere il premio di Rookie dell’anno, sarebbe dovuto essere un All-Star o ottenere almeno 20 punti di media e le calzature, in tre anni, avrebbero dovuto toccare i 4 milioni di dollari. La storia? 28.2 punti di media, convocazione per l’All-Star Game e vendite a 70 milioni soltanto nei primi due mesi.

Michael Jordan e suo figlio con le stesse Air Jordan ai piedi

Andrew D. Bernstein/Getty Images

Bugs Bunny con le Air Jordan ai piedi

Evan Agostini

Michael Jordan in Air Jordan

Andy Hayt/Getty Images

All'inizio della sua carriera indossava delle Air Ship, fino a quando nel 1984 Nike ne realizzò una versione Player Exclusive nei colori dei Chicago Bulls - le celebri Bred - su cui, per la prima volta, apparve la scritta Air Jordan. Non rispettando il regolamento NBA in termini di divise e attrezzatura sportiva, vennero bandite. Ogni ingresso in campo con quelle scarpe costava all’atleta una multa da 5.000$ ma, per far sì che continuasse a indossarle, era il colosso di Beaverton a farsene carico. Vennero soprannominate “vietate” e dopo una nota dell’NBA, Nike lanciò una campagna sulle regole del campionato con una serie di spot pubblicitari che censuravano le ormai iconiche sneakers rosse e nere. 

Michael Jordan in Air Jordan

Focus On Sport/Getty Images

Air Jordan I

Sam Tabone

Dal 1985 con le Air Jordan 1 e un prezzo di lancio di 65$, sono arrivate al 2022, 35 edizioni dopo, da regine del reselling a cifre esorbitanti (hanno raggiunto un valore anche di 16.000 mila dollari). L’iconico Jumpman ha guidato un'evoluzione estetica, funzionale e tecnologica che, dopo l’affermazione Nike, nel 1991 ha portato Jordan a diventare una sorta di brand satellite con un’identità indipendente e definita. Hanno fatto dell’innovazione il cuore pulsante di un lavoro che ha traghettato le scarpe fuori dagli armadietti dei cestisti e le ha trasformate in un inesauribile desiderio di streetwear e coolness che, da Billie Eilish a Virgil Abloh, è diventato un fenomeno di costume. Dai collezionisti alla Gen Z, dalle icone di stile ai miei amici (che poi sono anche un po’ i vostri), è difficile incontrare qualcuno che non abbia mai provato ad aggiudicarsene un paio. 

Virgil Abloh

Edward Berthelot/Getty Images