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Audrey Withers di British Vogue: moda e femminismo in tempo di guerra

Direttrice di British Vogue dal settembre 1940, Audrey Withers seppe incoraggiare le donne nel sostenere il nuovo ruolo che la guerra imponeva loro, senza dimenticare mai i consigli di moda
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Horst P Horst

Audrey Withers diventa direttrice di British Vogue nel settembre del 1940, proprio quando i bombardamenti iniziano a essere massicci. Per 57 notti consecutive, mentre Audrey, 35 anni, si sistema nel nuovo ufficio di Bond Street, le forze tedesche bombardano pesantemente Londra, con i membri della redazione che, quando suona l'allarme, si rifugiano in "una cantina nel seminterrato" per continuare la produzione. Prima della fine dell'anno, gli edifici che ospitano il suo team editoriale saranno semi distrutti, ma Withers non perde un colpo. "Vogue è qui nonostante tutto!" si legge su una pagina del suo primo numero dopo il bombardamento, accompagnata dalle foto della distruzione che aveva lasciato un "nuovo cratere" nella strada sotto le finestre del suo ufficio. "Ogni edizione è una tappa in più in una corsa a ostacoli" ha scritto poco dopo su Vogue America. "Avvicinandoci alla chiusura del numero raccogliamo tutte le nostre energie, nel frattempo le difficoltà si accumulano minacciose, un ultimo sprint e (fino ad ora) eccolo! E non c'è proprietario di un cavallo vincente che possa sentirsi più fiero di noi il giorno in cui tutte le edicole espongono il nuovo Vogue. "Sin dall'inizio dei suoi 20 anni di direzione, Withers è determinata: Vogue andrà avanti, e Vogue contribuirà sia agli esiti della guerra sia alla vita delle donne.

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Withers fotografata da Clifford Coffin nel suo ufficio

Clifford Coffin

Lei inizia con il miracolo di riuscire a stampare il magazine. Con il razionamento della carta e le possibilità di trasporto limitate dal 1940 in poi, Harry Yoxall - l'amministratore delegato di British Vogue dell'epoca - fa istanza presso il ministero perché permetta loro di continuare a distribuire la rivista. Il governo inglese riconosce l'opportunità rappresentata da Vogue di incoraggiare il cosiddetto sesso "debole" a partecipare allo sforzo della guerra, e la sua richiesta sarà accolta, a condizione che diventi una pubblicazione mensile invece che bisettimanale e che siano stampate molte meno copie. "Per favore, fate girare la vostra copia", si legge in uno dei molti avvisi nella rivista che incitano alla condivisione. "Le copie di Vogue (dato il razionamento della carta) sono limitate, quindi non ce ne sono abbastanza per tutti. Per favore, passate la vostra quando avete finito di leggerla. Prima lasciatela leggere alle amiche che non possono abbonarsi, poi portatela all'ufficio postale... Da lì, saranno distribuite a tutti i reparti militari (femminili) in cui sono più richieste, alle nostre basi all'estero e anche a quelle isolate in patria."

Gli uffici di Vogue furono distrutti dalla Luftwaffe, ma fu anche cancellato il quartier generale del magazine a Londra, dove si trovavano più di un milione di modelli di maglieria

Lee Miller

Nel frattempo, con le forze naziste che marciano attraverso l'Europa, Audrey Withers inizia a trasformare le pagine di Vogue - in una guida per lettrici donne, chiamate "soldati senza pistole" su come supportare la causa degli alleati. Tutte sono incoraggiate a fare la loro parte. "L'anno scorso le donne organizzavano la vita domestica. Quest'anno gestiscono mense, associazioni di volontariato, unità dell'esercito - danno e prendono ordini. L'anno scorso il tempo non era un problema: questa settimana, la prossima, un giorno... Quest'anno il tempo è fondamentale." Con l'incoraggiamento di Vogue, il pubblico femminile ha lavorato nelle fabbriche di munizioni, ha gestito radio e centralini, ha prestato servizio volontario alla Croce Rossa, ha guidato le ambulanze di Londra e ha gestito le cucine di campo d'emergenza. “Guardate le donne... lavorano di notte, efficientemente, di nascosto, in condizioni di guerra, cucinando centinaia di pasti, costruendo forni di fango, argilla e latta riciclata”. Scrive Vogue elogiandole. "Imparano come chiudere i loro forni, come costruire fuochi che non propaghino fumo rivelatore."

Quando Re Giorgio nominò la principessa Elisabetta Colonello Onorario delle Guardie dei Granatieri nel 1942, lei diventò la prima donna colonnello della storia

Cecil Beaton

Altrettanto meritevoli di elogi sono, certamente, quelle donne che si uniscono ai servizi militari. Ci sono quelle nel Servizio Territoriale Ausiliario (ATS), che presidiano i depositi di armi la notte, quelle della Royal Naval Service Femminile (Wren) - tra cui la Duchessa del Kent - le ausiliarie delle forze aeree (WAAF) e le ragazze dell'organizzazione civile Air Transport Auxiliary (ATA), che pilotano gli aerei Spitfire, i bombardieri e gli Hurricane. Persino la principessa Elisabetta presta servizio come Colonnello onorario del reggimento di fanteria delle Grenadier Guards, e Whiters commissiona un ritratto della futura regina con una spilla di diamanti che imita il distintivo del reggimento nel 1943. Anche nelle campagne, la Women's Land Army, costituita da migliaia di donne, si fa carico della responsabilità di tutta la produzione agricola d'Inghilterra. L'ampia maggioranza delle grandi tenute è stata convertita a uso pubblico - con aristocratici che piantano verdure al posto di rose e siepi. In un servizio speciale del 1941, Vogue segue Lady Diana Cooper, la grande socialite dell'epoca, mentre munge la sua mucca di razza Jersey, di nome Princess, raccoglie le uova delle sue galline, e fa il fieno nel suo terreno di 12.000 metri quadri.

"L'attività corretta di una rivista è quella di riflettere la vita dei suoi tempi", ha scritto Withers nel suo libro di memorie. "In tempo di guerra, dovevamo denunciare la guerra e Lee Miller sembrava nata proprio per fare questo per noi”.

Lee Miller

Sulle pagine della sua rivista Withers rende merito anche alle giornaliste. È noto, per esempio, l'invio al fronte, come corrispondente di guerra per Vogue, della modella americana Lee Miller. Da lì la scrittrice e fotografa trasmette reportage sull'assedio di St Malo, la liberazione di Parigi e - più notoriamente - la morte di Hitler. Oltre a dare rilievo ai suoi articoli, che Withers edita personalmente, Vogue elogia chi fa lo stesso lavoro sul fronte interno. Un servizio dell'edizione del marzo 1944, intitolato News Makers and News Breakers”, celebra le politiche e le reporter: "Queste donne sono la notizia. Due di loro - l'ufficiale di un esercito femminile e una segretaria parlamentare - contribuiscono a farle. Le altre a registrarle; ma con un successo così sensazionale che, diffondendo le notizie, sono diventate una Notizia loro stesse". Chi c'è tra le donne incluse nel pezzo? Il colonnello Hobby, direttrice dei Women’s Army Auxiliary Corps americani, la giornalista radiofonica Barbara Ward, Florence Horsburgh MP, segretaria del Ministero della Salute, e la allora signora Hemingway, Martha Gellhorn. "Sposata allo scrittore dal 1940, è una giornalista da quando aveva 19 anni", dice la didascalia di Vogue della foto che la ritrae alla scrivania.

Per uno dei primi numeri di Withers, Cecil Beaton fotografò le modelle che vestivano le nuove collezioni davanti ai Manifesti del Governo

Cecil Beaton

Naturalmente, Vogue ha continuato anche a dare consigli di moda - insegnando alle donne come ottenere il massimo da quel che si trova, nonostante il razionamento dei vestiti iniziato nel giugno 1941. Se all'inizio della guerra Vogue ha affermato di "deplorare le giovani donne che prendono la guerra come una scusa per smettere di acconciarsi i capelli e andarsene in giro trascurate", i toni cambiano presto e si orientano subito verso una filosofia del rammendo e del riciclo. Vestiti al ginocchio abbinati a scarpe con la suola di legno diventano un'uniforme per molte. Con toni decisamente più allegri, Vogue dichiara: "Le restrizioni nell'abbigliamento non fanno che eliminare il superfluo. Il procedere della guerra ha reso necessario proibire tutti i materiali e il lavoro superflui... La moda sta subendo un corso obbligatorio di alleggerimento e semplificazione". Questo, spiegano i redattori, può solo far bene. "Sottrazione, non addizione, è la prima regola della moda." Withers addirittura consiglia la Camera di commercio su una gamma di abiti utili - mettendola in contatto con stilisti celebri come Hardy Amies e mostrando i risultati sulle pagine di Vogue. "Tramite l'assoluta abilità nel taglio, il totale interesse nel tessuto, loro possono trasformare restrizioni negative in trionfi positivi" scrive la rivista in un tentativo di conquistare le lettrici con quegli abiti austeri.

"Volevo da tempo che Cecil Beaton facesse la fotografia di una ragazza smart su uno sfondo del genere, poiché pensavo che ciò avrebbe mostrato in modo drammatico come sia possibile per tutto il mondo di Vogue continuare anche in mezzo a un tale disastro", ha scritto Withers su un appunto relativo a questo iconico ritratto di Beaton.

Cecil Beaton

Withers, semplicemente, si rifiuta di accettare il fatto che la moda smetta di essere importante. In un famoso scatto, Cecil Beaton ha immortalato la modella Elizabeth Cowell in piedi tra le macerie dopo una notte di bombardamenti particolarmente devastanti, nel 1941. Cosa c'è scritto di fianco alle foto? "Dicono che ora l'oca della moda sia ben cotta, in attesa del burro migliore. Ma la moda è indistruttibile e sopravvivrà anche ai buoni per la margarina... Non si può razionare lo stile". Comunque, anche al culmine della guerra, l'industria continua a combattere meglio che può a Londra - dando rifugio a molti stilisti che sono scappati da Parigi. "Quando le sirene suonavano a Mayfair, spesso trovavano i couturier nel mezzo di complicati fitting", scrive Vogue a bombardamenti conclusi. "Captain Molyneux, con decine di spilli tra le labbra, chiedeva alla sua modella: 'Vuoi andare nel rifugio?' e Sheila Wetton, oggi capo redattrice di moda a Vogue, scuoteva la testa diligentemente. Alla John Lewis i fitting proseguivano nei rifugi..."

Vogue condivide i suoi obiettivi per il 1943 in uno schema grafico

Vogue dispensa consigli pratici su qualunque tema legato alla moda e alla bellezza. La rivista suggerisce acconciature alternative, dal momento che le ragazze sono obbligate a girare "senza cappello" e lunghe ciocche corrono il rischio di impigliarsi nell'attrezzatura da fabbrica, fornisce istruzioni step-by-step per modificare secondo la moda dell'anno in corso gli abiti dell'anno precedente, propone trucchi cremosi e calzini in alternativa delle calze di nylon, e da suggerimenti su come combattere gli effetti della guerra sulla pelle. "La signorina Lily Ehrenfeld lavora dalle 8 alle 20, cinque giorni la settimana, in una fabbrica di munizioni", esordisce un notevole editoriale, prima di elencare le soluzioni cosmetiche per i problemi delle mani "coperte tutto il giorno di grasso e sudiciume" ("La notte dipinge le unghie con tintura di iodio bianca per irrobustirle") e dando consigli posturali per chi sta in piedi tutto il giorno. Il razionamento dei cosmetici è gestito con la stessa pacatezza. "Oggi vuoi apparire come qualcuno che pensa più a quello che deve affrontare che al viso e più a quello che può fare che alla figura", annuncia Vogue nell'edizione dell'agosto 1942.

"Ho visto la guerra finire con un pennacchio di fumo che si alzava dai resti della ritirata di Hitler". Così Miller scrisse sulla rivista prima del famoso numero dal titolo “Pace e Ricostruzione”.

James de Holden Stone

Ora dell'armistizio, il 2 settembre 1945, Withers ha contribuito a incoraggiare una generazione di donne indipendenti. Sceglie una copertina con un cielo azzurro per l'edizione dell'ottobre 1945, consacrata a "Pace e Ricostruzione" - un momento stranamente agrodolce per quelle donne che si erano abituate a una vita libera dalle restrizioni patriarcali. Withers sarà stata entusiasta di celebrare il ritorno alla pace - ma non abbasserà mai la guardia per quanto riguarda la causa femminista, men che meno nei suoi restanti 15 anni di direzione. "E ora dove andranno - le donne soldato e tutte le altre che, senza il glamour della divisa, hanno fatto code su code e si sono arrangiate, e hanno mandato avanti fabbriche, case e uffici?", scrive Vogue poco dopo l'armistizio. "Abbiamo avuto più di una prova del loro valore: della loro forza quando si richiedeva resistenza, della loro discrezione quando si richiedeva il silenzio, del loro tatto, del loro senso dell'umorismo, della coscienza collettiva, della costanza, della sottomissione alla disciplina, del loro potere sulle macchine... tutte cose che agli uomini piace pensare che le donne non possano essere o fare... Quanto passerà prima che una nazione grata (o, comunque, gli uomini di una nazione) dimentichi cosa hanno realizzato le donne quando il paese aveva bisogno di loro? È compito di tutte le donne vegliare per evitare una regressione - che si vada avanti esattamente a partire da qui."

Il libro Dressed for War di Julie Summers è per ora disponibile solo in lingua inglese.

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su British Vogue