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Cashmere: la guida definitiva di Vogue alla fibra tessile più lussuosa del mondo

Morbido, caldo, prezioso: il cashmere ha un fascino ineguagliabile. Ecco una guida per conoscerlo, acquistarlo e prendersene cura
gigi hadid
@guestinresidence photo by Quentin De Briey
Il cashmere è universalmente riconosciuto come la quintessenza del lusso, quando si tratta di materiali per l'industria tessile.

Chi non ha mai sognato di avvolgersi in un maglione di cashmere? Di apprezzarne la “mano” morbida, il calore avvolgente, l'effetto cocoon? Ecco la guida di Vogue con tutto quello che dovete sapere sul cashmere. Per esempio, sapete che non è una pecora a produrre il prezioso vello? E che ci vuole il cashmere prodotto da tre animali per produrre una sciarpa? E poi: come lavare il vostro amato maglione di cashmere perché duri a lungo?

Che cos'è il cashmere e che differenza c'è con la lana?

Partiamo dalla base: il cashmere (grafia all'inglese, o cachemire, alla francese, quasi mai  cascimirra, come sarebbe la traduzione in italiano) è una preziosa fibra tessile che proviene dalle capre e non dalle pecore, dalle quali proviene la lana. Si tratta di una fibra tessile  prodotta da animali allevati in zone molto fredde, con importanti escursioni termiche, che presentano quindi un doppio mantello:  un vello primario che si chiama giarra e che è composto da peli resistenti alla pioggia e un vello secondario chiamato duvet e caratterizzato da peli più corti ma caldissimi e morbidi. È questa parte preziosa quella utilizzata nell'industria tessile per i preziosi maglioni che sogniamo tutto l'inverno. Il fatto che si tratti del vello secondario e inferiore caratterizza anche il lavoro degli allevatori distinguendolo da quello degli allevatori di pecore da lana: le capre cashmere, infatti, non vengono tosate come le pecore ma il pelo viene raccolto pettinando le capre.

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Da dove proviene il cashmere?

È il nome stesso originario del vello di queste capre a svelarne l'origine: il nome, infatti, deriva dall’antica grafia Kashmir, regione dell’India settentrionale dove ha avuto origine la sua produzione. Ora la maggior parte del cashmere mondiale viene “raccolto” (ovvero vengono pettinate le capre per ottenere il vello più morbido) sugli altopiani in Mongolia Interna, Cina del Nord, Iran e Afghanistan: tutti posti dove i climi sono rigidi, con temperature che scendono anche 40 gradi sotto lo zero e le escursioni termiche forti, cosicché per proteggersi gli animali sviluppano il prezioso e morbido vello. Il vello della Capra Hyrcus - così è chiamata in zootecnia la capra da cashmere - è apprezzato dall'uomo dall'antichità: già nel XIII secolo sembra che Marco Polo parlasse di pastori capaci di addomesticare capre per produrre capi in maglieria

Getty Images

Come si passa dal vello al filato di cashmere?

Quando in primavera le capre vivono la stagione della muta e cambiano il pelo, gli allevatori le “pettinano” a mano raccogliendo il sottovello più morbido che viene poi separato dagli eventuali peli di giarra presenti con una lavorazione particolare che si chiama egiarratura, che serve anche a eliminare foglie, rametti e altre impurità che si attaccano al pelo. Le fibre vengono poi suddivise per lunghezza e colore. Le tonalitàpresenti sono diversi e comprendono beige, grigio, grezzo o marrone (ma ci sono anche fili rossi naturali) in base all'animale da cui si distinguono e, ovviamente, mantenendo il materiale nel colore naturale si conserva ancora di più la morbidezza perché le tinture possono avere sulla morbidezza del capo. Un consiglio condiviso da chi produce filati? Più i maglioni hanno colori naturali o chiari, meno si rischia di acquistare un maglione ritinto (dal momento che il colore nero copre qualsiasi altro tono, ovviamente, in caso di errori di tintura si procede con tonalità scure). Tornando alle fibre: dopo la pulizia le fibre vengono filate, ovvero vengono torte insieme in modo da ottenere i filati cardati o pettinati. I primi sono prodotti con fibre più corte e hanno un effetto più peloso, i secondi sono più sottili e prodotti da fibre più lunghe: per i maglioni, di solito vengono utilizzati i filati cardati.

Foto di Johnstons of Elgin su Unsplash

Quali sono le proprietà del cashmere e perché è così costoso?

Sono le fibre del cashmere a renderlo così caldo, perché ha un potere isolante 10 volte maggiore rispetto a quello della lana grazie a una naturale camera d'aria, ma allo stesso tempo sono molto leggere. Basti pensare che il diametro di un filo di cashmere infatti, corrisponde a 1/10 del diametro di un capello umano quindi occorre il vello di circa tre capre per produrre una sciarpa soltanto. Il vero cashmere è costoso perché è una fibra preziosa, ottenuta da animali che vivono in zone remote del mondo, ne producono ciascuna al massimo 100 grammi e lavorarla è complesso. 

Come riconoscere un maglione di cashmere?

Sarà il vostro tatto a riconoscere un maglione di cashmere: morbido e “coccoloso”, è un vero piacere da sfiorare, soprattutto se scegliete una maglia in filato cardato. Più di tutto, è importante leggere l'etichetta, perché molti capi in vendita non sono 100% cashmere ma filati in mischia, ove la preziosa fibra è però mescolata ad altre, con caratteristiche differenti. Una mischia “vincente” per un bell'effetto è quella con la seta, perché il risultato finale sarà al tempo stesso lucido e morbido al tatto. Spesso il cashmere è mescolato alla lana, più resistente e facile da mantenere, oltre che più economico. Bisogna invece storcere il naso quando, leggendo l'etichetta, si vedono percentuali basse di cashmere rispetto alle altre fibre: le caratteristiche preziose della fibra perdono di valore se è il 5% di un filato, ad esempio. No assoluto ai capi ove la composizione è in percentuali crescenti, perché è fuorilegge. Ovvero: per legge (l'allegato I del Regolamento dell'Unione Europea n. 1007/2011), i materiali che compongono un capo devono essere indicati sulle etichette “in lingua italiana, per esteso (non sono ammesse sigle o abbreviazioni), con caratteri tipografici leggibili e chiaramente visibili e in ordine decrescente di peso”. Quindi se vedete su una etichetta 5% cashmere e 95% poliestere, diffidate, perché il produttore ha scelto di ingolosirvi presentando come primo componente il più prezioso.

Come prendersi cura di un maglione di cashmere?

La straordinaria morbidezza del cashmere si accompagna, purtroppo, a una insita delicatezza: per avere un maglione che rimane bello nel tempo, è necessario lavarlo con cura. Non è una fibra che teme l'acqua quindi non lavatelo a secco - a meno che non lo richieda l'etichetta a causa di decorazioni o accessori che lo richiedano - ma usate acqua fredda e poco sapone neutro. Potete lavarlo a mano lasciandolo in ammollo poco tempo e senza mescolare i colori, oppure in lavatrice, ma usando un programma delicato e breve. Perché il maglione mantenga le caratteristiche con cui lo avete comprato, una fase importante è l'asciugatura: i capi in cashmere vanno avvolti in un telo e appoggiati orizzontalmente perché si asciughino senza perdere la forma. 

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