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Maty Fall, intervista esclusiva ad uno dei volti della moda italiana

A Dakar, dove la mamma cuciva vestiti, lei bambina li indossava, metteva le scarpe col tacco e, senza farsi vedere, sfilava. Oggi, che è stata in passerella per Valentino e sulla copertina di Vogue Italia, vive vicino a Vicenza. È diventata cittadina italiana. Ma ragionare di confini, e passaporti e nazionalità, per la sua generazione non ha alcun senso: il loro futuro è già molto più lontano
Maty Fall by Paolo Roversi Vogue Italia febbraio 2020
Abito di lino MIU MIU; headpiece IBKAMARASTUDIOS. Orecchini VALENTINO GARAVANI. Styling Ibrahim Kamara. Foto Paolo Roversi.Paolo Roversi

Maty Fall, intervista esclusiva alla modella senegalese che è diventata un nuovo volto della moda italiana e che abbiamo visto su tutte le passerelle di Milano Fashion Week e Parigi Fashion Week

Ouest Foire, appena fuori Dakar, Senegal. Una casa bianca di tre piani in mezzo ad altre bianche. L’Oceano è lì vicino, rumoroso; non si vede niente dall’altra parte, si arriverebbe in America. Maty non sa nuotare. Ma il pomeriggio le piace andare in spiaggia, in mezzo alla gente che “ti vende di tutto”, a mangiare pesce fritto dalle bancarelle, appena pescato. Papà torna una volta all’anno dall’Italia; lavora in Veneto in un’azienda conciaria nella zona di Arzignano, tratta le pelli più lussuose. Mamma Fatou, invece, vive con lei, suo fratello e le tre sorelle. Ha un negozio vicino a casa dove vende i vestiti che cuce; è una sarta, e Maty Fall sin da quando è bambina indossa quegli abiti, le piace sentirseli addosso, provarli, le piace guardarsi, le piace che la guardino gli altri. «Mettevo scarpe enormi con un tacco bassissimo, senza farmi vedere, e sfilavo».

Maty sta andando a Parigi, deve farsi fotografare per la copertina di Vogue Italia. Mi aspetta nella hall di un hotel a Padova, guarda il cellulare, ascolta della musica, ma appena mi vede scatta in piedi, si toglie le cuffiette («non mi piace la trap»). Ha un paio di sneakers, jeans, una felpa («adoro le felpe da maschio»). Ha gambe magre, trecce nei capelli, è subito bella, è limpida e ironica. «Sono un disastro in tutto, ballo e canto male, l’unica cosa che so fare bene è dormire», dice, ma non lo pensa. Ha l’umiltà educata che dà l’esperienza di una famiglia numerosa, il fatto che «con mamma Fatou è impossibile montarsi la testa, quella se spendi ti toglie il bancomat». Partirà dal Marco Polo di Venezia tra un paio d’ore, è felice perché gli aeroporti sono i suoi “posti preferiti”; le piace guardare gli scaffali, attendere, prendere qualcosa al bar, imbarcarsi, decollare. 

Abito camicia di cotone con dettagli volume couture VALENTINO. Orecchini in oro rosa, bracciali e anello in oro rosa con diamanti bianchi, tutto collezione Fantina POMELLATO. Artwork Daniele Veronesi. Styling Ibrahim Kamara. Foto Paolo Roversi.

Paolo Roversi

Da quando è arrivata in Italia, in aereo nove anni fa, la sua vita è cambiata. Un altro paese, un’altra lingua, una casa diversa, un mondo nuovo da affrontare. Ma la sua vita è cambiata anche a maggio, quando è diventata maggiorenne e sua mamma, che doveva andare a Milano per rinnovare il passaporto, ha finalmente accettato di portarla all’agenzia Img. Da quel momento, è un volto nuovo, bellissimo, della moda, dell’Italia. «A scuola vado un po’ peggio, mi spiace soprattutto per matematica». Vive a Chiampo, vicino a dove lavora il padre, provincia di Vicenza aspra e ricca, stretta sotto le montagne, sotto le storie leggendarie della Prima guerra mondiale. Frequenta il liceo linguistico, parla quattro lingue. Il suo italiano ha un irresistibile ingrediente francese, la “r” moscia, e un’eco di dialetto vicentino, la “e” aperta, generosa, qualche volta inaspettata. Le piacciono le parole, i libri, le cose da leggere, ma «non sono una poetessa; la mia amica Chiara lo è». Dice, ma forse si sbaglia. Quando si è innamorata di un ragazzo, Maty ha chiesto a Chiara di scrivere al suo posto un biglietto d’amore, e lei ha scritto: «Il tuo collo è così grande che sembra un tronco d’albero, vorrei costruirci una casetta». Gliel’ha mandato, ma non è andata a finire bene, almeno per il momento, e non mi meraviglio. Non si meraviglia neanche lei: «È stato un trash assurdo», dice ridendo. E mi dice che le piacciono gli uomini alti, con gli occhi «del colore che vogliono».

Sorride spesso, ride anche. Muove molto le mani, quando parla, si ferma, ascolta, i suoi pensieri vanno veloci. «Faccio continuamente gaffe», aggiunge, «perché non so tenermi dentro quello che penso. E poi un’altra cosa che faccio sempre è indicare le persone». Maty ordina dell’acqua – «mi basta» –, beve qualche sorso quando smette di parlare, senza fretta, e sembra felice, davvero, di quella felicità che sai di avere, che nessuno può portarti via, che chissà cosa succederà. «Le prime volte che ho fatto sfilate mi sembrava che tutte fossero molto più belle di me, mi domandavo che cosa ci facevo io con loro. Però mi diverto. Mi piace tutto. Mi piace essere fotografata. Mi piace quello che c’è prima, farmi truccare, farmi le unghie, parlare con le persone che poi non vedo più. Mi piace prima di entrare, lì dove c’è il buffet, mi piace poter mangiare tutto quello che voglio». Ha la spontaneità, la naturalezza protetta dai diciott’anni, Maty. E così può dire che il momento peggiore della sua vita è stato quando «è morto Derek Shepherd in Grey’s Anatomy» e che la cosa che le fa più paura «sono i serpenti. Ne ho visto uno al mercato di Valdagno, in una teca, e uno morto vicino a casa. Ma a mia mamma piacciono». E può dire che la cosa più folle che ha mai fatto è stata «entrare in un supermercato con un astuccio al guinzaglio al posto di un cane, visto che mamma Fatou non vuole prendermene uno. Per fortuna almeno un signore non mi ha guardato come una stupida ma ha fatto finta di salutarlo». In quel supermercato succedono storie. È un Famila che sta vicino a scuola. «Il giorno che esco alle 11.45, fino all’arrivo della corriera delle 12.34 non c’è niente da fare, quindi spesso vado lì con le amiche». E allora me le immagino, queste ragazzine in giro per gli scaffali a perdersi fra trucchi e merendine, che ridono, che parlano di ragazzi («quello che mi piace adesso l’abbiamo soprannominato tappeto, per non farci scoprire. Tappeto perché ha le ciglia giganti, ma in realtà non così giganti»). Che si prendono in giro, che organizzano per la serata, che si immaginano cosa diventeranno. Non solo. Con la forza dell’adolescenza, generano mondi che non ci sono, che vorrebbero. Mondi lontani; Settimana della Moda e figli piccoli, avventure d’amore e Medioevo: «Una volta abbiamo preso i carrelli, e dei bastoni per le scope, e ci è sembrato di essere dei cavalieri».

La fantasia porta Maty lontano, unisce l’Africa e l’Italia, il passato e il futuro, le sfilate (Pierpaolo Piccioli le ha fatto chiudere lo show di Valentino a Parigi, lo scorso ottobre) e le sfide alla Wii del sabato sera («perdo sempre»). Vorrebbe vivere in una città, per un po’ di tempo, «in un loft», magari a New York, e poi però ritirarsi in campagna, «con tre cavalli, un cane e forse anche un gatto». Vorrebbe viaggiare sempre. Andare a Bali, ad Amsterdam, andare a Nord per vedere l’aurora boreale. «Vorrei andare in Australia, ma lì ci sono i serpenti». Se non parla dei suoi amici, parla della sua famiglia; Cheikh, il maschio, che ha quasi trent’anni, lavora e che «speriamo si sposi presto», le sorelle, le feste per il Ramadan, le nonne. Ha una radice forte, come un albero già cresciuto. Da quattro anni non torna in Senegal, ci tornerà presto. Senza nostalgia, senza forzature, senza pensarci troppo. In Italia si trova bene, ormai ha la cittadinanza; non si è mai sentita a disagio, ogni domanda in merito le sembra strana. E questa è l’impressione che mi dà: il futuro è suo, senza dubbio. Guarda l’orologio, l’aereo decollerà in un paio d’ore, le domande sono state tante, «questa è la prima intervista», mi dice un po’ orgogliosa. Le avanza mezza bottiglietta d’acqua, la prende con sé, «me la berrò in aeroporto», dice. Andiamo verso la porta, l’autista la aspetta, mi viene in mente un’ultima domanda, le chiedo cosa pensa delle modelle, come sono. Riflette un po’, fa un’espressione buffa. «Non mi sembravano molto interessanti all’inizio. Poi ho cominciato a conoscerle. Finché non ne ho capito la storia, a me le modelle sono sempre sembrate tutte uguali».

Maty Fall Diba, 18 anni. La modella di origine senegalese, ora italiana, vive a Chiampo, in provincia di Vicenza. L’agenzia Img Models l’ha arruolata nel maggio 2019 subito dopo averla vista. Pier Paolo Piccioli l’ha scelta per chiudere lo show di Valentino P/E 2020.

In apertura: abito di lino MIU MIU; headpiece IBKAMARASTUDIOS. Orecchini VALENTINO GARAVANI. Styling Ibrahim Kamara. Foto Paolo Roversi.