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Riciclo abiti usati, vi siete mai chiesti come funziona? La risposta nella Giornata Mondiale del Riciclo

Come dare nuova vita ai vestiti che non piacciono più? Come trasformarli in perle vintage o materie prime da capolavori upcycling?
riciclo abiti usati
Foto di Marc Hibbert/Vogue Italia Dicembre 2022

Cosa funziona il riciclo degli abiti usati? Possono essere recuperati e riutilizzati, ma possono anche diventare preziosa materia prima per le creazioni upcycling: ecco come mettere in pratica ciò che è anche un obbligo di legge

Il 18 marzo si celebra la Giornata Mondiale del Riciclo e il tema dell'edizione 2024 è #RecyclingHeroes. Come la moda può dimostrare il suo impegno e come possiamo tutti diventare degli eroi del riciclo? Secondo i dati della Ellen McArthur Foundation, purtroppo, solo l'1% degli abiti usati vengono riciclati mentre un 12% viene riciclato ma in oggetti di minor valore aggiunto rispetto agli abiti, quali per esempio le imbottiture. La strada è chiaramente molto lunga, ma ciascuno di noi può avere un impatto lavorando sulle proprie abitudini. Per fortuna vi sono brand, come Freitag, che hanno trovato il modo di valorizzare i materiali di riciclo in accessori di design e oggi, a 31 anni dalla fondazione del brand, le borse e gli zaini creati riciclando i teloni dei camion sono oggetti considerati davvero iconici.

«Pensare alle risorse, non ai rifiuti» è il mantra della Global Recycling Foundation: ecco come metterlo in pratica e come scoprire dove finiscono i capi e gli accessori che destiniamo al riciclo.

I vestiti usati come risorsa

La moda guarda sempre di più alla circolarità come risposta alla sovrapproduzione di vestiti e accessori e dal 1 gennaio 2022 in Italia vige l’obbligo di raccogliere separatamente i rifiuti tessili, mentre a livello europeo, la raccolta differenziata di questa tipologia di rifiuto diventerà obbligatoria entro il 2025. Siamo onesti: quanti capi e accessori nel nostro armadio non vengono utilizzati da stagioni? È il momento di dare loro una nuova vita attraverso il decluttering e l'upcycling, considerando che - se ben gestiti - i nostri capi usati possono diventare una risorsa invece di un rifiuto, grazie al lavoro di realtà come Humana People to People Italia.

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I numeri dei rifiuti tessili

Secondo le stime di Ispra, l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, il 5,7% dei rifiuti indifferenziati è composto da rifiuti tessili: 663mila tonnellate all'anno di materiale che potrebbero essere, in grande parte, riutilizzate o riciclate. Oggi, secondo Ispra, la media nazionale pro capite di raccolta di rifiuti tessili è di 2,6 chili per abitante; al Nord si raggiunge la quota di 2,88, al Centro di 2,95 kg, quantità che si abbassa a due chilogrammi al Sud. Con la nuova legge i numeri sono destinati a cambiare, anche perché oltre agli indumenti andranno obbligatoriamente riciclati asciugamani, tessili per la casa e tutto quanto prodotto usando fibre naturali e non. Un impegno cui vale la pena dedicarsi, perché secondo il rapporto Global fashion agenda, “Scaling circularity”, investire nelle tecnologie per il riciclo del tessile garantirebbe di gestire l’80% dei materiali tessili, pre e post consumo, ed il 75% di quanto riciclato rimarrebbe nel sistema tessile.

Il modo di recuperare correttamente e in modo virtuoso gli abiti c'è e lo testimoniano, sempre in tema numeri, quelli di Humana Italia, leader nel settore della raccolta, selezione e vendita di indumenti usati nel Paese che, con oltre 5.000 contenitori stradali, 5 impianti di stoccaggio, 1 impianto semi-automatico di selezione inaugurato da poco, 14 negozi e numerose collaborazioni con aziende del settore abbigliamento, raccoglie ogni anno circa 21 milioni di chili di abiti all'anno.

Di questi, il 65,1% viene riutilizzato: questo ha permesso in 25 anni di evitare l'emissione di oltre 1,4 miliardi di chili di COշ e di risparmiare più di 2 miliardi di litri di acqua. Non solo: con la vendita degli abiti in buono stato, vengono sostenuti i progetti di sviluppo che i 29 membri della Federazione Humana People to People nel mondo. Nel 2022, la raccolta di abiti usati realizzata da Humana nel mondo ha permesso di finanziare 1.410 progetti di sviluppo nel mondo, a beneficio di 16,3 milioni di persone, garantendo in tal modo interventi di lunga durata, caratterizzati da grande stabilità economica.

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Come riciclare i vestiti?

Un ultimo numero, ma di grande impatto: il riutilizzo di un capo ha un impatto ambientale 70 volte inferiore rispetto a quello generato dalla produzione di nuovi capi, come dimostra uno studio recente compiuto da EuRIC (Federazione Europea delle Industrie di Riciclo) sull'analisi LCA della gestione dei capi usati in Europa.

Dare nuova vita ai vestiti che non usiamo più è sempre più semplice anche in negozio, perché varie catene organizzano dei punti di raccolta degli indumenti smessi. H&M, Zara, OVS (che collabora proprio con Humana) sono solo alcuni dei nomi di realtà che puntano sulla circolarità, mentre stagionalmente brand come Calzedonia propongono la raccolta di costumi dismessi. In cambio, le grandi catene spesso offrono uno sconto per un nuovo acquisto.

Lo smistamento dei capi

La maggior parte dei capi che ricicliamo, però, passano attraverso i cassonetti disseminati in città. Come avviare al riuso, quindi, i capi? Ecco tre tips per facilitare il lavoro di Humana Italia e delle altre associazioni che si occupano del recupero e in seconda battuta del riciclo:

  1. Il cambio armadi dovrebbe essere dilazionato, ovvero: dal momento che i capi rimasti imballati nei sacchi si “guastano” perché sono deperibili, è importante non intasare i cassonetti - e di conseguenza tutti gli step successivi del percorso - nelle stesse settimane. Il consiglio è quindi quello di provare per quanto possibile a fare il cambio armadi in più tappe e cercare di riciclare diversamente alcuni capi, verificando magari tra amici e parenti se qualcuno è interessato a uno scambio o a un regalo.
  2. I capi vanno infilati nei cassonetti dentro a sacchetti chiusi perché possano essere protetti dalla pioggia e da eventuali altre occasioni di sporcarsi
  3. I capi vanno destinati al riciclo in buono stato e puliti: capi macchiati, maleodoranti e rovinati non saranno riciclabili. Ecco perché è giusto trovare spazio nel bucato del giorno anche per ciò che verrà donato, nonostante poi i capi saranno disinfettati prima della rivendita.
  4. Un consiglio specifico per le sneakers e tutte le scarpe che hanno i lacci: legateli tra di loro saldamente, perché una scarpa da sola non può essere rivenduta né recuperata in nessun modo e deve essere smaltita. Ce lo aveva consigliato anche Helen Kirkum, esperta di upcycling di scarpe da ginnastica.

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Cosa succede agli abiti che infiliamo nei cassonetti del recupero?

Aziende e realtà come Humana raccolgono con costanza gli abiti dai cassonetti Nel 2022 Humana Italia ha raccolto 21.529.777 chili di abiti usati inseriti dai cittadini nei contenitori stradali dell’organizzazione, che si trovano in oltre 1.200 comuni italiani. Qui personale di Humana procede alla raccolta degli abiti con un sistema misurabile tracciabile che permette massima trasparenza; gli abiti sono quindi portati negli impianti di stoccaggio sul territorio o direttamente in quello di Pregnana Milanese, dove si svolge l’attività di smistamento.

La sede di Pregnana Milanese di Humana

La prima fase dello smistamento ora è automatizzata, ma il processo vede ancora molto importante l'occhio e l'esperienza degli addetti per suddividere la raccolta in 25 macro-categorie di prodotto fino ad arrivare a circa 80 sotto-categorie: il 67,5% è destinato al riutilizzo come vestito; il 25,5% circa è riciclato per recuperare le fibre e una piccola parte (7%) è destinata al recupero energetico. Nel tempo - come ci ha raccontato una addetta allo smistamento che lavora da tanti anni per Humana Italia - i capi anni 50 e 60 hanno ceduto il posto a capi anni 80, riflesso dei gusti delle persone oltre che del passare del tempo e dell'evolversi dei trend nel gusto.

La sede di Pregnana Milanese di Humana

Come vengono suddivisi i vestiti destinati al riciclo?

L'obiettivo dei selezionatori è che nulla venga sprecato e che ogni capo venga valorizzato in base alle sue caratteristiche: se numerosi vestiti estivi vengono inviati alle consociate di Humana in Africa per sostenere i progetti umanitari attivi in loco attraverso il dono a chi ne ha bisogno o attraverso la vendita a prezzi calmierati per sostenere le attività sul territorio. I vestiti invernali e una parte dei vestiti estivi, invece, sono venduti nei negozi solidali di Humana in Italia e in Europa, mentre i capi che sono rovinati o non possono essere rivenduti così come sono vengono venduti ad aziende specializzate nel loro riciclo. Lo step successivo per i capi in buono stato è…la vetrina. La rete di negozi Humana in Italia è composta da quindici negozi Vintage a Milano, Roma, Torino, Verona, Bologna e Firenze dove vengono qui vengono proposti capi, accessori e bijoux che spaziano dagli anni ’60 ai primi anni 2000 e da due negozi Humana People a Milano e Torino, che propongono capi second hand, alla moda e a prezzo contenuto. Qui è possibile trovare capi e accessori per tutta la famiglia, compresi i più piccoli. C'è poi la possibilità di acquistare direttamente sull'e-shop dedicato.

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Humana People

Il vintage e il pre-loved

Abbiamo visto in varie occasioni come anche sul red carpet di eventi come il Met Gala o gli Oscar vi sia posto per abiti pre-loved e vintage. Una buona opzione se avete abiti in buono e ottimo stato che non amate più, quindi, è venderli, anche attraverso le numerose (e comode) app dedicate. E poi ci sono progetti come Gucci Preloved, con cui la maison valorizza per prima i suoi accessori e capi usati.

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I materiali usati nella composizione dei tessuti fanno la differenza nel destino degli abiti riciclati

La fatica del riciclo abiti usati consiste nella separazione dei materiali in base alla composizione tessile, che ancora deve essere fatta per la maggior parte a mano perché il riciclaggio meccanico, che consiste nel tagliare e frantumare gli indumenti, spesso porta a una riduzione della qualità del materiale. Inoltre, capi che sono prodotti con fibre miste - ad esempio cotone e nylon - sono difficili da smaltire e recuperare, nonostante vi siano esperimenti innovativi e proposte interessanti come quelle di Re:lastane, uno dei progetti vincitori all'H&M Global Change Award 2022 che permette di riciclare indumenti ove elastan e poliestere siano in mischia.

La parola chiave quindi è circolarità fin dal design del capo, come proposto da progetti come The Jeans Redesign Project dedicato al mondo del denim del jeans, il capo più diffuso al mondo quindi dall'alto impatto sulla moda. Lo spiega anche Paul Dillinger che si occupa di innovazione e sostenibilità per Levi's.

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Una terza via: l'upcycling

Accanto alla vendita come capi vintage e al riciclo come materiali di recupero (e per combattere la quarta, triste via come oggetto da discarica, che abbiamo visto nel documentario Junk firmato da Matteo Ward e Will Media) vi è un'altra opportunità per i capi da riciclo e per i capi invenduti e consiste nel riutilizzo creativo come punto di partenza per altri capi e accessori. Negli spazi di D-house by DYLOAN, ad esempio, si vive da vicino un laboratorio per toccare da vicino come funzioni l'upcycling e come gli abiti dismessi possano diventare nuovi look. Perché riparare i capi e rinnovarli è un'attività rivoluzionaria e con un grande impatto: uno studio della Ellen Mac Arthur Foundation ha stimato infatti che, se ogni capo che possediamo fosse indossato mediamente il doppio delle volte, l’emissione di gas serra si ridurrebbe del 44%.

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