Così Yves Saint Laurent cambio la storia della moda e il guardaroba femminile
Gli abiti firmati Yves Saint Laurent portano un importante significato con sé, quello di sapere fare della moda un’arte. Acuto, elegante, indimenticabile, è lui l’artefice dello stile chic-moderno, riscrivendo così la storia couture e del prêt-à-porter. Non è un caso che gran parte di ciò che sfila oggi in passerella, Yves Saint Laurent lo aveva già immaginato, disegnato e realizzato.
Un bambino nervoso che cuce abiti per le bambole di carta
Nato il 1° agosto del 1936 a Orano, in Algeria, che all'epoca era sotto il dominio francese, Yves Henri Donat Mathieu Saint Laurent non ha mai avuto dubbi sul suo futuro perché ha coltivato la sua passione per la moda, nonché il suo talento, già nelle mura di casa, una villa sul Mediterraneo. A scuola viene bullizzato, per questo cresce nervoso e spesso si trova in compagnia delle sue sorelle minori, Michelle e Brigitte: insieme, aiutati con la loro mamma, inizia a creare bambole di carta e poi a confezionare i primi abiti.
L'incontro con Christian Dior e la nascita della label Yves Saint Laurent
All’età di 17 anni, sua madre lo porta a Parigi per un incontro con Michel de Brunhoff de Brunhoff, giornalista ed editor di Vogue Francia, nota per aver scoperto diversi giovani talenti (tra questi ci sarà anche Yves Saint Laurent). Viene infatto organizzato un appuntamento con Christian Dior “Dior mi ha affascinato - racconterà poi - “Non potevo parlare davanti a lui. Mi ha insegnato le basi della mia arte. Qualunque cosa dovesse succedere dopo, non ho mai dimenticato gli anni trascorsi al suo fianco.” Sotto la sua guida, lo stile di Saint Laurent ha continuato a maturare e ad avere ancora più attenzione, fino a prendere le redini della Maison francese con la precoce morte di Dior. È il 1958, ha solo 21 anni e si distingue per la collezione Trapezium. È pura rivoluzione, perché le gonne a corolla vengono sostituite dalle linee geometriche a trapezio: Yves ha colto, con la sua moda, la rivoluzione femminile che si stava per attuare.
Il 1960 è, però, un anno cruciale: viene chiamato per il servizio militare in Algeria e disegna la prima giacca di pelle couture per Dior. Entrambi i fatti lo porteranno a lasciare la maison ereditata, sostituito da un giovane (e più tradizionale) Marc Bohan, ex assistente di Christian Dior. La lontananza ma soprattutto quella giacca di non-tessuto diventano il motivo scatenante per la scissione: è troppo moderna, cita la cultura street biker e, per questo motivo, non piace all'alta società parigina. Con intraprendenza decide di far causa alla maison: vince la causa e, grazie all'incontro con Pierre Bergé, decide di presentare a Parigi la prima collezione sotto il suo nome, in rue Spontini, più di 60 anni fa (1962). Un successo suggellato dalla stampa, prima fra tutte Diana Vreeland di Vogue America.
Ama la cultura, l’arte e per questo negli abiti firmati Yves Saint Laurent troviamo i Balletti Russi, la pop-art, i quadri di Mondrian (memorabile l’abito in jersey del 1965 con il motivo cromatico del pittore olandese), le opere di Picasso e Proust. Importante fonte d’ispirazione è anche il Jardin Majorelle, il paradiso marocchino dove lo stilista ama rifugiarsi, definito da Yves e Pierre “un’oasi in cui i colori di Matisse si mescolano a quelli della natura”.
La sua grande capacità di previsione la troviamo, forse, in uno dei suoi "insuccessi", quando nel 1971 decide di presentare una collezione couture ispirata al guardaroba della sua amica Paloma Picasso, fatto per lo più di capi compranti al mercato delle pulci. In passerella sfilano abiti corti con profondo scollo a “V”, tailleur, zeppe e turbanti, abbinati a un trucco importante. La stampa e le clienti sono scioccate perché si trovano in passerella un chiaro riferimento alla moda anni Trenta e Quaranta, periodo che tutti volevano dimenticare. Con il senno di poi, questo sua retrospettiva storica, segnò il primo passo per lo stile retrò, che oggi trova consenso (e riflesso) anche tra le più giovani generazioni.
Le muse della moda firmata Yves Saint Laurent
Nella sua vita si circonda di modelle e indossatrici che subito diventano amiche e poi icone dello stile YSL.
Betty Catroux (in gallery con un abito in stile Safari), per affinità e gusto, era solita chiamarsi “la sorella di Yves”: alta, bionda e androgina, lo stesso anno che la incontrò, disegnò il primo (e celebre) smoking da donna.
Il modello divenne ancora più famoso quando Bianca Jagger lo indossò in versione white. Loulou de La Falaise aveva, invece, uno charme più bohémien e lavorò più anni al suo fianco, portandolo a riscoprire il colore e disegnando gioielli per la maison fino al 2002. Per Catherine Deneuve, icona della moda francese così come della femminilità, disegnò il trench vinilico che indossò nella pellicola Belle de Jour, mentre Laetitia Casta, ultima grande musa, sfilò per lui vestita solo di rose per la collezione Primavera Estate 1999, ricordando l'abito da sposa bikini del 1968. Fascino, glamour e sogno è solo l'ultima creazione dell'abito da sposa secondo la visione di Yves Saint Laurent.
Assolutamente moderno è il suo abito trasparente (il primo nella versione shirt dress), che rese le “free nipples” una moda, ancora prima di Instagram. Era il 1968.
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