È uscita la prima monografia di Steven Klein, perfetta per chi ama le fotografie di moda sensuali e inquietanti 

Appena pubblicata da Phaidon, raccoglie i servizi più iconici – tra cui i tanti scattati per Vogue – di un fotografo “troppo sovversivo per il mainstream”, come lo definì Alexander McQueen
Steven Klein esce la sua prima monografia ecco perch piacerà a chi ama la fotografia di moda

Esce la prima monografia di Steven Klein, che ha fatto la storia della fotografia anche su Vogue

Il fotografo-culto Steven Klein, durante quasi trent'anni di attività, ha ricoperto un ruolo pionieristico nella fotografia contemporanea, ridefinendo i canoni stilistici della fotografia di moda (e non solo) e arricchendo anche l'immaginario visivo di Vogue. Nel vasto atlante fotografico di Klein, gli editoriali Extraordinary Machines (2006) e Medical Mistakes (2008) sono esempi lucidi della sua personale, e talvolta perversa, percezione del bello. Gli scatti, tutti realizzati sotto la supervisione della stylist Phyllis Posnick, restituiscono un’inquietudine inesplorata, dettata da atmosfere sinistre a metà fra post-apocalisse e distopia. Lo stesso Alexander McQueen, ha definito il lavoro di Klein “troppo sovversivo per il mainstream”.

Making a Splash, Vogue, giugno 2005

Steven Klein, Courtesy of Phaidon

Le informazioni sul suo passato, così come la sua età, sono spesso molto vaghe e difficili da reperire. Secondo il New York Times, alcuni documenti pubblici attestano che avrebbe 67 anni e non 57, come Klein dichiara. La sua uniforme, composta da t-shirt nera e pantaloni neri con giacche, cinture e accessori in pelle, deve tanto all’immaginario gay leather documentato dai disegni dell'illustratore Tom of Finland e al lavoro di figure fondamentali come Kenneth Anger e Robert Mapplethorpe.

Medical Mistakes, Vogue, maggio 2008

Steven Klein, Courtesy of Phaidon

Nel corso della sua carriera Klein ha lavorato a campagne di marchi come Balenciaga, Gucci, Saint Laurent, Balmain, Louis Vuitton e Tom Ford, apparendo regolarmente su Vogue, Vogue Italia, Harper’s Bazaar, Interview e W magazine. Ha diretto i videoclip di popstar come Lady Gaga e Nicky Minaj e i suoi lavori sono stati esposti al Brooklyn Museum, alla galleria Deitch Projects e alla Gagosian Gallery di Beverly Hills. Naomi Campbell, Brad Pitt, Angelina Jolie, Kanye West, Kim Kardashian, Rihanna e Madonna, sono solo alcuni dei volti che compaiono negli scatti raccolti all’interno delle 464 pagine che compongono la monografia appena pubblicata da Phaidon e curata da Mark Holborn. 

Klein, dall'East Village ai servizi con Franca Sozzani

Nato a Cranston, nel Rhode Island, Klein si è sempre considerato un outsider. Durante la prima metà degli anni Settanta comincia a frequentare una delle prestigiose università dello Stato, la Rhode Island School of Design. Qui si avvicina per la prima volta al mondo della pittura, subendo le influenze di artisti come Pablo Picasso e Francis Bacon. Ha iniziato a fotografare con una Instamatic durante i primi anni dell’adolescenza, senza alcuna ambizione tecnica, spinto da una necessità quasi voyeuristica di documentare i luoghi che catturavano la sua attenzione. L’interesse di Klein per la fotografia cresce con la scoperta del lavoro di figure fondamentali come Richard Avedon, Guy Bourdin, Irving Penn e Helmut Newton.

Sul finire degli anni ’80 si trasferisce nell’East Village, a Manhattan, e comincia a frequentare club come il Pyramid o il Sound Factory, simboli dell’underground newyorkese, fondamentali per lo sviluppo della sua estetica. Di lì a poco inizia a collezionare le sue prime pubblicazioni di rilievo su magazine internazionali fra cui Vogue Italia, Harper’s Bazaar e Interview. Fu proprio Franca Sozzani di Vogue Italia ad affidare a Klein servizi in grado di esaltare lo straordinario impatto della sua visione.

Le foto di Madonna, Angelina Jolie e Brad Pitt, e la nuova mascolinità

Nel 2009 intraprende la terza collaborazione insieme a Madonna per la cover story Blame it on Rio su W magazine. Gli scatti la ritraggono nelle stanze di un hotel a Rio de Janeiro, a pochi mesi dal divorzio con il regista Guy Ritchie, circondata da giovani modelli impegnati a consolarla, sottolineando in maniera abbastanza eloquente non solo la fine del matrimonio della popstar, ma anche la costante ricerca di elementi della realtà a cui il fotografo possa fare riferimento per costruire la propria narrativa. La prima vera e propria collaborazione fra Klein e Madonna risale al 2002, con il progetto “X-STaTIC PRO=CeSS” pubblicato su W e fondamentale per comprendere a pieno il lavoro dell’artista. L’anno dopo la galleria Deitch Projects dedica una mostra omonima alla straordinaria produzione audiovisiva del duo artistico. La stessa Madonna ha reso omaggio al fotografo nell’edizione di novembre 2022 di Vanity Fair in onore della collaborazione di successo portata avanti nel tempo. Negli anni infatti, oltre ai numerosi progetti multimediali a cui hanno dato vita, inclusi i video del Re-Invention e del Confessions tour della popstar, fra i due è nato un sincero rapporto di amicizia dovuto all’interesse comune per le discipline spirituali e per l’equitazione, che praticano insieme a Bridgehampton, a New York, dove entrambi hanno delle proprietà.

Madonna: Blame it on Rio, W, marzo 2009

Steven Klein, Courtesy of Phaidon

Un altro snodo importante della sua carriera sono le collaborazioni con Brad Pitt per W magazine. Fra gli editoriali più significativi c'è Domestic Bliss (2005), un racconto fotografico controverso con protagonisti l’attore e la sua compagna del tempo, Angelina Jolie, in cui tutte le fragilità di una famiglia da copertina degli anni Cinquanta vengono esternate, mostrando il lato più cupo dell’America. E poi Fight Club (1999), più di trenta pagine di fotografie cariche di riferimenti omoerotici, che hanno contribuito a ridefinire l’estetica di nuove icone di mascolinità, molto in linea con quella di Tyler Durden che Pitt interpreta nel cult di Fincher.

Gli scatti pensati per il servizio Fear of Aging, pubblicato nell’agosto del 2012 su Vogue, attraverso l’utilizzo di sex dolls private del volto a causa del loro eccessivo realismo, rimarcano l’ossessione per la chirurgia plastica che proprio in quegli anni iniziava a prendere piede. 
Questo, insieme ad altri servizi concepiti in anni e circostanze diverse, hanno dato origine alla serie fotografica Suburbia, senza dubbio fra le più potenti e sovversive realizzate dall’artista.

Rejuvenated Face, Suburbia, Vogue, dicembre 2007

Steven Klein, Courtesy of Phaidon

Nell’universo di Steven Klein, ogni strumento si rivela funzionale alla messa in scena
dei corpi. Una bambola di plastica si trasforma in una modella, una pistola diventa un
complemento d’arredo e un ospedale si trasforma in una pellicola dell’orrore. Di fatto, le immagini del fotografo racchiudono un resoconto crudo e spietato del mondo in cui ha operato per quasi tre decadi, in cui sessualità e violenza non possono e non devono restare nascoste dietro un bell’abito.

Fear of aging, Suburbia, Vogue, agosto 2012

Steven Klein, Courtesy of Phaidon

La copertina del libro Steven Klein, pubblicata da Phaidon

Un po' di copertine di Steven Klein per Vogue Italia, Vogue Unique e L'Uomo Vogue

Vogue Italia, agosto 2016

Katia

Vogue Unique, settembre 2009

Mario