Giacomo Bevilacqua: «Così il mio Panda combatte ansia, paura e rabbia»

Intervista col fumettista romano, padre di A Panda Piace, che ha appena pubblicato con l'aiuto di due esperti un volume fra diario e manuale, ricco di esercizi, grazie al quale riconoscere e superare «i danni» di certe cattive abitudini mentali
Giacomo Bevilacqua e Panda foto by Nicola Russo
Giacomo Bevilacqua con PandaFoto: Nicola Russo

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Giacomo Bevilacqua è il papà di A Panda Piace, un fumetto fra i più famosi in Italia. Classe 1983, esordisce nel 2006 come disegnatore per Editoriale Aurea. Due anni dopo arriva il successo con il tenero e dubbioso Panda, suo alter-ego negli ostacoli dell'esistenza quotidiana, che fra l’altro gli vale un premio Micheluzzi come miglior fumetto online e diventa appunto il suo personaggio di maggior successo.

Fra 2009 e 2015 escono diversi titoli col Panda come protagonista per BD e Panini mentre, in parallelo, con Bao Publishing l'autore romano pubblica nel 2016 Il suono del mondo a memoria (che vince il Premio lettori Feltrinelli ai Gran Guinigi di Lucca Comcis 2017), Troppo facile amarti in vacanza (2021), Metamorphosis (2022) e Sono una testa di Panda (2023). Con Feltrinelli Comics, invece, esce A Panda Piace questo nuovo libro qui (2018) e A Panda Piace l’avventura, due anni dopo. Con Sergio Bonelli Bevilacqua pubblica Lavennder (2017) e Attica (2019, vincitore del Gran Guinigi come Miglior serie sempre a Lucca Comics, nel 2020).

Una tavola del volume

Un paio di anni fa insieme ad altri nomi importanti del fumetto come Sio, Fraffrog e Dado, ha fondato la casa editrice indipendente Gigaciao. Uno dei primi titoli pubblicati è appena uscito e s’intitola A Panda Piace… Capirsi. È una via di mezzo fra un diario delle proprie fragilità mentali e un manuale di auto-aiuto psicologico: all’interno Panda, alias Giacomo Bevilacqua, racconta con l’aiuto di due esperti - e dunque fornendo a ciò che Panda dice e sperimenta una fondatezza scientifica - il suo percorso per liberarsi di ansia, paura e rabbia con l’aiuto della mindfulness e non solo. Lo abbiamo intervistato.

⁠Com’è nata l’idea di un libro che sembra quasi ricalcare, a livello progettuale, i manuali di autoaiuto?
«L’idea è nata per caso, così come era nata per caso quella del libro precedente: Sono una testa di Panda. È nata dal bisogno impellente di mettere nero (e colori) su bianco, tutto ciò che avevo capito, di me stesso, e della mia condizione, negli ultimi anni. È nata dopo aver letto decine e decine di libri sulla neuroplasticità, sulla psicoterapia della terza onda, sulla mindfulness. Nel “barile” nel quale infilo tutte le cose che assimilo, aspettando che “invecchino”, a tal punto da poterle poi riversare nelle mie opere, queste cose si sono mischiate e si sono unite all’immaginario di Panda, e ne è uscito questo libro».

Una tavola del volume

La salute mentale è spesso un tema lontano dall’illustrazione e dai fumetti: quale può essere il valore aggiunto di questo mezzo?
«Negli ultimi anni si è osservato l’aumento di interesse nei confronti del fumetto, laddove prima era “relegato” a mero mezzo di intrattenimento low cost, adesso ci si sta rendendo sempre più conto della complessità intrinseca nel linguaggio. Il fumetto è uno dei medium che stimola maggiormente la neuroplasticità, infatti costringe il lettore e la lettrice a fare uno sforzo mentale incredibile nel passare da una vignetta all’altra, poiché è nello spazio bianco tra due vignette che il cervello, in automatico, crea in un lasso di tempo brevissimo tutte le azioni, i tempi, e i dialoghi, che non vengono mostrati. E nonostante spesso il fumetto sia ancora considerato “arte di serie B”, sempre più autori e autrici dimostrano che le proprie emozioni, trasmesse attraverso le loro opere a fumetti, non sono emozioni di “serie B” e anzi, il mezzo che hanno scelto per esprimerle, ha la stessa dignità di qualunque altro e, talvolta, una potenza espressiva ed emozionale maggiore».

A Panda piace... capirsi
Giacomo Keison Bevilacqua

Chi sono gli specialisti che ti hanno supportato, in particolare nella parte finale, e come è nata la collaborazione?
«Un giorno ero a una fiera del libro a firmare e sketchare libri, e, con le persone in fila, parlavo dei grossi problemi che avevo sviluppato nel corso degli anni e di come, con la neuroplasticità, io fossi riuscito a risolvere gran parte degli stessi. Mentre parlavo, una persona in mezzo alla fila disse “io sono un neuroscienziato, ricercatore de La Sapienza, studio il cervello da tutta la vita e quello che dici è verissimo”, la gente credo che per un attimo abbia pensato fosse una di quelle scenette preparate dai tizi che vendono coltelli e pelacarote alle fiere delle macchine agricole. Invece no, quello era Stefano Lasaponara, dottore di ricerca (PhD) in Neuroscienze cognitive e ricercatore al dipartimento di Psicologia della Sapienza, a cui ho risposto “voglio fare un libro su questa roba qua, mi aiuti?”. Così mi ha fatto da story editor, mi ha aiutato a trovare alcune metafore, a sistemare molti testi, specie nella parte centrale del libro, quella più “scientifica”. Nel frattempo avevo anche contattato il mio amico Mattia Castrignano, noto osteopata di Milano, molto attivo sui social [conta 288mila follower su Instagram, nda], che si occupa anche di problemi posturali legati anche ad ansia e stress, e il suo intervento, nel libro, è stato essenziale».

Ansia, paura, rabbia: dovessi fare una sintesi del volume, come si affrontano in modo costruttivo?
«Tutto ciò che facciamo e pensiamo, nella vita, lascia un segno nel nostro cervello, scava un solco. Più perpetriamo quell’azione, o abbiamo quel pensiero, più sviluppiamo un’abitudine. Finiamo, molto spesso, per non riconoscere o essere consapevoli dei pensieri che abbiamo o delle azioni che ripetiamo e che, una volta radicate nella nostra vita, possono diventare deleterie. A Panda piace capirsi è un libro che ti dà gli strumenti per poter riconoscere questi comportamenti e questi pensieri, per riconoscere “i danni” che queste cattive abitudini portano nella tua vita, e offre alcuni esercizi per poterli scardinare. E il tutto è scientificamente valido e provato che funzioni, se, ovviamente, ripetuto nel tempo».

Quali sono gli esercizi che Panda preferisce quando si sente giù di morale e sta per cedere all'ennesimo pacchetto di patatine?
«Il “problema” più grande di Panda erano i pensieri intrusivi, che condizionavano molto la sua vita, a tal punto da creargli ansia, depressione, tensioni muscolari e dolori. Panda ha imparato, oggi, a riconoscere i propri pattern deleteri e a sostituirli con dei “premi” migliori, siano essi mentali, quindi facendo un certo tipo di esercizi di respirazione, oppure fisici, quindi sbloccandosi dalla propria situazione, muovendosi attivamente, scegliendo, di sua spontanea volontà, di liberarsi dai vincoli che la propria testa gli impone».