Bridgerton 3, se valutiamo i numeri, è certamente un successo e conferma l’amore degli spettatori per la serie Netflix. Se invece si vanno a considerare le recensioni, i pareri e i commenti dei fan sul web è evidente che, molti di loro, non sono entusiasti della terza stagione e la classificano all’ultimo posto tra quelle proposte finora.
Daphne e il Duca avevano dato il via alle danze, rendendo Bridgerton il fenomeno che è oggi. Anthony e Kate hanno poi raddoppiato la posta in gioco con la loro chimica esplosiva. Perfino il toccante prequel sulla regina Carlotta e il Re Giorgio, nonostante il balzo temporale all’indietro, è stato inaspettatamente accolto con entusiasmo, tanto da essere tornato recentemente in vetta nella top ten dei programmi più visti della piattaforma.
Penelope e Colin, nonostante una concorrenza spietata dei colleghi delle precedenti storie d’amore, se la stavano cavando non male nella prima parte della terza stagione. Nella seconda però, il pubblico si aspettava qualcosa in più. Ma quali sono i punti critici?
Secondo diversi telespettatori, la sintonia tra i due protagonisti sarebbe più forte nelle interviste e sui red carpet piuttosto che in scena.
Molti trovano anche improbabile che Colin, dopo aver ignorato sentimentalmente Penelope per anni e averla vista solo come una fedele amica, si sia invaghito pazzamente di lei all’improvviso, con un coinvolgimento che passa da 2 a 100. Le scene piccanti super anticipate, con mobili che si sarebbero rotti per la passione, non avrebbero però soddisfatto le aspettative.
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Poi, una volta svelato il grande mistero sull’identità di Lady Whistledown (che è appunto Penelope) assistiamo, in un primo momento, a un Colin invidioso, su sua stessa ammissione, del successo della partner. Anche lui, infatti, è un aspirante scrittore e non digerisce l’idea di essere quello di serie b nella coppia, a maggior ragione nell’Ottocento. Sì perché, in quel periodo (e talvolta purtroppo ancora adesso) in una donna non potevano quasi mai coesistere ambizione e amore, la prima strada era spesso sbarrata e la seconda l’unica concepibile.
Anche Penelope si trova di fronte a quel bivio e le viene chiesto di compiere una scelta. Lei, pur innamoratissima di Colin, si è rifiutata di rinunciare a Lady Whistledown. Perché? Beh, non è una semplice osservatrice che diffonde gossip, Lady Whistledown è l’espressione della parte più irriverente di Penelope, da sempre messa al muro come una vecchia tappezzeria, è indipendenza economica, è il promemoria di non essere invisibile, è un hobby e un lavoro ma soprattutto è potere.
Penelope, queste potenzialità, frutto dei suoi sacrifici, le ha fortunatamente colte da subito, per gli altri protagonisti ci è voluto un po’ ma… poi, non hanno potuto fare altro che accogliere con fiero stupore il coraggio della scrittrice ed esserne contagiati. L’indipendenza e la realizzazione personale di Penelope, infatti, hanno creato un piacevole effetto domino.
In primis lei e la madre si sono riscoperte più simili del previsto: due donne che hanno cercato di rimanere a galla con i pochi mezzi a disposizione e riuscendo sempre a cavarsela, anche se con metodi ritenuti discutibili.
Persino le due sorelle, da sempre non propriamente gentili con Penelope, sul finale si sono addolcite, Prudence e Philippa sono diventate madri di figlie femmine e hanno espresso il desiderio di vederle diventare delle abili scrittrici come la zia, rompendo così quel loop generazionale della ricerca spasmodica di un marito come unica ambizione.
Anche Eloise, negli ultimi episodi perennemente contrariata e più femminista a parole che nei fatti, è tornata a essere l’Eloise amabile di prima: dalla determinazione dell’amica ritrovata Penelope, trova la forza di uscire dalla comfort zone, buttarsi ed esplorare il mondo.
Intanto Colin, fortunatamente, comprende che la luce della moglie non debba significare per lui l’oscurità ma che possano brillare insieme (così come separatamente) e pubblica il suo primo romanzo.
Se la promessa era quella di un friends to lovers tra i Polin (come ribattezzati dai fan), alla fine il risultato è più un friends to writers e, forse, va bene così!
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