Non riattaccare è il thriller estivo di cui avevamo bisogno

Con il suo ritmo incalzante e la sua regia scenografica, il film con Barbara Ronchi e Claudio Santamaria è la soluzione migliore per tutti gli amanti del cinema d'estate
Non riattaccare la recensione del film con Claudio Santamaria

Spesso sono le idee più semplici le più difficili da realizzare, ed è per questo che Non riattaccare, il film di Manfredi Lucibello scritto da quest'ultimo insieme a Jacopo Del Giudice, è un gioellino da non perdere. Seguendo la falsariga di Locke, il film di Steven Knight con Tom Hardy presentato a Venezia nel 2013, anche in Non riattaccare il tempo della storia coincide con quello del racconto, per non parlare della location prescelta per l'azione: l'abitacolo di una macchina che corre sull'autostrada di notte. A guidarla è Irene, interpretata da una straordinaria Barbara Ronchi, una donna che viene svegliata nel cuore della notte da una telefonata inattesa. Dall'altra parte dello smartphone c'è Pietro, l'ex che Irene non sente da quando la loro burrascosa storia è finita e che si mostra alla donna inquieto e in evidente stato confusionale: ha chiamato Irene per sentire la sua voce un'ultima volta, ed è per questo che lei decide di scendere dal letto, di vestirsi e di prendere la macchina per raggiungerlo prima che faccia una sciocchezza e sia troppo tardi.

I problemi sono, però, due: siamo nel bel mezzo del primo lockdown, quello in cui per uscire occorreva un'autocertificazione che validasse lo spostamento, e il tragitto che separa Irene da Pietro non è poi tanto breve. Irene, però, sceglie di fregarsene e di fare tutto quello che è in suo potere per provare a salvare Pietro, avendo cura di non dire a quest'ultimo di stare per raggiungerlo e di chiedergli una sola richiesta: non riattaccare, restando al telefono con lei fino a quando non lo raggiungerà per accertarsi che non si faccia del male. Capiamo che, detta così, la trama del film possa sembrare statica e pigra, ma vi assicuriamo che l'adrenalina non manca, anche perché è molto facile mettersi nei panni di Irene e immaginare di aiutarla per affrontare i tanti ostacoli che incontrerà sul suo cammino, da una batteria del telefono quasi scarica a un serbatoio da riempire senza il portafogli, passando per i controlli delle pattuglie di polizia e un'ansia e una tensione palpabili perché basterà arrivare un attimo dopo per rischiare di perdere Pietro e aver fatto un viaggio a vuoto.

La regia di Lucibello, già dietro un film molto sottovalutato come Tutte le mie notti, è lucida e chirurgica, accompagnata dalla colonna sonora firmata da Motta e dal carisma e dalla bravura di Ronchi e di Claudio Santamaria che presta la voce a Pietro, dimostrando il suo valore perché reggere un film di un'ora e venti minuti mostrando le sfumature della personalità e lo stato d'animo di un personaggio senza l'ausilio del proprio corpo non è un'impresa da poco. Se Irene raggiungerà Pietro in tempo non ve lo diciamo, anche se è evidente che questo film, una produzione Mompracem con Rai Cinema, prodotto da Carlo Macchitella, Pier Giorgio Bellocchio e dai Manetti Bros., sia un titolo perfetto per il cinema d'estate, quello che ci porta ad andare in sala non solo per beneficiare degli effetti dell'aria condizionata ma anche per immergerci in una storia che ci catturi dall'inizio alla fine. A tutti gli italiani che pensano che il nostro cinema osi poco e punti sempre su soluzioni di comodo consigliamo, insomma, di vedere Non riattaccare e di provare a ricredersi, perché il lavoro fatto per rendere questo film accattivante e coinvolgente è assolutamente straordinario.