Pupo: «Dopo che sono diventato famoso, le donne hanno iniziato a vedermi pure alto»

Il cantautore, autore di successi internazionali come Su di Noi o Gelato al Cioccolato, si racconta: dalla passione per le donne (e per il poliamore), al vizio del gioco. Assicurando che rifarebbe «tutto»
Pupo
IPA

Quando, nel 1992, Pippo Baudo lo annunciò sul palco di Sanremo dicendo: «Ecco a voi Enzo Ghinazzi», in prima fila si sentii: «Chi diavolo è Ghinazzi?». «Ma quello è Pupo!». Fu da allora che il cantautore, autore di successi internazionali come Su di Noi o Gelato al Cioccolato, capì che quel nomignolo che non sopportava e di cui, in quell'occasione, aveva provato a liberarsi, in realtà, rappresentava tutto per lui. «Mi telefonò Mogol: “Chi è quel cretino che ti ha consigliato di cambiare nome?”», ha rivelato Pupo in un’intervista al Corriere.

Alto un metro e sessantasette, ha sempre patito un po’ la sua statura: «Sì, anche se per gli anni Settanta non ero poi così piccolo. Qualche battuta stupida mi dava fastidio. Non piacevo tanto e per me che ho una passione smisurata per le donne era un ostacolo. Poi però mi sono tolto le mie soddisfazioni». La fama ha compensato quei centimetri che lui avrebbe aggiunto: «Non ho avuto successo facile con le donne. Puntavo sulla simpatia. Ma dopo che sono diventato famoso, allora mi vedevano pure bello e alto».

Le donne, il suo tarlo. Anche se sta per celebrare le nozze d’oro con Anna, sposata a diciotto anni e mezzo («Il 28 luglio facciamo 50 anni di matrimonio, porto tutta la famiglia a New York»), Pupo è legato anche a Patricia, compagna nel ménage a tre. «Loro due si vogliono un gran bene. Con Patricia stiamo insieme da 35 anni, non intende aspettare l’anniversario dei 50, vuole che la porti una settimana in viaggio al più presto, mi toccherà accontentarla. Avere due donne è costoso». E non è affatto semplice: «Infatti non lo consiglio e non me ne vanto. Per noi è accaduto gradualmente, non senza sofferenza. Abbiamo superato il gran premio della montagna, oggi rappresentiamo un mezzo miracolo, siamo uniti. In futuro i poliamori saranno sempre più frequenti, io sono stato un pioniere».

La sua dipendenza dal sesso l’ha anche portato a tradire spesso. «Andai a farmi visitare dall’andrologo, mi spiegò che colpisce soprattutto i brevilinei. Ora sto meglio ma è stata dura. Magari ti prende l’impulso nei momenti più improbabili, che so, mentre stai per cantare a una festa di piazza. In autostrada, a Modena, dopo un tamponamento, mentre aspettavo la polizia stradale, mi sono appartato in un’edicola. Oppure l’ho fatto in una sauna di Sidney».

Ma quella dalle donne e dal sesso non è la sua unica dipendenza: nel 1983, al casino di Saint Vincent, a chemin de fer, ha bruciato 130 milioni di lire in 3 secondi. La sua prima scommessa è stata a sei anni: in palio c’era un gelato. «Dal vizio non esci mai davvero. Ora sono “in sonno”, non gioco da anni, una sofferenza pazzesca». Anche se durante la sua carriera ha guadagnato tantissimo, per la passione per il gioco Pupo ha conosciuto anche i debiti. Ma non ci ha mai perso il sonno: «Ho sempre dormito. L’unica volta in cui ho preso il Tavor non è stato per i debiti ma per amore. Era la ragazza sbagliata, quando mi ha lasciato ho sofferto tanto. La verità è che io ho un solo grande talento. Non ho scritto canzoni geniali, ma ho un carattere speciale. Sono totalmente insensibile alle critiche e agli elogi, ai fallimenti e ai successi, resto freddo».

Ora che sta per diventare nonno per la quarta volta, è «una persona risolta, serena, un uomo che si è rialzato mille volte. Le sofferenze che ho attraversato mi hanno reso migliore. Fossi scomparso 15 anni fa, sarei passato alla storia come il cantante pop che si era mangiato tutto, un cretino». Ma «con questo finale rifarei tutto. Credevo di non arrivare a 50, ne ho quasi 70, ho vissuto tante vite, quel che viene è tutto grasso che cola».