Sconnessi Day, che bello sarebbe un giorno senza notifiche

Il 22 febbraio si celebra la giornata senza notifiche, o meglio senza distrazioni digitali. Ma è una cosa che possiamo davvero permetterci?
Sconnessi Day che bello sarebbe un giorno senza notifiche
Daniel de la Hoz

Fateci caso quando camminate per strada o siete su un qualsiasi mezzo pubblico. Quante persone sono piegate su se stesse, con in mano uno smartphone, a scorrere il feed di un social network, a guardare video, a chattare o ascoltare messaggi vocali? La maggioranza, vero? Sembra di vivere in un film distopico, dove l'umanità è soggiogata a qualche forma di potere oscuro che paralizza la mente e spegne l'attenzione. Fa paura. Poi vedo due persone che chiacchierano tra loro e tiro un sospiro di sollievo: siamo ancora in grado di comunicare senza un filtro tecnologico, che sia una chat o un vocale. Ma fino a quando potrò sentirmi al sicuro dal timore che i rapporti sociali, gli incontri faccia a faccia, le conversazioni e tutto quello che chiamiamo normalità non diventi l'eccezione? Da non nativo digitale me lo chiedo spesso, soprattutto per la vita che verrà e che vivranno i miei figli.

Non si tratta di elogiare la vita pre-digitale del telefono a cornetta e del modem ADSL (lo ha fatto Maccio Capatonda nel suo brillantissimo ultimo film Il migliore dei mondi e se non lo avete visto, fatelo). Smartphone e digital device ci hanno permesso cose che fino a 10 anni fa sembravano fantascienza, con vantaggi inimmaginabili. Con la rivoluzione dello «swipe love», parlando di un tema che mi sta molto a cuore, l'esercito dei «timidoni» ha potuto contare su un alleato rivoluzionario: Tinder et similia. E così via con le call da remoto, i navigatori satellitari e ora con l'intelligenza artificiale.

Lo scroll infinito

È indubbio che con i vantaggi sono arrivate controindicazioni e storture. Quello che dagli esperti viene chiamato nomofobia, ovvero la paura di rimanere sconnessi, è una piaga che ci riguarda tutti. Quando dimentichiamo lo smartphone da qualche parte o lo dimentichiamo a casa ci sale il terrore di essere tagliati fuori, di perdere informazioni vitali, di non rispondere a quel messaggio che potrebbe cambiarci la vita. E poi la FOMO, ovvero la fear of missing out, l'altra sigla che ci ricorda quanto siamo fragili di fronte al timore di perdersi esperienze che riteniamo imperdibili, essenziali per la nostra crescita personale. Esperienze che sono la narrazione principale di alcuni social network, che alimentano la necessità di essere sempre sul pezzo, di vivere nell'hype eterno, alla ricerca della felicità e dell'apprezzamento da like. Un circolo vizioso che flagella la nostra autostima.

Ma possiamo davvero uscire dal tunnel della dipendenza da smartphone, disconnetterci dalle notifiche e connetterci di più con la realtà?

Sconnessi day: pensiamoci su!

L’idea dello Sconnessi Day nasce a seguito dell’uscita nel 2018 del film Sconnessi di Christian Marazziti. Una commedia irriverente che vuole evidenziare il problema della dipendenza dalla Rete e da smartphone. Proprio quello che accade nel film: il protagonista decide di portare tutti i suoi parenti in uno chalet privo di connessione Internet per combatterne la dipendenza.

L'obiettivo dello Sconnessi Day, è sensibilizzare verso un corretto uso della tecnologia, iniziando dagli utenti più giovani che, oltre ad essere spesso disinformati sui rischi di una navigazione poco consapevole, considerano lo smartphone e la tecnologia strumenti vitali, a cui è difficile rinunciare anche solo per qualche ora. L'invito di SconnessiDay è quello di spegnere il cellulare, almeno per un’ora al giorno, tutti i giorni, dalle 20.30 alle 21.30.

L'infografica sul sito Sconnessiday

Dipendenza da smartphone: non siamo messi bene

Secondo il più recente Global Digital Report, gli italiani ogni giorno in media navigano online da diversi dispositivi per circa 6 ore, di cui quasi 2 ore sono dedicate ai social network. Se poi lavoriamo davanti ad un computer la permeabilità di spazi privati e spazi professionali si assottiglia sempre più: rispondere sempre più velocemente a mail e chat ci sembra una necessità e ogni allontanamento dallo schermo viene percepito da chi lo compie come una grave inadempienza.

Uscirne è complicato e forse paradossale. Tornare ad usare il nostro vecchio Nokia, come alcune celebrities come Sienna Miller, Tom Cruise e Daniel Radcliffe, che hanno dichiarato di non possedere uno smartphone, è davvero irrealistico e complicato. Ma vivere più serenamente la nostra vita digitale, scongiurando FOMO, nomofobia e web-addiction, è possibile: basta mettere in moto abitudini e comportamenti virtuosi.

Dite si alle abitudini positive

Gli esperti consigliano metodi pratici e immediati: disattivare le notifiche di chat e app (questo è il primo passo auspicabile), impostare un timer che limiti le ore che passiamo di fronte a certe app (Instagram e TikTok hanno la funzione di limitazione disponibile). E poi alcune che riguardano la nostra volontà. Imporsi (o imporre se ci sono ragazzi di mezzo) di rimandare di controllare le notifiche sul telefono appena svegli o di usarlo a tavola, leggere un libro sui mezzi pubblici o ascoltare un podcast, lasciare il telefono lontano dalla scrivania, dalla tavola o dal letto quando non è proprio necessario, e impostare, anche solo mentalmente, delle priorità ai messaggi che riceviamo (quanto tempo posso attendere prima di rispondere?). Insomma, passare da un uso compulsivo ad uno consapevole sarebbe già moltissimo.