Emanuele Farneti, ex-direttore di Vogue Italia, in occasione di Vogue 60 racconta come ha cambiato il nostro giornale dopo l'era Sozzani

Nel 2017 è toccato a lui raccogliere il testimone di una testata che prende posizione su ciò che succede nel mondo e prova a cambiare la società
Emanuele Farneti Vogue 60

In occasione di Vogue 60, Emanuele Farneti ci accompagna nelle rivoluzioni che ha innescato durante la sua direzione

«Abbiamo pensato a te. Te la senti?». Tutto è cominciato con una telefonata. Ultimi giorni di dicembre 2016, Franca Sozzani è mancata da poco più di una settimana e tutti si chiedono cosa ne sarà del suo giornale ora che lei non c’è più.

«Ci posso provare». E allora: giù, in macchina, lungo la valle e fino a una Milano deserta per un appuntamento a pranzo con Giampaolo Grandi e Fedele Usai, numero uno e due di Condé Nast Italia. Impossibile dire di no: per chiunque ami questo mestiere, e l’editoria periodica in particolare, Vogue Italia è un monumento. E allora comincia il lavoro.

Fa freddo a Milano, fa freddo dentro gli uffici di piazzale Cadorna: il dolore del team, figure professionali nate e cresciute sotto la guida di Franca, è dappertutto, si sente quasi fisicamente. Per prima cosa, mi dico di dover rispondere a una domanda: cosa va via con lei, cosa resta? Va via una leadership fuori dal comune, capace di rendere Vogue Italia il più rilevante Vogue del mondo: non per il numero delle copie vendute ma per il peso specifico che ha saputo acquisire nell’industria della moda e più in generale della società – come si è detto altrove e per altre questioni, le copie qui non si contano, si pesano. Cosa resta: anche senza il carisma di Franca, c’è un giornale solido, un marchio scintillante e un gruppo di lavoro fatto da un intricato reticolo di diversi talenti, alcuni dei quali avrei visto sbocciare e brillare ulteriormente nei mesi successivi. Ciascun nuovo direttore si chiede nel momento in cui assume un incarico qual è il Dna, il nocciolo duro di un giornale, quello che non puoi toccare altrimenti il giornale muore.

Francesca Ragazzi ed Emanuele Farneti durante la Paris Fashion Week.

Nel mio caso mi rispondo così: Vogue Italia ha dimostrato nei suoi oltre 50 anni di storia che la moda può essere bellezza, divertimento ed evasione, ma anche un linguaggio potente per raccontare ciò che succede nel mondo e provare a cambiare, almeno un po’, la società, spingerla a essere più curiosa, più aperta e accogliente. Da qui, nei mesi e negli anni successivi, sono nate le nostre idee migliori e le migliori copertine: tra le altre, la prima donna over 70 ad avere una cover di qualsiasi Vogue (Lauren Hutton, ottobre 2017), il primo numero realizzato rinunciando a scattare foto di moda a vantaggio delle illustrazioni, come gesto simbolico di riduzione del nostro impatto ambientale (gennaio 2020), la cover dedicata agli italiani di seconda generazione (febbraio 2020), e allo scoppio del Covid la copertina bianca (aprile 2020), destinata a diventare un piccolo simbolo dello spaesamento – ma anche della speranza e della luce che prima o poi squarcia ogni buio.

Lauren Hutton sulla copertina di ottobre 2017

Paola

La cover di aprile 2020

In una recente intervista per un podcast mi hanno chiesto: cos’è contemporaneo oggi? Ho risposto: il lavoro in team. C’è stato un tempo per i direttori star, quelli che con la loro immagine incarnano la storia e i valori di un giornale. Ma non era (non è?) quello il tempo: senza Franca, la storia di Vogue Italia avrebbe infatti camminato negli anni successivi sulle gambe e con le idee di Giovanni e Ferdinando, Alan e Sara, Francesca ed Emanuela, Alessia e Chiara, Laura e Costanzo, Susanna e Federico e di molti altri ancora. E continua a farlo con quelle di Francesca, che oggi porta avanti il racconto.

L’ex direttore artistico di “Vogue Italia” Ferdinando Verderi su un set.

Nei giorni più complicati, in quella fine d’inverno e poi di primavera, ripetevo a me stesso come fosse un piccolo mantra: «Stai facendo del tuo meglio». È esattamente quello che sono sicuro si dica ogni giorno il nuovo team, a cui spetta l’onere e l’onore di scrivere le prossime pagine di questa storia piena di bellezza, talento e libertà.

Foto in apertura. Da sinistra. Davide Bussi, Laura Marino, Emmeline Eliantonio, Emanuele Farneti, Francesca Ragazzi, Manuel Sinopoli, Costanzo Colombo Reiser nella redazione di “Vogue Italia” in piazzale Cadorna a Milano.

Parte della redazione di “Vogue Italia” a una festa.

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