"Karl Lagerfeld: A Line of Beauty": in occasione del Met Gala 2023 una visita guidata alla mostra del Costume Institute

Una preview della mostra dedicata a Karl Lagerfeld a cui è dedicato anche il tema del Met Gala 2023
Karl Lagerfeld A Line Of Beauty met gala 2023
NEW YORK, NEW YORK - MAY 01: A Karl Lagerfeld faithful outfit is on display during the 2023 Met Gala press preview of "Karl Lagerfeld: A Line Of Beauty" at Metropolitan Museum of Art on May 01, 2023 in New York City. (Photo by Michael Loccisano/Getty Images)Michael Loccisano/Getty Images

Un ambiente della mostra Karl Lagerfeld: A Line of Beauty. Sullo sfondo una delle scrivanie originali del designer.

Photo: Courtesy of the Metropolitan Museum of Art

"Karl Lagerfeld: A Line of Beauty": in occasione del Met Gala 2023 una visita guidata alla mostra del Costume Institute

Un uomo che si inventò un personaggio per farsi strada nella vita. Karl Lagerfeld è stato uno dei designer più famosi e sfuggenti di sempre e, a oltre quattro anni dalla sua scomparsa, continua a essere al centro di un vivo interesse, tanto da aver ispirato l'attesissima mostra del Costume Institute del Metropolitan Museum di New York Karl Lagerfeld: A Line of Beauty.

Sebbene non sia stata allestita secondo criteri biografici, la presenza della personalità dello stilista permea la rassegna. Al suo ingresso, il visitatore passa davanti a due abiti collocati all'interno di nicchie, per poi svoltare e trovarsi faccia a faccia lo spezzone del documentario di Loïc Prigent in cui si vede Lagerfeld mentre disegna. Ogni tratto sulla carta bianca, eseguito dalle mani guantate dello stilista, produce un suono. Nel loro insieme, gesti e suoni formano uno “staccato”, una sinfonia sicura e precisa, come la curatissima immagine di Lagerfeld.

I libri presenti sulla scrivania provengono dalla biblioteca di Lagerfeld.

Photo: Courtesy of the Metropolitan Museum of Art

Basta fare qualche passo a destra, tuttavia, e tanto la melodia quanto la prospettiva cambiano del tutto. Qui si trova una delle scrivanie originali di Lagerfeld: ne aveva quattro, come spiega nel catalogo il curatore responsabile Andrew Bolton, ciascuna «riservata a usi specifici: schizzi, fatture, corrispondenza d'affari e corrispondenza privata». Ricoperto di materiale artistico e stampe di ogni tipo, questo tavolo da disegno è stato allestito nei minimi dettagli. I libri (dedicati ad argomenti come il Costruttivismo, Aubrey Beardsley e la gioielleria indiana), spiega Bolton, sono stati accuratamente selezionati fra quelli presenti nella biblioteca del designer e si riferiscono a temi specifici affrontati nella mostra. Accanto alla scrivania, si trovano una delle vestaglie personalizzate dello stilista e un paio di scarpe col monogramma.

Il cambiamento di scala – da dimensioni sovrumane a dimensioni umane – e di luogo – dall'ambito professionale (lo studio 7L) a quello personale – allude fin dall'inizio alle domande poste dalla mostra, ovvero: come si può riuscire a capire qualcuno? Ed è davvero possibile conoscere un'altra persona?

Bolton è sicuro che si possa accedere alle verità essenziali di un altro essere umano: «Penso che sia possibile conoscere una persona attraverso la sua metodologia di lavoro», ha dichiarato. E quale modo migliore di conoscere uno stacanovista (quale era Lagerfeld) se non attraverso i risultati del suo lavoro? Le cose si complicano quando si cerca di separare l'opera dal suo creatore: «Non credo che si possa separare l'uomo dalla sua opera», dice Bolton. «Ma chi era quell'uomo?».

La “Linea Femminile” e la “Linea Maschile” con, al centro, il look “esplosione”.

Photo: Courtesy of the Metropolitan Museum of Art

Lagerfeld era indiscutibilmente un uomo di cultura e un maestro della comunicazione. Nato (nel 1933) in un'epoca dominata dal progresso scientifico e dalla produzione di massa, aveva una predilezione per il Secolo dei Lumi (si riferiva al XVIII secolo come alla sua "colonna vertebrale"), ma si è anche adattato senza problemi all'era digitale. Oltre a parlare tre lingue, ha interiorizzato la lunga lista di “chanelismi” (camelie, trapuntature, tweed, perle ecc.) e ha creato un alfabeto sotto forma di logo a doppia F per Fendi. E non è tutto: Bolton considera il disegno come la forma espressiva più essenziale, intima e personale di Lagerfeld. Per sottolineare l'importanza del disegno nel lavoro dello stilista, il capo viene quasi sempre mostrato insieme al bozzetto da cui ha avuto origine.

La “Linea Artigianale”.

Photo: Courtesy of the Metropolitan Museum of Art

Se Lagerfeld fosse stato un supereroe, il suo superpotere sarebbe stato la capacità di esistere attraverso le dimensioni. La carta era il materiale preferito dello stilista, la tela, per così dire, su cui tracciare i disegni bidimensionali che le première dello studio avrebbero letto e tradotto in capi tridimensionali. «Molti stilisti disegnano bozzetti come parte del loro processo», osserva Bolton, «ma Karl diceva: “Quando disegno, vedo il progetto in versione tridimensionale”. È la combinazione del disegno tecnico con l'illustrazione di moda espressionistica a fare la differenza. Normalmente, il bozzetto è un mezzo per raggiungere un fine, ma con Karl era esso stesso un fine». I disegni di Lagerfeld fornivano indicazioni e stabilivano il tono, catturavano le specificità e l'aura di un modello.

La “Linea Floreale”.

Photo: Courtesy of the Metropolitan Museum of Art

Con la mostra al Met del 2021, In America: A Lexicon of Fashion, Bolton si era posto l'obiettivo di creare un linguaggio emotivo per il design della moda statunitense. Con Karl Lagerfeld: A Line of Beauty, utilizza il trattato settecentesco di William Hogarth The Analysis of Beauty per dare forma alla dicotomia che contraddistingue lo stilista, le spinte contrapposte (e talvolta sinergiche) rappresentate, secondo il curatore, dal «lato teutonico/tedesco e il lato francese» di Lagerfeld, la sua testa e il suo cuore, in altre parole. Scrive Bolton nel catalogo: «Per Hogarth, le linee curve a forma di S rappresentavano la vivacità e il movimento, in contrasto con le linee rette, che indicavano l'immobilità, l'inattività e persino la morte», e la bellezza, secondo l'artista, si trovava nelle prime, nelle linee sinuose.

Le linee curve e rette danno forma anche alle lettere, alle parole e alle frasi, che rendono vive le idee e le storie nella mente dei lettori e degli ascoltatori. Lagerfeld, con la sua solida conoscenza della costruzione, ha utilizzato linee sia curve sia rette, che corrispondono vagamente alle principali direttrici della couture, quella “morbida” e quella “strutturata”.

"Karl Lagerfeld: A Line of Beauty": in occasione del Met Gala 2023 una visita guidata nelle 10 sale

L'allestimento della mostra, curato da Tadao Ando, riprende il tema contrapponendo linee diritte e curve in tutto lo spazio. Dal "foyer", dove si trova la già citata scrivania, i visitatori entrano in una sala dedicata alle première che hanno lavorato a stretto contatto con Lagerfeld. Questo è l'unico ambiente della mostra in cui i capi sono divisi per marchio. Le 10 sezioni seguenti, infatti, ripercorrono i temi generali del lavoro di Lagerfeld.

La “Linea Romantica”.

Nove sale sono dedicate alle dicotomie della sua opera. Al centro di ognuna, in posizione elevata, troneggia un unico look, definito "esplosione", in cui convergono forze opposte. La prima sala mette a confronto gli elementi femminili e maschili attraverso le creazioni dello stilista per i vari marchi. Alcune delle associazioni, ad esempio floreale/geometrico o figurativo/astratto, riguardano elementi decorativi, mentre altre, più direttamente esemplificative della sconfinata curiosità e dell'impegno di Lagerfeld nei confronti della cultura pop, trattano concetti più ampi, contrapponendo storico e futuristico, artigianale e meccanico.

Quando si arriva alla contrapposizione fra mainstream e controcultura, si incontra il look "city ballerina" (giacche da motociclista su abiti da ballo in taffetà), che ha ispirato il famoso portfolio Wild at Heart di Peter Lindbergh e Grace Coddington per Vogue. Anche l'influenza dell'hip-hop è presente.

La “Linea Satirica”.

Photo: Courtesy of the Metropolitan Museum of Art

L'ultima sala è dedicata a quella che Bolton chiama spiritosamente la “Linea Satirica”. Come Hogarth, Lagerfeld disegnava caricature politiche; lo stilista ha anche descritto se stesso come una marionetta e una caricatura di sua creazione. Il suo senso dell'umorismo è visibile attraverso una serie di abiti trompe-l'oeil, di fronte ai quali è presente un altro gruppo di creazioni che illustrano invece il modo in cui Lagerfeld traduceva la propria iconografia nel lavoro per i vari marchi, compresa la sua innovativa collaborazione con H&M nel 2004. Bolton spiega che la sua idea era quella di fare in modo che il visitatore conoscesse Lagerfeld attraverso il suo lavoro, «prima di arrivare a ciò che ha offerto al mondo». L'inclusione di pezzi del guardaroba personale dello stilista sta a indicare come il personaggio si avvicini sempre di più alla persona.

In questa stanza non è presente una vera e propria “esplosione”. Al centro c'è una sorta di capsula di forma circolare, uno spazio riempito di iPhone che mostrano un filmato in cui lo stilista ride mentre viene ripreso dal regista Loïc Prigent e parla mixando tedesco, francese e inglese. Lo ascoltiamo anche pronunciare alcune sue famose battute, il che è allo stesso tempo straziante e molto umano. Se le battute sono pensate per le pubbliche relazioni, le risate sono spontanee e genuine.

Il “Burattino” e l'"Ellisse".

Photo: Courtesy of the Metropolitan Museum of Art

«Quelle che sono le parti più espressive del corpo, il viso e le mani, Karl le nascondeva rispettivamente con gli occhiali e con i guanti», osserva Bolton. Uno dei rari momenti in cui Lagerfeld non indossava questi accessori era la mattina, quando si sedeva al tavolo da disegno, da solo o con la sua amata gatta Choupette, e dava forma alle visioni che aveva sviluppato nella sua mente, trasferendole su carta. Un atto antico come il tempo, parte dell'ordito e della trama della storia della moda e della tradizione lagerfeldiana.

Il filosofo Walter Benjamin equiparava l'autenticità e la memoria all'artigianato. Più di recente, studi psicologici hanno collegato la memoria alle «informazioni uniche, complesse, spaziali e tattili associate alla scrittura a mano su carta fisica». Lagerfeld aveva compreso il rapporto tra il fatto a mano e il fatto a macchina: forse dovremmo considerare il disegno come il suo modo di umanizzare la moda e di creare connessioni. Bolton racconta che l'unica volta in cui Lagerfeld ha chiesto a Prigent di spegnere la macchina da presa è stato quando ha mostrato i suoi bozzetti alle première, con le quali ha condiviso un linguaggio e un legame che ha attraversato le dimensioni e il tempo. Un rapporto che richiama alla memoria alcuni versi di William Butler Yeats: «E i miei sogni ho steso sotto i tuoi piedi; / cammina leggera perché / cammini sopra i miei sogni».

Bozzetto di abito da sposa Chanel Haute Couture primavera estate 2005. Courtesy of Patrimoine de Chanel, Parigi.

Photo: Courtesy of The Metropolitan Museum of Art