7 nuovi ristoranti a Berlino da provare subito

Cucine stellate e proposte fusion che, nella capitale tedesca, hanno rinnovato la scena gastronomica degli ultimi anni
Ristoranti a Berlino 7 nuove proposte da provare subito
Felix Brüggemann

Ecco un piccola guida alle novità più interessanti tra i ristoranti a Berlino da scoprire in tutta la loro originalità

Dalle cucine stellate ai ristoranti trendy, abbiamo scelto per voi sette ristoranti che rappresentano al meglio la nuova scena gastronomica berlinese. Un viaggio tra sapori unici e originali che riflettono la diversità culturale della città, in un perfetto mix tra gusto, stile e creatività.

893 Ryōtei

Nel gergo dei gangster giapponesi, il numero 893 sta a indicare una mano perdente a carte. E proprio come una bisca clandestina giapponese si presenta dall’esterno questo ristorante, con le sue imponenti vetrate a specchio, interamente imbrattate di graffiti, che lo proteggono da sguardi indiscreti. Varcatane la soglia, ci si ritrova in un lussuoso ambiente a luci soffuse, brulicante di vita, dominato al centro da una teatrale open kitchen dove sushi e sashimi, in stile nipponico, vengono preparati con maestria dagli chef davanti agli occhi dei clienti. La filosofia dietro al menù è una rivisitazione della cucina Nikkei, la cucina fusion nippo-peruviana che Nobu ha portato alla ribalta alla fine degli anni Novanta, con l’inclusione di altre influenze sudamericane come i taquitos e il ceviche in stile messicano.

Nobelhart & Schmutzig

Meike Peters

Il pluripremiato Nobelhart & Schmutzig ha aperto le sue porte nella Friedrichstraße nel febbraio 2015, su un’idea di Billy Wagner e Micha Schäfer. Fin da subito il ristorante si è dato l'obiettivo di aprire gli occhi dei berlinesi sulla ricchezza e varietà della produzione agricola di qualità della campagna che circonda la città. Nasce così un menù insolitamente politico e solidale per gli standard tedeschi, che farebbe la gioia di Slow Food. L’esperienza, da viver disposti attorno a un bancone a forma di C per immergersi nella preparazione, è strutturata in dieci piccole portate e improntata ad una semplicità e frugalità estrema, per certi versi spaesante in un ristorante di livello. Una semplicità in realtà ingannevole, dietro la quale si cela una sapiente arte culinaria, ed una ricerca maniacale degli ingredienti. Come l’asparago bianco, una verdura molto amata ma anche molto industrializzata in Germania, di cui il ristorante propone una gustosissima varietà slow coltivata lentamente, caratterizzata da piacevoli imperfezioni estetiche e servita solo con un filo di olio di lino e fiori di sambuco. Sorprese ci attendono anche con il cavolo, verdura “povera” venduta solitamente a peso: un ingrediente che parla da solo, per valorizzare il quale lo chef aggiunge solo un cucchiaio di salsa di prezzemolo e semi di senape. Una cena qui è anche l’occasione per vincere i pregiudizi e scoprire alcune perle della produzione vinicola made in Germany.

Nomu Sake Bar

Inaugurato nel settembre 2021 negli spazi prima occupati da un café austriaco, Nomu Sake Bar è un minuscolo undici posti, ancora poco noto persino ai gourmet berlinesi, dove ci attende un’indimenticabile degustazione di saké. Decorato con centinaia di bicchieri da sakè di legno, il ristorante offre un menù fisso, a scelta, in 6, 7 o 9 microportate, ciascuna accompagnata da un diversa tipologia del distillato nipponico. Un’arte antica, quella della produzione di Saké, che il ristorante cerca di supportare acquistando di preferenza varietà di fattura squisitamente artigianale. Come Mimorosuki, piccola azienda a conduzione familiare che può vantare ben 700 anni di storia, o Tomita, distilleria di saké famosa per l’altissimo livello di pulitura dei chicchi di riso. Tra i motivi di vanto del piccolo ristorante, la presenza in menù di bottiglie rarissime, per veri intenditori, che è possibile acquistare con grande difficoltà all’asta. Un esempio per tutti, la ricercatissima Gold Coy, di cui si producono solo 85 bottiglie all’anno. Tra i pezzi forti del menù invernale, improntato alla tradizione culinaria del nord del Giappone, figurano sicuramente l’antipasto di trota di mare, miso al cetriolo, calamari, l’Ankimo Saikyo Yaki, una superba composizione di fegato di rana pescatrice, miso bianco, ravanello di anguria, e i nigiri di pregiata carne Wagyu, importata direttamente da Kyoto.

Remi

Sam A. Harris

Situato a pochi metri di distanza dall’imponente teatro in stile sovietico Volksbühne nella Rosa Luxemburg Platz, a Mitte, Remi prende il nome dallo chef olandese che lo ha fondato, Stijn Remi, già noto al pubblico berlinese per l’ottimo Lode & Stijn. Inaugurato nell’estate del 2020, questo ristorante dall’atmosfera casual e dinamica, particolarmente amato dall’art crowd berlinese,  propone piatti composti al massimo da quattro ingredienti, scelti rigorosamente da piccoli produttori locali e biologici, che Remi definisce modern European: ovvero tecniche di preparazione dei piatti prese in prestito alla cucina francese, ma idee, suggestioni e sapori presi in prestito da un po’ ovunque, con una predilezione per la cucina italiana e quella scandinava. Tra i piatti signature del ristorante, sempre presenti nel corso dell’anno, il tenerissimo pollo dry ages, marinato dai tre ai sette giorni, e l’insolita tartare di manzo, tagliata a mano e servita con zabaione al pepe, lattuga e fiori di zucca.

Layla

Fondato dallo chef israeliano di origini marocchine Meir Adoni e situato nelle vicinanze della centralissima Potsdamer Platz, Layla è un ristorante dall’atmosfera dinamica e poco pretenziosa, la cui filosofia è proporre lo street food mediorientale in chiave gourmet, senza tuttavia snaturarne la semplicità. Tra i fiori all’occhiello del ristorante vi è sicuramente il carpaccio di melanzane, preparato con melanzane scottate sulla fiamma e poi pelate a mano, una ad una. Un piatto presente in menù tutto l’anno, così richiesto da richiedere l’acquisto quotidiano di ben 60 chili di melanzane e una persona in cucina addetta solo a questa mansione. Ottimi anche lo tzatziki con asparagi di mare, tonno pinna gialla, pesca e salsa verde, e, tra i dessert, il malabi, con tahin e feta grattugiata a neve, impreziosita da pistacchi del Libano e deliziosi petali di rosa dell’Iran arrostiti.

dóttir

Zoe Spawton

Nel 2015 la chef islandese Victoria Eliasdóttir, sorella dell’artista Olafur Eliasson, aprì a Berlino un omonimo ristorante di pesce pop up, ispirato alla cucina islandese. Chiuso nel 2017, il ristorante è riapparso, in forma completamente diversa, come ristorante in-house del superbo hotel Chateau Royal, inaugurato lo scorso settembre. Non più pesce à l’islandaise questa volta bensì un convincente menù in cinque portate ispirato alla filosofia plant forward, co-firmato dalla talentuosa chef de cuisine Elena Müller, dove le verdure, rigorosamente locali, di stagione e prodotte eticamente, fanno la parte del leone, mentre a carne e pesce viene riservato il ruolo di semplici comparse. Tra i piatti più convincenti In Beans we Trust, preparato con fagioli Pilarica cucinati con funghi affumicati, crème fraîche, zucca, scorza d'arancia e cavolo nero. Con una cantina forte di ben 2000 etichette di vino diverse, l’esperienza di wine pairing di dóttir si rivela una delle più convincenti in tutta la città.

Kin Dee

Tom Klong, Robert Rieger

Fondato dalla chef Dalad Kambhu, Kin Dee offre l'opportunità di gustare cucina tailandese stellata in Europa. Insignito anche nel 2022, per il quarto anno consecutivo, di una stella Michelin, il ristorante propone un menù in sette portate incentrato su ricette della tradizione tailandese reinterpretate in versione chilometro zero con ingredienti tipici del Brandeburgo, di stagione. Sempre rispettando la tradizione, i piatti vengono serviti al centro del tavolo e condivisi tra i commensali. Tra i piatti principali spicca il Massaman di guancia di manzo, patate confites e topinambur. Ottimo anche l'antipasto Unwrapped Guay Tiaw Hed, con funghi King Oyster e tagliatelle di riso fatte in casa.