intervista

Orsola de Castro racconta Fashion Revolution a 10 anni dalla fondazione

E a Venezia, Fashion Revolution Italia celebra i primi 10 anni con un tour speciale a cura di Marina Spadafora
orsola de castro fashion revolution

Orsola de Castro ha fondato Fashion Revolution dieci anni fa in risposta alla tragedia di Rana Plaza. Dieci anni dopo, racconta l'evoluzione del movimento, le speranze per il futuro e anticipa una giornata speciale che prenderà vita a Venezia il prossimo 23 aprile

In occasione dell'Earth Day 2024 e della Fashion Revolution Week, la founder del movimento Orsola de Castro racconta come è cambiata la moda in questi ultimi 10 anni, come dovrebbe cambiare e quali sono le speranze per il futuro.

Rana Plaza ci ha messo di fronte a una situazione pessima in cui versa il settore della moda: come si è arrivati a quel punto?

Effettivamente Rana Plaza ci ha messo di fronte alla realtà, ma credo che sia importante ricordare che non possiamo continuare ad usare una Plaza come unico esempio perché ce ne sono stati prima di disastri causati dalla moda e ce ne sono continuati ad essere altri anche nei dieci anni successivi. Se continuiamo a soffermarci sull'importanza di un evento, secondo me non usciamo fuori dal fatto che è un'intera industria che va messa sotto scrutinio. Il dramma di Rana Plaza continua a parlarci di fast fashion, però ci nega tutta un'altra realtà della moda, quindi credo che il crollo sia stato la scintilla scatenante per far nascere Fashion Revolution, ma allo stesso tempo non è mai stato poi il punto focale.

Fashion Revolution ha portato alla luce un dialogo necessario prettamente legato alla tracciabilità, alla trasparenza, a problemi ambientali: abbiamo veramente cercato di dare una visione a 360 gradi di quella che era la moda e quindi è importante che come movimento siamo legati a quell'evento perché siamo nati subito dopo; però, allo stesso tempo, ora che celebriamo dieci anni di campagna attiva - abbiamo reso pubblico il nostro impegno il 24 di aprile 2014, a un anno dall'anniversario del crollo di Rana Plaza - ci tengo che quel punto di partenza non sia più il focus del nostro impegno e della nostra dell'organizzazione. Siamo attivi in oltre 80 Nazioni e la cosa più importante, secondo me, che abbiamo ottenuto con Fashion Revolution è stata proprio questa diversificazione, questa decentralizzazione; la moda ha tanti argomenti di cui trattare, tanti modi per migliorarsi e tantissimi problemi in tutto il mondo, in tutte le filiere, sia quelle del fast fashion che quelle del lusso.

Fashion Revolution compie 11 anni: quale è il bilancio di questa decade? su quali aspetti secondo te la moda è riuscita a evolversi maggiormente e su cosa fa più fatica a cambiare?

Negli ultimi 11 anni possiamo dire che tutto e niente è cambiato, per certi versi. Per quanto riguarda i cittadini e i clienti dei grandi brand, vedo che si è concretizzato un bisogno di avere ulteriori informazioni, un desiderio di comprare meglio. Allo stesso tempo, però, sembra che i brand non vogliano dare queste risposte e cadano talvolta nel greenwashing. Chi vuole davvero cambiare il sistema sono i giovani designer spesso ostacolati dal sistema stesso che non si preoccupa della loro longevità e non da loro spazio preferendo talvolta sponsorizzarli per breve tempo piuttosto che coltivare il talento. Il sistema della moda rischia di portare alla rovina della Terra e delle sue creature: purtroppo spesso abiti prodotti in condizioni precarie per i lavoratori sono disegnati per taglie minuscole quindi si inserisce anche un discorso di mancata inclusione. È un sistema che ha bisogno di grande innovazione e 11 anni di Fashion Revolution non hanno determinato ancora quella che sarà la nuova cultura, pur dedicandosi allo “smantellamento” della cultura vecchia del settore. La preoccupazione è che i brand non abbiano davvero voglia di cambiare.

In un'intervista hai dichiarato che la vostra rivoluzione è stata nel fatto di essere non solo attivisti ma persone che lavoravano nel settore: questo vale anche oggi? o l'evoluzione in questi 10 anni ha incluso anche il crescere di partecipazione di persone esterne al vostro mondo?

La cosa che mi ha sempre reso più fiera di Fashion Revolution sono le persone che ne fanno parte. Io ho lasciato il mio lavoro di direttrice creativa nel 2022, adesso sono solo cofondatrice e mi impegno come advisor. Non volevo un movimento che si basasse su troppa centralizzazione: noi abbiamo sempre parlato della moda sotto una lente globale: questo spirito diffuso di prendere parte alla propria industria locale attraverso l'impegno in Fashion Revolution rimane in assoluto la cosa che mi ha resa più fiera di questo movimento.

Quanto ha inciso sui cambiamenti della moda la presenza di una nuova generazione più rispettosa e consapevole della sostenibilità e dell'etica? hai dei nomi che consideri particolarmente interessanti?

Per guardare al futuro, bisogna veramente guardare oltre e avere immaginazione e il coraggio di supportare queste nuove realtà che si stanno formando ovunque al mondo. Io adesso ho ripreso il mio lavoro di scouting con Esthetica: il mondo è pieno di brand sostenibili ed emergenti ma è difficile trovarli ed entrare in contatto con loro da parte dei consumatori finali, sono poco visibili nel panorama attuale. Tra le iniziative di cui vado più fiera, precedente a Fashion Revolution, era per esempio Open Studio che accende i riflettori sui brand emergenti.

Se dovessi dare un suggerimento per una piccola rivoluzione che ciascuno di noi può attuare cosa suggeriresti?

Credo che ognuno di noi possa cominciare da vicino, ad esempio dal proprio armadio. Rammendare (o far rammendare) invece di buttare è un primo passo: prendersi cura, mantenere, essere responsabile per ciò che si acquista è una mentalità e una mentalità che ognuno di noi può iniziare a includere nel proprio stile personale.

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Orsola de Castro sarà una dei protagonisti di un talk in occasione di Fashion Revolution Tour, itinerario culturale nel cuore di Venezia ideato per celebrare i primi 10 anni di Fashion Revolution in Italia. Con de Castro nella Serra dei Giardini Reali di Piazza San Marco alle 14 del 23 aprile vi saranno Marina Spadafora di Fashion Revolution Italia e i partner che hanno contribuito alla realizzazione del progetto: Laura Scarpa di Venezia da Vivere, Sara Sozzani Maino di Fondazione Sozzani, Matteo Ward di Fashion Revolution Italia e WRÅD e Alessandra Vaccari dell'Università di Venezia.

Ogni tappa del Fashion Revolution Tour nella città lagunare corrisponde a una bottega che ospiterà le opere di uno o più designer. A far da collante tra la diversità di forma delle parti coinvolte sono la cultura del progetto e i principi etici che informano il processo creativo e produttivo, raccontati ai visitatori per ispirare una lettura diversa dei nostri vestiti e del loro reale valore.

Cuore e mente del progetto è Marina Spadafora, Country Coordinator e Presidente di Fashion Revolution Italia, che spiega: «Abbiamo voluto dare inizio al secondo capitolo della storia di Fashion Revolution in una delle storiche capitali tessili del mondo, Venezia, porto di arrivo e diffusione di cultura che ha influenzato il sistema moda nei secoli. Oggi più che mai, viste le sfide contemporanee, è fondamentale diffondere una nuova visione per l’industria, che guarda al passato per proiettarsi nel futuro».

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«Venezia è una città ideale in cui vivere e creare e noi abbiamo l’impegno di promuovere l’artigianato come valore per il futuro del pianeta - aggiunge Laura Scarpa, fondatore con Lorenzo Cinotti di Venezia da Vivere e Venice Fashion Week - L'artigiano crea opere che durano, riducendo i consumi. In questo progetto che mette in relazione un talento tradizionale con un designer contemporaneo, lo scambio di know how rompe i confini di entrambe le professioni per creare qualcosa di nuovo».

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