Cho Gi-Seok

L’artista coreano Cho Gi-Seok, in mostra al  museo Fotografiska di New York fino al 6 febbraio 2022,  ritrae per Vogue Italia l'atleta paralimpica Veronica Yoko Plebani in una favola onirica e surreale. Per una rappresentazione consapevole della moda che riscrive un nuovo inizio, mai così importante.
Cho GiSeok
Cho Gi-Seok

Il nostro 2022 inizia da Veronica che ci guarda dritto negli occhi, con un’intensità ipnotica. Per un giornale come questo, che ormai da tempo lavora su una rappresentazione consapevole della moda, è una copertina, a suo modo, storica.

Per decenni, il sogno che solo la fotografia di moda aiutava a sognare è stato una coreografia di corpi omogenei, disegnati da idee di bellezza sempre identiche a se stesse. E in generale, quando si tratta di raccontare persone con disabilità, la loro immagine tende a oscillare fra i soliti due estremi, pietismo ed eroismo. Per la normalità, e tantomeno per la fantasia, semplicemente sembrava non esserci spazio. Ora le fotografie dell’artista coreano Cho Gi-Seok cambiano tutto. La Veronica Yoko Plebani che troverete in queste pagine non è infatti solo la straordinaria atleta paralimpica, la scrittrice e l’attivista che ormai molti conoscono: è, soprattutto, la protagonista di una favola di moda onirica e surreale.

Veronica Yoko Plebani for Vogue Italia by Cho Gi-Seok, Outtake  

Nato nel ’92, Cho è arrivato alla fotografia dalla grafica e dall’art direction, quando ha capito che l’unico modo di restituire le immagini che aveva in mente sarebbe stato realizzarle in proprio: «Ho guardato milioni di immagini online, e a poco a poco mi sono reso conto che nessuna raccontava quello che mi era familiare. A quel punto ho deciso di lavorare su un’iconografia che parlasse della nuova identità coreana, delle persone che mi stavano accanto, delle mie emozioni più intime. E nello stesso tempo, si rivolgesse al mondo».

Cresciuto con internet, Cho (i cui lavori sono in mostra  al museo Fotografiska di New York fino al  6 febbraio) si aggira da sempre in un’infinita sovrabbondanza di immagine, che però non trova paralizzante, anzi: come altri designer delle ultime generazioni - Demna o Alessandro Michele - si rende perfettamente conto che una parte decisiva del processo creativo contemporaneo risiede nell’istituire connessioni impreviste. Ecco perché nelle sue immagini elementi della tradizione coreana come l’hanbok (un costume tipico) o le tal (le maschere teatrali o rituali) convivono senza sussulti con tratti del design d’avanguardia, le farfalle volano in ecosistemi digitali, o uno stesso volto, nello stesso momento, sia segnato da un sorriso e dalle lacrime.

Untitled,  2019 - Photo by Cho Gi-Seok

In periodi di insicurezza e instabilità affiora spesso un desiderio di confini, di categorie nette, che non lascia spazio a nuance e contraddizioni. Eppure, la poetica di Cho Gi-Seok si fonda proprio sull’armonizzazione di elementi in apparenza opposti: «Se dovessi riassumerla in una parola, credo che userei ‘coesistenza’. Ci ho messo molto ad accettare che all’interno della mia personalità esistessero aspetti così distanti. Non capivo quale versione del mio io fosse quella vera, finché ho deciso che lo erano tutte. È una cosa che provo a esprimere sempre nel mio lavoro, cercando di tenere nella stessa immagine l’umano e il tecnologico, il moderno e l’antico, l'Oriente e l’Occidente, il fantastico e il reale, tutto».

Flower Study #8 - Photo by Cho Gi-Seok

Cho ha anche un brand, Kusikohc (sarebbe il suo nome, pronunciato al contrario), e la moda è un tema che si fonde perfettamente al suo lavoro personale – non a caso tra i suoi maestri ci sono sia fotografi come Nick Knight che brand come Comme Des Garçon. Non stupisce quindi l’equilibrio perfetto tra la sua visione e le esigenze del lavoro su commissione: la sua è una creatività che ignora, o travolge, qualsiasi barriera. E quando gli si chiede di parlare di sé, tra una sigaretta Raison allo yogurt francese e l’ammissione delle pochissime ore di sonno alle spalle, è evidente che con la testa sta già disegnando la prossima immagine, o la prossima collezione. Giseok lavora con infinito scrupolo, e difficilmente butta qualcosa: tutto quello che guarda, non importa se su instagram o in uno dei suoi amati mercatini dell’usato, può diventare il fondamento su cui costruire un mondo, che parte sempre da uno schizzo e si realizza tra props e set disegnati ad hoc.

Untitled,  2020 - Photo by Cho Gi-Seok

La storia scattata per Vogue Italia, sostiene, è un primo passo verso un nuovo capitolo della sua crescita artistica: «Ho letto tutte le interviste di Veronica che sono riuscito a trovare, e mi ha colpito moltissimo soprattutto il suo romanzo, con quello strano misto di autobiografia e metafora. E ho cercato di fare qualcosa di molto simile: da un lato catturare l’essenza di Veronica – una persona vera, straordinaria – e dall’altro creare un personaggio fantastico: tutti dovrebbero poter essere protagonisti di una fiaba. Penso che mi piacerebbe molto continuare a lavorare in questa direzione, in futuro». Cercando come sempre di congelare il presente sottraendolo al tempo, e di raccontare sogni estremamente, estremamente reali. In altre parole, facendo fotografia di moda.

Untitled,  2017 - Photo by Cho Gi-Seok