Sei cose che ho imparato dall'incontro Donne Audacia Libertà organizzato da Pomellato per la Giornata per l'eliminazione della violenza contro le donne
Si parte sempre dai dati. In Italia una donna su 3 conosce una violenza, spesso in famiglia, e ogni 72 ore un'altra muore di femminicidio. Non c'è dubbio che abbiamo fatto passi da gigante verso l'emancipazione. Eppure, questi numeri confermano che non dobbiamo abbassare la guardia, che parlarne serve tantissimo perché - forse, speriamo - aiuta chi subisce ancora, a uscire dall'isolamento, a denunciare, a capire che non c'è vergogna. Che a vergognarsi devono sempre essere i carnefici non le vittime. Ecco perché nella Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza sulle donne, Pomellato si è schierato da parte delle donne e sulla piattaforma #PomellatoForWomen che dà voce ai temi della sorellanza, dell’uguaglianza di genere, dell’inclusività, ha pubblicato un video a tema che invita le donne a uscire allo scoperto, a non sentirsi sole, preceduto di qualche giorno da un dibattito profondo dal titolo Donne audacia e libertà sulla situazione delle donne in Italia e nel mondo. Tutto a sostegno di Cadmi, la prima Casa di Accoglienza delle Donne Maltrattate, nata a Milanonel 1986 e che ora sta lavorando a un progetto speciale dedicato al reinserimento delle donne nel mondo del lavoro.
Le testimonianze durante il dibattito, moderato da Danda Santini direttore di Io Donna, sono state tutte importanti. Tra libri da leggere, canzoni da ascoltare, consigli e iniziative, ecco che cosa ho imparato in tema di audacia femminile, che serve sì per uscire dalla spirale della violenza ma anche per crescere con la consapevolezza del proprio valore e delle proprie possibilità.
Sabina Belli, amministratore delegato di Pomellato e autrice del libro D come donne C come Ceo (Roi Edizioni), ha descritto gli obiettivi della loro campagna e del dibattito sull'audacia: il primo è sperare di aprire un canale di comunicazione con le donne che ancora subiscono violenza, autorizzarle a parlare. Sono ancora troppo poche perché vivono in una dimensione di vergogna. Un pensiero serpeggia: forse se l'è meritato, il secondo è quello di coinvolgere gli uomini. «Non possiamo fare questa lotta senza di loro», ha detto, «Deve cambiare profondamente anche la loro cultura, dobbiamo tutti insieme educare i giovani a una mascolinità più positiva». E il terzo obiettivo è quello di lavorare sull' audacia femminile.
Dell'audacia delle donne ha parlato Farian Sabahi, giornalista e autrice del libro Noi donne di Teheran. Del resto come definireste, se non audaci, coloro che scendono in piazza ogni giorno, e questa volta sostenute da tanti uomini, a protestare contro il regime rischiando la prigione e la vita. «Qui l'audacia femminile va oltre ormai», dice Sabahi, «In Università 2 matricole su 3 sono donne, e molte fanno facoltà tecnico scientifiche più che umanistiche. Quasi ci vogliono le quote blu. Eppure…». Nel suo discorso ha parlato del significato del velo nella storia, qui era stato addirittura vietato negli anni 30. Le donne nei primi anni 70 vivevano libere di vestirsi come volevano. Poi nel 79 arrivò Khomeini e tutto cambiò. «Oggi per la mia generazione quello che è importante è poter scegliere se indossarlo o meno, senza costrizioni ma anche senza che venga vissuto solo come simbolo di repressione». E per finire ha condiviso con noi una canzone divenuta l'inno delle proteste in Iran.
Alessia Cappello, Assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano ha raccontato del progetto di reinserimento al lavoro delle donne maltrattate in collaborazione con Action Aid. Ma anche del progetto Mentorship Milano che ha l'obiettivo di intercettare donne tra i 16 e i 30 anni disposte a intraprendere un percorso di crescita e miglioramento mettendole in contatto e confronto con altre donne più mature e realizzate sul lavoro che le possano accompagnare.
L'audacia di Lucia Annibali, che nel 2013 fu assalita con l'acido dal suo ex compagno, è consistita nell'aver scelto di condividere la sua esperienza con un libro Io ci sono - La mia storia di non amore (Rizzoli) ma anche nella sua presenza politica in Parlamento dove ha lottato per ottenere un aiuto economico per chi sceglie di uscire dalla spirale della violenza.
A partire dalle storie di Carolina Picchio e Tiziana Cantone morte suicide a 14 e 30 anni per aver subito la diffusione senza consenso di video pornografici, il libro parla di molestie e minacce online, pornografia non consensuale appunto, informazioni personali condivise senza permesso. E dall’altra parte dello schermo. parla anche di donne ingegnere IT, influencer e altre lavoratrici del tech discriminate o sfruttate sul lavoro. uno sguardo inedito, attualissimo e appassionato sulla rivoluzione digitale, e sul suo intreccio con ingiustizie economiche e di genere.
Kasia Smutniak, star internazionale e paladina dei diritti delle donne ci ha raccontato che quando a 16 anni dalla Polonia si trasferì in Italia rimase colpita. Le donne nel suo Paese lavoravano tutte, i loro corpi non erano esposti e mercificati in Tv come succedeva in Italia. Oggi in Polonia tutto è cambiato: la donna è tornata a occuparsi solo delle cose di casa, i suoi diritti, l'aborto in primis, sono stati più volte messi in discussione. «L'audacia quindi la eserciti quando ti metti al centro del tuo mondo e non accetti che i tuoi diritti vengano calpestati, mai». Bisogna sempre tenere alta la guardia su questi temi.