A special diary from Berlin

I talenti della Mercedes-Benz Fashion Week Berlin raccontati da Lisa Riehl
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La moda tedesca si è reinventata lo scorso anno. Il 2015 è stato l’anno del cambiamento. E il 2016 ne raccoglie i frutti. Il Fashion Council Germany è stato creato per dare supporto e visibilità al successo della moda nazionale. E l’edificio neoclassico Kronprinzenpalais, a pochi metri dal gazebo di Porta di Brandeburgo, è ormai una delle più importanti location della fashion week berlinese, e ospita il Berliner Mode Salon, ‘manifesto’ della moda tedesca realizzato con estrema cura e attenzione, ma anche le sfilate di alcuni fra i più promettenti nuovi designer.La settimana ha avuto inizio con un approccio alla moda peculiare e con una critica al suo sistema. Bobby Kolade non era nel calendario ufficiale – ha sfilato la sera prima dell’inizio della  Mercedes-Benz Fashion Week Berlin – e non ha nemmeno presentato le sue creazioni in maniera tradizionale: ha scelto infatti l’Happy Shop di Berlino come location, e gli abiti erano appesi al soffitto. La collezione, spiega, si discosta da tutto quello che ha imparato nelle scuole di moda, partendo per la collezione non da un moodboard ma dai capi stessi – cappotti, pantaloni, camicette. La spontaneità e libertà della collezione di Bobby si esprimono attraverso tasche asimmetriche, pantaloni foderati d’argento o con tagli, e felpe arricciate con un gioco di  lacci. Il titolo della collezione, “Spring/Winter 2019/25” commenta ironicamente la velocità della moda.Dall’apertura non ufficiale della settimana è interessante passare direttamente alla sua conclusione, giovedì sera, quando la sfilata di William Fan ha lasciato nel Kronprinzenpalais un mood positivo, inusuale per la moda berlinese. Il designer ha infatti presentato una sorta di ode al movimento, al  kung-fu di Bruce Lee  ma anche alla pista da ballo dello Studio 54, mescolando le sue origini cinesi con la cultura occidentale. Ciò che è straordinario di questa collezione è l’esecuzione raffinata, con materiali che vanno dal velluto alla seta, dalla lana vergine al cashmere, ma anche le silhouette ‘mature’ e i dettagli ben studiati che finiranno senza dubbio nella wish list di gran parte del pubblico presente.Louise Friedlaender ha presentato la sua seconda collezione alla Mercedes-Benz Fashion Week ma ha attirato un vasto pubblico anche nella Me Collectors Room questa stagione. Con un allestimento artistico formato da statue su di una passerella specchiata la stilista ha enfatizzato il concetto “made in Germany” che negli ultimi anni era spesso più usuale associare alle automobili che alla moda. Il suo knitwear aderente è stato realizzato da piccole aziende tedesche, mentre la collezione in generale è una risposta alla crescita della ‘fast fashion’. I patchwork sono ispirati a quelli di sua nonna e sua mamma che coprivano di ‘patch’ i loro pantaloni, tanto che il tessuto sottostante non era più visibile.Anche Nobi Talai, il marchio disegnato da Nobieh Talaei, presentava le sue creazioni per la seconda volta, con il secondo capitolo della storia del nomade contemporaneo. Per l’AI 2016/17 questo si traduce in cappe drappeggiate e tuniche in toni terra, delicate bluse in un arancio brillante e dettagli complessi come una gonna a portafoglio, l’apertura su una spalla o la posizione ornamentale di una cucitura. Le sue collezioni sofisticate non solo le hanno fatto vincere il Premium Young Designers Award per il womenswear e uno stand alla fiera a Berlino, ma è anche la prima assegnataria di mentorship, con Marina Hoermanseder, del Fashion Council Germany. Quest’ultima ha ulteriormente rafforzato il suo status di ‘sfilata imperdibile’ della Berlin Fashion Week con capi bondage in pelle, suo marchio di fabbrica, nei colori dei macaron francesi che ha poi abbellito con pietre e messo a contrasto con tessuti delicati. Che diventeranno di sicuro un bestseller negli accessori, come si è visto in passerella, che attraversava 10 stanze e si estendeva su due piani all’interno del Kronprinzenpalais.Il Kronprinzenpalais è stato anche lo scenario di uno degli eventi di spicco della Berlin Fashion Week, il Berliner Mode Salon e Vogue Salon. Nel primo il designer Tim Labenda ha rubato la scena con una collezione ispirata dal libro illustrato  “Where the wild things are”. Il risultato è  una collezione di materiali morbidi come lana e peluche in nuance ruggine, verde alga e toni di blu scuro. Il Vogue Salon, allestito al  secondo piano del Kronprinzenpalais ha presentato due stilisti che si sono fatti notare: il duo di designer di Huber Egloff, ovvero Andreas Huber e Roúl Egloff, che accostano il comfort dello streetwear a tessuti di alta qualità e stampe creative. E Fragment Berlin, ovvero i designer Veronika e Kay, che hanno catturato l’attenzione del pubblico con i loro abiti leggeri in delicatissimi toni rosa e crema. Tutti e quattro i designer hanno sottolineato l’approccio fashion di Berlino, unico e originale.