New Talents

Milano Moda Graduate 2021: la vincitrice del premio Vogue Talents

Emilia Torcini dell'Istituto Modartech vince il premio Vogue Talents presentando una collezione che affronta i temi della disabilità e della discriminazione
Milano Moda Graduate 2021 la vincitrice del premio Vogue Talents
Andrea Valletti

Durante l’ultima Milano Fashion Week, nell'edizione 2021 di Milano Moda Graduate, Emilia Torcini, studentessa dell’Istituto Modartech di Pontedera, si è aggiudicata lo speciale premio conferito da Vogue Talents. La collezione che ha presentato nel corso dell’evento dedicato ai giovani creativi provenienti dalle più prestigiose scuole di moda italiane, si intitola “Disability is not a limit, you are the limit”, in quanto affronta il tema della disabilità, vista attraverso gli occhi della designer, affetta da paralisi cerebrale infantile. Questa sua condizione è diventata un mezzo attraverso il quale Torcini ha potuto esprimere la propria creatività, mettendo in luce le difficoltà di chi viene considerato “diverso”, sulla base di stereotipi e preconcetti radicati nella società. 

La collezione di Emilia Torcini brilla per la sua grande sofisticatezza, che le viene conferita dal perfetto equilibrio tra un design dall’allure vintage e la capacità di integrare una forte spinta positiva – e allo stesso tempo dotata della giusta forza critica, necessaria per ribattere con eleganza a bullismo e discriminazione – per una serie di capi che dimostrano grande maturità stilistica. Tessuti spessi in panno di lana e in micro pied de poule si affiancano così a pezzi in maglieria dai toni neutri, decorati da accenti di verde brillante, che è il colore simbolo per la sensibilizzazione della paralisi cerebrale infantile. Nella collezione ricorrono poi, elevati ad accessorio, degli elementi di supporto quali busti e bastoni da passeggio che diventano però il focus di ogni look, con l’obiettivo di liberarli da quell’aura di vergogna che spesso viene collegata a strumenti di questo tipo, dimostrando quanto sia determinante contrastare il pregiudizio, in ogni modo possibile. 

Abbiamo intervistato Emilia Torcini per comprendere meglio la sua creatività.   

Quando hai capito di volerti dedicare alla moda?

“L’ho capito grazie a mia mamma. Di sera, lei faceva dei piccoli lavoretti, mentre io la osservavo affascinata; talvolta, mi divertivo anche a disfare una cucitura. Quando ero a scuola, disegnavo sui banchi. La cosa affascinante è che non volevo fare la stilista, ma solo aiutare le persone, ragion per cui mi iscrissi a un indirizzo sociale. L’interesse per la moda ritornò dopo l’esame di maturità, in seguito a un periodo difficile. Grazie alla moda ho ritrovato me stessa. In un certo senso, come già con mia mamma, la moda aveva aiutato anche me”.

A cosa ti sei ispirata per la collezione che hai presentato a Milano Moda Graduate?

"L’ispirazione per la mia collezione “Disability is not a limit, you are the limit" nasce dall’esperienza mia e del mio fratello gemello Valente, dal momento che entrambi soffriamo di una paralisi cerebrale infantile. A causa della nostra disabilità, abbiamo subito numerosi episodi di bullismo e di discriminazione. Ogni outfit è una storia che parte dal Presidente Franklin Delano Roosevelt, che si rifiutava di essere ripreso sulla sedia a rotelle, e si conclude con me. Sono contenta e spero che queste storie ed esperienze possano cambiare il futuro".

Quali sono le tecniche che hai utilizzato per realizzare i tuoi capi?

“I miei capi sono stati realizzati nel cuore della Toscana con tessuti naturali: le maglie in filato di alpaca sono state realizzate da un'associazione no-profit che sostiene l’inserimento delle persone con disabilità; le stampe a base d’acqua richiamano il titolo della collezione nelle finiture interne, perché l’interno di un capo è fondamentale; infine, ho inserito dei piccoli dettagli in verde che richiamano il colore per la sensibilizzazione della paralisi cerebrale infantile. Come accessorio, ho proposto dei busti ortopedici di scarto, ideando una pittura per renderli più interessanti: i busti in sé sono basici e indossandoli spesso le persone si sentono a disagio. Il mio scopo era di trasformare un oggetto medico in un accessorio di design, perché non ci si dovrebbe vergognare della propria diversità. Uno dei busti è frutto della collaborazione con l'Istituto di BioRobotica - Scuola Superiore Sant’Anna di Pontedera: abbiamo inserito delle vibrazioni nella zona lombare al fine di recuperare le capacità motorie tramite azione “meccanoterapeutica”, qualora queste siano state compromesse o danneggiate dagli effetti della paralisi cerebrale. Il dispositivo, inoltre, può sfruttare l’energia solare per la propria alimentazione in un’ottica di sostenibilità energetica. Bisogna aiutare il diverso perché il diverso è bello”.

Quali sono, più in generale, le principali fonti di ispirazione per te? 

“Sono molto curiosa e mi interessano i temi sociali: come stilista, vorrei dare voce a chi non può parlare. Per quanto riguarda il metodo di lavoro, ho un approccio visivo, perché la paralisi cerebrale infantile ha lasciato intatto il mio emisfero destro che si occupa della creatività. Per esempio, da un semplice sketch riesco a vedere il capo pronto nelle sue tre dimensioni”.

Da giovane designer, da poco laureata, quali sono i tuoi desideri per il futuro?

“Avere un proprio brand è il sogno di ogni stilista, ma è necessario impegno e passione. Mi piace pormi piccoli obiettivi, per arrivare al sogno vero. In questo momento vorrei imparare il più possibile e fare esperienza. Nella vita può accadere di tutto, solo il tempo ci svelerà cosa succederà. L’importante è crederci e avere coraggio, soprattutto quando accade qualcosa che non dovrebbe accadere. Bisogna avere la forza di rialzarsi e andare avanti”.

Cosa significa per te aver vinto il premio Vogue Talents a Milano Moda Graduate?

“Il premio Vogue talents alla Milano Moda Graduate è molto importante per me, come persona e stilista, perché conferma le mie potenzialità: è sempre stato difficile per me, perché le persone non vedevano me stessa, ma la mia disabilità. L’esclusione è stata sempre accanto a me, da quando sono piccola. Io credo nella moda perché è il mezzo più potente per abbattere le barriere, perché non è un capo, è una personalità, perché siamo liberi di indossare ciò che vogliamo. Siamo noi stessi, senza alcuna maschera. Spero che questa esperienza diventi un punto di partenza, anche se non si tratterà di un percorso semplice. Tuttavia la cosa più importante è essere se stessi e crederci”.