Randi Ingerman e l'epilessia, la depressione, il relax lontano da Milano: «Una città la cui energia cominciavo a tollerare a fatica»

L’ex attrice e modella non ha mai fatto mistero della sua malattia. Ma oggi ne parla ancora più apertamente nel suo vodcast Naked – Mettersi a nudo, in cui dialoga a cuore aperto di patologie mentali e benessere psicologico con personaggi dello spettacolo e personalità influenti
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«Tartufo, Tartufo, vieni qui! Dai un bacio alla tua mamma!». Dal nome e dalla vocina, che di solito si riserva ai bebè e agli animali, deduco che Tartufo sia un cane. «Sì, è un cane da caccia di 15 mesi, che ha totalmente cambiato il mio modo di vedere e di vivere la vita. Mi ha aiutata tanto anche a trovare un equilibrio nella malattia». La voce dall’altra parte del telefono è quella di Randi Ingerman, attrice e modella internazionale, nota da sempre per il suo impegno nella promozione della salute mentale, argomento che la riguarda in prima persona, visto che da molti anni è alle prese con depressione e crisi epilettiche, «per via delle quali ultimamente me la sono vista brutta: non più tardi di un anno e mezzo fa, per via di un attacco, sono svenuta nel bagno turco e finendo a contatto con il bocchettone da cui fuoriescono i vapori bollenti, mi sono ustionata schiena e glutei».

Parla a cuore aperto, Randi, senza filtri, di questo e di molto altro in Naked – Mettersi a nudo, una serie Vodcast in quattro puntate, realizzata da Dr Podcast, nata come progetto di sensibilizzazione, in ascolto sulle principali piattaforme audio e video di streaming, in cui Ingerman dialoga con quattro ospiti d’eccezione, condividendo esperienze personali e soluzioni, indagando profondamente i molteplici aspetti del benessere psicologico, con uno stile che ricorda quello di Oprah Winfrey: «Ci provo, ci proviamo, ad abbattere qualche tabù e stigma relativo alla salute mentale. È importante fare subito qualcosa, visto che le diagnosi sono in aumento».

I numeri parlano chiaro: i casi di disturbi mentali sono in continua crescita, con aumenti del 30% soprattutto nelle categorie più fragili e nei più giovani. La loro prevalenza sta per superare quella delle patologie cardiovascolari e se si va avanti così, depressione e altre malattie psichiche saranno le più diffuse nel mondo già prima del 2030, anno in cui l’Oms, ha stimato il «sorpasso».

«Si fa ancora così fatica a parlare di salute mentale: in Italia c’è ancora tanto perbenismo su questo tema, come se si debba star bene sempre. Sa che a un certo punto non uscivo più? Andavo a questi eventi mondani, in cui bisognava sempre sorridere e dire che andava tutto bene, domande tutte uguali, superficiali… Io stavo male e dovevo mentire. Basta».

Randi Ingerman in dialogo con Piero Piazzi, manager di top model tra i più influenti al mondo, durante la terza puntata di Naked – Mettersi a nudo.

Da quanto soffre di depressione?
«Ho sempre avuto alti e bassi in merito alla mia salute mentale, ma la perdita di mio padre prima (morto nel 1995, quando Ingerman aveva 28 anni, ndr) e quella di mio fratello poi (nel 2007, per un’overdose di farmaci antidepressivi, ndr) hanno dato una bella batosta al mio equilibrio psicofisico. Le crisi epilettiche sono comparse appena dopo la scomparsa di mio fratello, non è un caso...».

Come ha fatto in tutti questi anni a gestire la malattia?
«Ho cercato di seguire le terapie, ma io rientro in quel 30% di pazienti che non risponde ai farmaci. Quindi, ho dovuto adattare la mia vita per prevenire gli attacchi: perché dell’epilessia, ciò che mi spaventa di più, sono le conseguenze imprevedibili della perdita improvvisa di conoscenza. Possono succedere tutto a un tratto, tu perdi i sensi… e può accadere l’irreparabile, come nel mio ultimo caso che mi sono ustionata gravemente. Se c’è una cosa che ho imparato dalla malattia, è che prendersi cura di sé, aiuta a prevenire. E a prendere le distanze da ciò che inquina l’esistenza, riportando tutto all’essenziale».

Per esempio?
«Oggi faccio una vita ritirata e serena, vivendo un po’ sul Lago di Como, con il mio fidanzato Marco (il produttore cinematografico Marco Colombo, ndr) e il nostro Tartufo, e un po’ sul Lago Maggiore, dove ho trascorso la convalescenza post ustione, grazie a un’amica che mi ha dato un calcio nel sedere figurato, «imponendomi» il riposo più a contatto con la natura e lontano da Milano, una città la cui energia cominciavo a tollerare a fatica: ora ci torno ogni tanto per lavoro, ma sto bene lontana, grazie».

Ci sveli la sua routine di benessere, con cui si prende cura della sua salute…
«La mia è una vita molto semplice e regolare: seguo un’alimentazione sana, evito il glutine, faccio quotidianamente meditazione e ginnastica, uso la cannabis terapeutica per rilassare la mente, soprattutto prima del riposo, ascolto musica classica, ballo, ballo tanto...».

In che modo questo la aiuta?
«La danza classica è sempre stata parte della mia vita: pensi che durante il Covid, io e una mia amica insegnante davamo lezioni online. Un giorno lei mi ha fatto una sorpresa e ha fatto intervenire Roberto Bolle: è stato emozionante! Mi piacerebbe partecipare a Ballando con le stelle, ma Valeria, che per me è come una seconda mamma (parla di Valeria Fabrizi, l’attrice che ha partecipato al programma di Milly Carlucci nel 2021, ndr), mi ha confessato che richiede molto sforzo sia fisico che psicologico, e io oggi non so se ho tutta questa pazienza! Ecco, forse come ballerina per una notte, potrei farcela (lo dice, ridendo, ndr)».

Ovviamente, la psicoterapia è stata una parte importante della cura…
«Fondamentale: quando abbiamo mal di denti, andiamo dal dentista, no? E allora perché dobbiamo vergognarci a dire che se non stiamo bene a livello mentale, siamo seguiti da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra? Fare un percorso di questo genere mi ha insegnato ad accettare anche i bassi della mia storia: it’s ok not to be ok («va bene non stare bene», ogni tanto qualche espressione la dice in inglese, essendo lei americana di origine, ndr)».

Anche i bacini del suo Tartufo la hanno aiutata a stare meglio, immagino…
«I suoi e quelli del mio fidanzato. È meraviglioso l’amore! Sa che non pensavo che un cane potesse fare tutto questo bene? Viaggiando tanto per lavoro, amavo i gatti, più gestibili. Io ero di quelle persone che criticava chi viveva in simbiosi con il suo quadrupede. E invece… Adesso anch’io mi ritrovo a fare le vocine sciocche, a farmi riempire di baci e a perdonarlo ogni volta che rientra a casa con qualche lucertola o qualche piccione come bottino. A tal proposito posso parlare dell’associazione cui sto dando il mio supporto?».

Prego.
«L’associazione Il collare d’oro forma istruttori cinofili per fornire cani di assistenza non solo per i non vedenti, ma anche per chi soffre di diabete, di autismo, di epilessiaLo sapeva che i golden retriever riescono a percepire in anticipo quando sta per arrivare una crisi epilettica? Questo è fondamentale per evitare conseguenze disastrose, come quella occorsa a me».

Mentre con il suo vodcast Naked ha coinvolto in ogni episodio un volontario dell’associazione Progetto Itaca…
«Sì, grazie di averlo puntualizzato. Progetto Itaca è una delle più grandi organizzazioni in Italia impegnata nella promozione della salute mentale e nel supporto delle persone che affrontano disturbi psicologici, per me è fondamentale dare loro il mio supporto».

Ci parli dei suoi ospiti…
«Non ho voluto solo personaggi più noti, ma persone altamente ispiranti, persone che reputo anche amiche, con cui il dialogo poteva essere davvero genuino e non impostato. Per esempio, nella prima puntata ho avuto con me le ex veejay Kris & Kris (Kristen Grove e Kristen Reichert, ndr), mie amiche da oltre 25 anni, con cui abbiamo parlato di equilibrio mentale e attacchi di panico.
Poi, ho ospitato Ida Casetti, ex pilota dell’aeronautica militare e mamma, che racconta la sua carriera, le sfide come donna pilota, l’equilibrio tra lavoro e famiglia, e le difficoltà affrontate dopo un incidente.
Il terzo episodio ha visto mettersi a nudo Piero Piazzi, agente di Naomi Campbell, tra i più famosi manager di top model a livello internazionale, che ha iniziato la sua carriera nel mondo della moda a 17 anni, raccontando anche di come ha fatto pace con i traumi del passato.
Infine, ho conversato con Roberta D’Adamo e Giuseppe Del Sorbo, una coppia di professori campani non vedenti, che hanno condiviso senza filtri come portano avanti la loro autonomia quotidiana».

Sembra una domanda retorica, ma ho come l’impressione che nel suo caso non sia così: cosa le ha insegnato la malattia?
«Innanzitutto, a chiedere aiuto, agli specialisti in primis, e a chi ci ama, poi. Poi, a essere gentile con me stessa, a volermi bene, ad avere pazienza se il mio corpo non risponde più come una volta. Infine, a trovare gioia nelle piccole cose, che così piccole non sono affatto. Guardi me: un attimo prima sto facendo il bagno turco, quello dopo sono ricoverata d’urgenza in ospedale per ustioni gravissime. L’ultimo episodio è successo proprio l’altro giorno: mia madre è caduta, rompendosi il naso. Niente di grave, ma mi sono spaventata tanto. Ogni giorno ci bisticci, poi quando la vita cambia in un istante, ti rendi conto di cosa davvero conta. La vita vola via: sorridi e fai sorridere chi ti sta intorno. Niente vale più di questo».