Olivier Rousteing mette sempre di più al centro della sua Balmain le origini africane scoperte soltanto nel 2019, come dimostra (anche) nella collab con “Il Re Leone” di Disney.
In occasione del trentesimo anniversario del cartone Disney “Il Re Leone”, Balmain ha realizzato una capsule collection che abbraccia la cultura africana, collaborando, fra le altre cose, con i pittori sudafricani Nika Mtwana e Cassius Khumalo e l'artista camerunese Enfant Précoce. Più nello specifico, Olivier Rousteing – direttore creativo del brand – ha adattato i ritratti di Mtwana a delle stampe colorate che ricoprono alcune delle magliette, dei top e dei vestiti della collezione in edizione limitata, mentre i design Nala-centrici di Khumalo arrivano su borse, magliette e felpe con cappuccio mescolando blu acceso, nero profondo e lamine d’oro. Infine, l’arte di Précoce e il suo Simba compaiono su borse, cappotti, abiti e magliette.
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La collezione è stata presentata in un cortometraggio diretto da Femi Oladigbolu e girato in diverse località del Sud Africa, dove un esercito Balmain guidato da Rousteing arriva a celebrare il concetto del ritorno a casa. Una linea creativa che il designer segue da tempo, in maniera ancora più pronunciata da quando, con l’uscita del suo documentario “Wonder Boy” nel 2019, ha scoperto che i suoi genitori naturali provenivano dalla Somalia e dall’Etiopia. Francese d’adozione, Rousteing ha creduto per la maggior parte della sua vita di avere origini miste e, sebbene fin dall’inizio della sua lunga carriera in Balmain ha sempre portato parte delle sue origini, è solo negli ultimi anni che il suo legame con la black community è diventato più stretto.
Il cast di quest’ultima attivazione Disney x Balmain è così composto da 30 modelli provenienti da tutta l’Africa, una semi-novità per Rousteing, che già nelle sue passerelle porta una selezione di volti piuttosto inclusiva, un caso quasi a sé stante nel mondo della moda delle grandi maison, specialmente in territori europei come la Francia. Già in passato, inoltre, aveva spesso collaborato con creativi africani, come nel caso della collezione autunno inverno 2024 e l’artista Prince Gyasi. In chiusura, c'era anche Naomi Campbell a supportare le scelte creative di Rousteing, nonostante la sfilata facesse parte del calendario maschile – e non una sfilata qualsiasi, ma quella che segnava il ritorno in passerella del menswear di Balmain.
Anche sui tappeti rossi più importanti come quello del MET Gala, Olivier Rousteing ha sempre supportato artisti della black community vestendoli con le sue creazioni. All'appuntamento della scorsa primavera, la cantante britannica Tyla, che sta sempre più scalando le classifiche itnernazionali, è stata una delle star più apprezzate con la sua scultura di sabbia. Prima di lei, anche Beyoncé ha vestito Balmain durante i suoi show nel tour di Reinassance, promuovendo insieme al brand un progetto charity e comparendo anche sulla cover di Vogue France con i capi disegnati da Rousteing. Ma la spinta creativa del brand si spinge, spesso, ben oltre la moda e le sue declinazioni musicali, fondando progetti a supporto di talenti emergenti o mescolandosi al cinema. L'iniziativa d'inclusione razziale “Noire N’est Pas Mon Metier”, ad esempio, arrivava nel 2018 al Festival di Cannes per combattere il razzismo, mentre movimenti come il Black History Month da anni contano sull'appoggio del direttore creativo per supportare icone e voci black senza sosta.
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