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La Culture Week Tbilisi è un atto di resilienza

Il racconto della Culture Week Tbilisi, evento tra arte e moda che in questa edizione ha incluso anche la Mercedes-Benz Fashion Week Tbilisi, avvenuto durante le proteste in Georgia
Culture Week Tbilisi

La Culture Week Tbilisi nell'edizione 2024 ha accolto anche la Mercedes-Benz Fashion Week Tbilisi: svoltasi durante le proteste georgiane, si è rivelata un atto di resilienza

La prima domanda che avrei voluto porre a Sofia Tchkonia - fondatrice della Mercedes-Benz Fashion Week e della Culture Week di Tbilisi - avrebbe riguardato l’importanza del mantenere la Culture Week durante le dure proteste contro la legge sugli agenti stranieri che mette a rischio la candidatura del paese in Europa. Il disegno di legge sugli agenti stranieri, approvato lo scorso martedì in Parlamento, stabilisce che ogni organizzazione con più del 20% delle proprie entrate dall'esterno della Georgia dovrà essere registrata come agente straniero. In breve, la stampa o le associazioni internazionali come le ONG dovranno sottostare a controlli dettati dal governo che avrà la possibilità di censurarle o chiuderle, riportando di fatto la Georgia a uno stato molto simile alla Russia o a quell’Unione Sovietica da cui ottenne l’indipendenza nel 1991, allontanando definitivamente la nazione dall’Unione Europea.

La risposta alla mia domanda, quindi, sarebbe abbastanza scontata. La cultura è indipendenza. Si impara presto a osservare la resilienza dei georgiani e le forti reazioni contro ogni attacco alla loro autonomia: ogni atto di libertà è legato alla cultura, alla vita che va avanti. E quindi ogni evento culturale è un simbolo di ribellione, è un urlo contro ogni violenza.

Mentre gli eventi della Culture Week fremevano alla Factory e nelle altre location della riva a est del fiume Kura, che divide la città in due, dall’altra parte si consumavano le proteste, i sit-in, le lunghe nottate davanti al Parlamento. Di giorno, gli eventi culturali si interpongono alle manifestazioni a cui partecipano adulti, vecchi, universitari, bambini. Non c’è nessuna intenzione di arrendersi per la popolazione e tantomeno per i creativi che partecipano alla settimana della cultura che vede moda, cinema e musica unirsi l’uno con l’altra attraverso balzi fra Georgia e Europa, fra presente e futuro.

Le sfilate di moda si alternano alle mostre di fotografia - come la poetica The Betrothed di Filep Motwary - o ai debutti nella scultura di Adriano Cisani; alla curatela di Diane Pernet che occupa parte della Factory attraverso una selezione dei più interessanti designer locali; oppure alle rassegne cinematografiche di Reiner Holzemer dei suoi documentari su Martin Margiela e Juergen Teller, oltre alle numerose opere d’arte di Levan Mindiashvili e Roman Mykhailov. Nei luoghi di cultura che raccontano la nuova Georgia, i più giovani sono i veri protagonisti e vivono la città come laboratorio di sperimentazione dove raccontare un’identità scura, notturna, che rinasce ogni giorni di nuovo e che si espande su ogni versante creativo - motivo da cui nasce la necessità di fondare una settimana dedicata.

Opening of Exhibitions at Factory Tbilisi

Non a caso gli show più interessanti sono realizzati dalle nuove generazioni di creativi a cui viene data la possibilità di mostrare i loro lavori. Tutti, seppur diversi fra di loro, rappresentano il fervore di questa città attraverso i vestiti che, sfilando, diventano un’azione politica vera e propria, prendendo vita sui corpi dei ragazzi che sfilano.

Berhasm di Beso Turazashvili racconta una vita notturna fatta di abiti tagliati, vinile, pelle, denim e zip che si arrotolano sul corpo. I modelli vagano in una location tradizionale, fra il decoro barocco e la decadenza, scendendo una scalinata di ferro: la collezione prende spunto dalla vita reale e sembra di aver già visto i ragazzi e le ragazze fra le strade di Tbilisi. La collezione si intitola Chaos and New Order non a caso. La maglieria distrutta è coperta dai blazer perfetti e intonsi; la maglieria che sembra avere stampate delle facciate di case distrutte è abbinata a una longuette in denim perfetta. Fra i segni più distintivi, affiora la bandiera europea le cui stelle sono trasformate in borjgali, un segno che rappresenta il Sole e l’eternità del tempo. Con questo tipo di lettura, tutta la collezione prende un nuovo significato di positività verso il futuro e verso la luce.

Aka Prodiashvili

Lo show più esplicito e politico, irrazionale e sovversivo è di Aka Prodiashvili. Il promettente designer propone una collezione teatrale, distrutta dal tempo e dallo spazio, proveniente forse da un’altra dimensione. Ma sono i corpi traballanti e sensuali a rendere chiaro il messaggio. Prodiashvili è da sempre vicino al mondo LGBTQ+ attraverso la sua moda e diverse attività organizzate a Tbilisi. La cultura queer narrata dal designer è viva ma nascosta, spesso targetizzata dalle oppressive leggi: nel maggio 2023, durante la precedente edizione della Culture Week è stato organizzato il primo vero Drag Ball. Basti pensare che, per proteggere le identità dei e delle performer, era vietato filmare o scattare una qualsiasi foto. Oggi questa realtà è ancora più vera se si pensa alle possibili conseguenze opprimenti alle quali la politica del paese si sta sempre più avvicinando in vista dell’approvazione della legge anti-LGBTQ+. L’uscita finale della sfilata di Prodiashvili, un abito - bandiera dell’Unione Europea, è un urlo di speranza.

House of Jesus Star

A debuttare con il proprio brand è Lashao Gabunia, fondatore di Jesus Star e vincitore della scorsa edizione di BeNext. Più lontano dalla realtà politica, Gabunia racconta diverse generazioni e diversi corpi in una panoplia di stili spesso incoerenti fra di loro ma divertenti che danno un punto di vista fresco nella moda georgiana. Non si tratta di una collezione di protesta come quelle dei suoi colleghi, ma un punto di vista di forza per imporsi con il suo brand.

Situationist Studio

C’è poi chi, come Irakli Rusadze di Situationist, presenta una vera e propria installazione che va oltre al concetto di moda preferendo il messaggio alla forma. Entrando nella sala, si osserva subito una coperta enorme composta da 183 paia di scarpe intrecciate fra di loro attraverso una tecnica di crochet georgiana. Il senso di unità e di connessione è grafico, impressionante ma logico allo stesso tempo, unendo l’elemento che permette a tutte le persone di poter camminare, insieme, su questa terra.

La Culture Week si chiude con un evento di rara bellezza. Sofia Tchkonia invita ad assistere al concerto memoriale di Manana Egadze al Georgian Philharmonic Auditorium. La performance, diretta dal maestro Nikoloz Rachveli con la Georgian Philharmonic Orchestra e cantata dal mezzosoprano Anita Rachvelishvili ha affascinato per la delicatezza, per l’emotività dei suoni e degli strumenti; per il raccoglimento attorno alla musica e al piacere di condividere un momento così speciale, tutti insieme, inclusa la presidente Salomé Zourabichvili, esplicitamente contraria alla legge sugli agenti stranieri e al disegno anti-LGBTQ+.

Tutte le foto dell'articolo @gabbyacostta x @estrop_barcelona

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