Errore 404 alla Milano Fashion Week: tutti gli oggetti “fuori contesto” visti alla seconda sfilata Moschino di Adrian Appiolaza.
“I personaggi di Moschino sono esploratori che si spostano tra spazi differenti, idee e ideali, sfuggendo alla vita attraverso l'evasione” si legge nelle note del direttore creativo Adrian Appiolaza che, alla sua seconda sfilata per Moschino, ha portato un ufficio degli “oggetti smarriti” alla Milano Fashion Week. A tutti (o quasi - se rientrate nel quasi forse discendete direttamente dalla Dea Bendata) sarà capitato almeno una volta nella vita di rivolgersi al banco Lost and Found in aeroporto o in stazione con l'aria spaesata, il terrore negli occhi e la frustrazione nelle vene. Una borsa dimenticata o un bagaglio perso ci fanno sentire nudi, ci spogliano letteralmente e metaforicamente: però, cambiando prospettiva, diventano un imprevisto che ci porta a ripensare e ripensarci, a riflettere sugli abiti che indossiamo e sul modo in cui ci rappresentiamo, per tornare a connetterci con quello di cui abbiamo più bisogno. In fondo siamo tutti “uffici degli oggetti smarriti” che vanno e vengono, lasciando segni più o meno indelebili. Con una valanga di valigie accatastate sullo sfondo e il pieno di pezzi decontestualizzati in passerella, la collezione Moschino uomo primavera estate 2025 e Resort donna 2025, è un'esplorazione di funzionalità e destinazioni d'uso dell'umanità.
Chi ha detto che delle uova sode non possano essere degli orecchini? O che un croissant non possa essere un collier? O che delle graffette non possano essere trasformate in un top? «La collezione è un'esplorazione dell'esplorazione, per esplorare il mondo e la mente, esplorare Moschino» ha continuato Adrian Appiolaza. “It's better to dress as you wish than as you should” si legge su una borsa, così come su una t-shirt. Lo scrisse su un telo Franco Moschino presentando la collezione uomo primavera estate 1995: era la sua unica regola per rispondere all'inflazionatissima questione del come vestirsi (spoiler: come ti pare, non come dovresti). In un fax forniva le indicazioni da (non) seguire e quel fax, fatto a brandelli, si è trasformato in uno dei tanti oggetti fuori contesto della collezione, diventando una pelliccia di Tyvek bianco. Le stampe con le oche e gli abiti lingerie, la Survival Jacket piena di strumenti da lavoro e la collana di gigli: sono potenzialmente infiniti i riferimenti a quegli anni Novanta che hanno reso Moschino dirompente com'è.
Spighe e margherite sugli abiti e nella borsa, aerei sul copricapo o come spille, la pizza, l'anguria o il pallone da calcio come clutch o come stampa, fazzoletti come gonne e post-it sulle giacche, le corde come manici, bottiglie di vetro tra le mani e banane sbucciate sul lembo dei cardigan, macchie di sugo sulle canotte: ci sono anche emblemi dell'italianità tra le cose - e i pensieri - fuori posto. Decontestualizzati e risignificati, persi e poi ritrovati, gli oggetti smarriti possono essere un esercizio di libertà.
Leggi anche:
- Come riscoprire l'anima di Franco Moschino in 5 punti alla prima sfilata di Adrian Appiolaza
- Marine Serre porta il suo messaggio di pace nella sfilata sulle colline di Firenze per Pitti Uomo
- Jacquemus a Capri: giallo limonata, abiti oblò e zebra-chic per il nuovo stile Dolce vita
- «Gli abiti sono fatti per giocare»: intervista a Adrian Appiolaza, direttore creativo di Moschino
- La sfilata Max Mara Resort 2025 a Palazzo Ducale di Venezia, è una interpretazione femminile della figura di Marco Polo
- Blanket dress e kilt punk. La sfilata Dior Cruise 2025 in Scozia reinventa i capi iconici nei luoghi di Monsieur Dior
