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«Ho lasciato andare l'idea della performance». L'intervista a Julien Dossena nel backstage della sfilata Rabanne

Immagini esclusive dalla Paris Fashion Week: la collezione autunno inverno 2024 2025 ha portato in passerella l'intimità delle connessioni tra gli abiti e chi li indossa
Backstage  Sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025
©MATTDORTOMB

Poco dopo la sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025, Julien Dossena ci ha raccontato cosa vuol dire sublimare la quotidianità: l'intervista al direttore creativo e le immagini esclusive dal backstage.

Esiste un mondo tra il vestirsi per rappresentarsi agli occhi degli altri e il vestirsi per assecondare l'intimità delle proprie sensazioni. Ed è quello il luogo che Julien Dossena, alla direzione creativa di Rabanne dal 2013, ha scelto di esplorare. Nel vivere le sue abitudini, racconta quelle delle donne che incontra. Passa tanto tempo in metro, e ama girare Parigi a piedi. Si ferma a osservare le persone che ha intorno, riflette e immagina chi siano, cosa facciano, dove stiano andando, si chiede perché indossino un blazer spigato piuttosto che un trench leopardato, se abbiano dei figli, se stiano uscendo con le amiche o che lavoro facciano. Nelle attitudini che percepisce, nei gesti che nota riconosce un fare intimo, ed è esattamente in quella sfera così privata che ha avuto inizio l'evoluzione del suo modo di pensare gli abiti. «C'è qualcosa di molto poetico nella quotidianità, ed è esattamente quello che ho cercato di sublimare: nelle contrapposizioni tra le individualità, c'è ricchezza, c'è molteplicità, c'è tenerezza, c'è umanità». Alla Paris Fashion Week, Julien Dossena si è raccontato nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025.

Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

©MATTDORTOMB

Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

©MATTDORTOMB

Gli abiti della collezione Rabanne autunno inverno 2024 2025 raccontano un cambiamento, prima di tutto nell'approccio estetico. Cosa ha mosso la riflessione che c'è dietro?

Mi sono posto delle domande. Quali sono i miei pezzi preferiti? Perché lo sono? Cosa mi piace fare? Cosa mi piace vedere sulle persone? Ne è nato un enorme puzzle, che racchiude una moltitudine di attitudini differenti. E la stratificazione con cui ogni look è costruito riflette tutto questo. Non volevo qualcosa di raffinato, essenziale o incontaminato ma volevo che gli abiti apparissero “vivi” e corrispondessero alla realtà che ci circonda. Basta guardarsi intorno, camminando per strada, per rendersi conto che le persone indossano i colori, e non vivono in palette dai toni neutri. E poi in questa collezione c'è l'heritage di Rabanne - nei dettagli di maglia metallica, nei fiori lavorati come origami di pelle e assemblati con una sorta di rete, nelle borse create utilizzando piccoli dischi di cuoio uniti da anelli di metallo o nei cristalli applicati sui collant nude - ma ci sono anche le mie passioni, come gli scatti di I Love Fast Cars di Craig McDean.

Julien Dossena al termine di una sfilata Rabanne nel 2019

Peter White/Getty Images

Come hai scritto la tua versione della quotidianità?

Enfatizzando contraddizioni e combinazioni. Di tessuti come di forme. L'attitudine voleva essere la stessa di quando si va di corsa e si sceglie istintivamente cosa indossare, frugando nell'armadio. Quindi gli abiti leggeri dalle stampe floreali si accostano ai maglioni “del nonno”, le giacche in pelo sintetico si indossano con minigonne o pantaloni a quadri, le giacche pitonate si portano su camicette a quadretti vichy e i capi in panno di lana si combinano con la preziosità della maglia metallica, le paillettes con le t-shirt colorate e le camicie in mesh stampato con i pantaloni di velluto a coste. I top iperfemminili, dove le frange sembrano create passando il tessuto doppiato in un distruggi-documenti, si accostano a dei pantaloni sartoriali maschili e le tute - i cui interni sono foderati da stoffe floreali a contrasto - si indossano a metà, lasciandole cadere sotto un maglione come se ci si fosse vestite velocemente.

C'è qualcosa che nessuno immagina rispetto alla dimensione che hai creato?

Quello che mi ha insegnato Annie Ernaux, una scrittrice francese che - tra gli altri riconoscimenti - nel 2022 ha ottenuto anche il Premio Nobel per la Letteratura. Leggerla mi ha toccato profondamente: racconta le donne, le loro realtà, i loro sentimenti, lo spazio che occupano nella società e ho capito che c'era ancora tanto che non sapevo. In Journal du dehors, pubblicato nel 1993 da Edizioni Gallimard, descrive scene di vita vissuta in metro, sugli autobus o nei supermercati, diverse di giorno in giorno. Il suo modo di osservarle mi ha ispirato molto.

Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

©MATTDORTOMB

Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Se questa collezione fosse una canzone, quale sarebbe?

Tom's Diner di Suzanne Vega. Descrive la “banalità” degli eventi quotidiani in un piccolo ristorante di New York. Spesso le nostre vite sembrano essere virtuali e non ci fermiamo mai a guardare il mondo che abbiamo intorno, ma solo osservare gli altri può portarci a comprendere e essere empatici.

Con che occhi la guardi oggi?

Mi fa stare bene, mi fa sentire bene. Ha qualcosa di molto personale, perché ho lasciato andare l'idea della performance. La donna che amo è quella che incontro per strada, è quella con cui riesco a stabilire una connessione vera, lontana dallo stereotipo della borghese che frequenta gallerie di nicchia per comprare opere d'arte. Avevo voglia di vestire le donne che mi circondano. Tradurre, decodificare l'umanità che mi piace è il motivo per cui faccio questo mestiere, e l'umanità che mi piace è quella che posso osservare. Sono felice di averlo fatto.

Cosa vuol dire vestire le persone nel 2024?

È difficile, spesso ci si sente sopraffatti, soprattutto da quello che accade nel mondo. Non c'è equilibrio, e proprio per questo avevo bisogno di raccontare le persone e le loro realtà. Mettersi nei panni degli altri, immaginare le loro vite, insegna a essere tolleranti e io ho ancora speranza nell'umanità.

Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Come si è evoluto il tuo approccio alla moda negli oltre dieci anni da Rabanne?

Mi sembra di essere una persona completamente diversa rispetto a quando ho iniziato ma, parallelamente, sento di essere sempre la stessa. Ci è voluto del tempo perché acquisissi la sicurezza per definire un lessico e un vocabolario che corrispondessero alla mia visione. La moda si evolve grazie al piacere che mi dà cercare sempre qualcosa di nuovo. Non mi piace annoiarmi, e ho il bisogno costante di esplorare territori che non conosco ancora.

Da bambino avresti mai immaginato un futuro come quello che hai costruito?

Adoravo disegnare, e sapevo che lo avrei fatto a lungo ma la moda non era un mondo che immaginavo, perché non appartiene alla dimensione in cui sono cresciuto (Julien Dossena è nato nel 1982 a Ploemeur dans le Morbihan, una piccolissima cittadina in Bretagna, una regione nel nord-ovest della Francia, ndr). E ho scoperto tardi che la moda non è fatta solo degli abiti che si trovano nei negozi. La mia famiglia lavorava nella ristorazione, per cui ho sempre avuto affinità con i lavori manuali. Se il bambino che ero guardasse l'adulto che sono, però, sono certo che penserebbe che ha senso essere qui, ora, nonostante non potesse immaginarlo.

Cosa ti ha insegnato questo lavoro?

A non lasciarmi sopraffare dallo stress. Alla fine un vestito è solo un vestito, anche se è una forma di espressione personale. Un amico qualche tempo fa mi ha fatto riflettere: mi ha ricordato che anche se qualcosa dovesse andare male nel momento di lancio di una collezione, sei mesi dopo abbiamo di nuovo l'opportunità di raccontare qualcosa e lavorare meglio su ciò che pensiamo di aver sbagliato.

Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

©MATTDORTOMB

Qual è il cambiamento più importante che vorresti vedere nella moda?

Torno a un concetto di cui parlavamo all'inizio: vorrei ci si distaccasse dall'idea della performance. Dev'essere sempre tutto esplosivo, perché il mondo dei social media va così: funziona quando le immagini sono d'impatto. Vorrei invece che ogni designer o ogni grande marchio potesse concedersi di smettere di correre. Quando ci si ferma si ha modo di abitare il presente con consapevolezza, e magari crescere, fare meglio, individuare la direzione giusta.

Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Creare ti porta a rincorrere la perfezione?

È esattamente quello di cui parlavo. Sto cercando di sbarazzarmi di quest'idea. Cercavo di arrivare con i tempi giusti, ero quasi ossessionato dal dover essere moderno… ora cerco di essere reale per sentirmi libero.

Guarda tutte le immagini esclusive dal backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025:

Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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Nel backstage della sfilata Rabanne autunno inverno 2024 2025

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