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«Racconto la quotidianità di periferia». Parola a Marcello Pipitone, tra i tre vincitori del CNMI Fashion Trust Grant 2023

Il designer milanese ha vinto con il suo sportswear complesso e attento al riuso e in occasione della settimana della moda maschile a Milano ha presentato alla Galleria Sozzani Metropoli, la sua prima collezione
Marcello Pipitone tra i tre vincitori del CNMI Fashion Trust Grant 2023 spiega «Racconto la quotidianità di periferia»

Marcello Pipitone e il suo brand sostenibile e dal gusto sportswear valorizza il suo quartiere Bonola di Milano, dove il suo percorso ha avuto inizio. Durante la Milano Fashion Week Men's ha presentato alla Galleria Sozzani Metropoli, la sua prima collezione.

Bonola è un quartiere periferico di Milano, sviluppatosi a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, quando si costruivano tanti palazzi uguali per accogliere chi veniva da ogni parte d’Italia col fine di trovare fortuna nel capoluogo lombardo. Il risultato erano agglomerati di case e distese di cemento, alternate a campi incolti ed edifici ricoperti di murales. «Le mie origini non sono nobili», ammette Marcello Pipitone, giovane stilista emergente posizionatosi tra i tre vincitori del CNMI Fashion Trust Grant 2023, ma a lui poco importa. Anzi, ne va fiero e si fa inserire sul calendario ufficiale della Milano Fashion Week Uomo a nome di “Marcello Pipitone - Bonola”, come il logo del marchio, perché da quel quartiere è partita la parentesi milanese dei suoi nonni, metà siciliani e metà pugliesi. Poi la narrazione del proprio percorso.

Marcello Pipitone durante la sua presentazione alla settimana della moda maschile di Milano di giugno 2023

Classe 1996, studia grafica al liceo artistico e solo successivamente decide di frequentare l’indirizzo di fashion design allo IED di Milano, seguito dal debutto in passerella nel 2019 e dal progetto di scouting “Who is on Next?” nel 2021, dove arriva in finale - ma confessa di non essersi impegnato abbastanza per vincere. «Colorando delle magliette in quinta liceo mi sono chiesto se la moda potesse essere il mio futuro, quando di questo sapevo ben poco», racconta la promessa italiana dell’abbigliamento sportivo, smantellando la classica favola della passione per i vestiti sin dalla giovane età. Marcello, a differenza degli altri, parte dal mondo del basket e dell’atletica, praticata in maniera agonistica, di pari passo al fanatismo per il Milan, la sua squadra di calcio del cuore: una serie di rimandi che hanno costruito quell’estetica vicina allo sportswear, e casualmente all’upcycling tradotto in brandelli di vestiti preesistenti, poi ricomposti ad arte in tute, jeans, cappotti e abiti fascianti.

Marcello Pipitone autunno inverno 2023 2024

Marcello Pipitone autunno inverno 2023 2024

«In periferia le attività sportive sono l’unico modo per aggregarsi, invece la metro per evadere», soprattutto la stazione Bonola presente sulla linea M1, quella rossa che porta al Duomo. E anche al logo di Marcello Pipitone, in cui si incontrano le simbologie tipiche del centro di Milano, come la lingua del grifone, e un elmo che sta ad indicare sia «la guerra pacifica dello sport» sia il bisogno di proteggersi, perché nell’hinterland «nessuno guarda nessuno». E se i presupposti sono questi, l’esito potevano soltanto essere abiti pragmatici (ma complessi) accompagnati da una storia altrettanto vera, fatta di sacrifici nel pagare le rette e di autoespressione. Possibilmente attraverso i vestiti, sia maschili sia femminili.

Marcello Pipitone autunno inverno 2021 2022 - foto Alessio Keilty

Da una passione ne hai creata un’altra. Ma cosa hai trovato nello sport?

Il legame che una semplice maglietta riesce a creare con migliaia di persone. E l’energia dei colori, anche solo uno, in cui si identificano i tifosi di giocatori e squadre. La moda è radicata nei dettagli dell’abbigliamento tecnico. Basti pensare alle cuciture, ai tessuti in contrasto delle divise da calcio durante gli anni Novanta e Duemila. Le ho sempre indossate, sentendomi banalmente stiloso, che banale non è. Ora il design dei prodotti sportivi è quasi minimalista, ma non il mio.

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E il Marcello bambino aveva mai colto quell’aspetto modaiolo nello sport?

Certo, a partire dalle casacche dei giocatori dell’NBA. Mi attiravano i colori che si susseguivano nelle cassette che guardavo continuamente. Poi nel motociclismo, e non solo, in cui le maglie assumono forme sinuose sui muscoli del corpo. Così l’osservatore si illude che ci sia un certo dinamismo, una velocità anche quando realmente non c’è. E in questo collaboravano le grafiche “complesse” utilizzate venti, trenta anni fa. Oggi risento molto di queste influenze nelle scelte cromatiche. Ad esempio, la triade bianco, nero e rosso, che spesso ritorna insieme all’azzurro, si rifà a Michael Jordan e ai Chicago Bulls, di cui ho una maglia originale appesa in laboratorio. E pure al Milan e alla metro rossa.

Marcello Pipitone autunno inverno 2021 2022 - foto Alessio Keilty

Nella moda, come nel calcio e nel basket, si gioca in squadra. Tu invece?

Formalmente sono da solo nella creazione dei capi d’abbigliamento, ma il concetto di gruppo si vede in altri aspetti altrettanto importanti. Per me la “squadra” è formata dall’amico che ha comprato il mio primo pantalone convincendomi a prendere seriamente ciò che stessi facendo, i miei genitori che hanno fatto il possibile per aiutarmi, le fabbriche Tintoria Emiliana e Tessuti di Sondrio che mi sostengono dai primi tempi, mio nonno pittore che all’inizio rise al pensiero di un nipote stilista, poi ricredendosi, il grafico e compagno di liceo Giacomo Stringa che ha concretizzato il logo da me ideato. Insomma, tutti coloro che nel tempo mi hanno dato una mano, e a cui ho cercato di dare qualcosa indietro.

Come si articola il tuo processo creativo?

Inizio da parole chiave o storie che voglio raccontare. Per esempio, la collezione alla quale sto lavorando in queste settimane, Metropoli, parte da “Milano” e “città”. Poi dedico la maggior parte del tempo all’osservazione, alla ricerca, al girovagare e al fotografare cose o persone. Dopo mesi di riflessione e bozzetti, disegno d’impatto per vedere cosa creo, mettendo da parte il ragionamento.

Marcello Pipitone al CNMI Fashion Trust Grant 2023, foto di Lucas Possiede

Ci sono altri elementi che lo guidano?

La quotidianità, soprattutto quella periferica. Dai nonni che giocano a bocce fino ai gruppi di ragazzini che si atteggiano allo stesso modo con gli stessi vestiti. Spesso mi rendo conto di star osservando la gente in metro, che per me è come viaggiare. Non mi chiudo nei confini del quartiere e mi piace osservare tutto perché il mio parametro è la gente di strada, la gente comune. E questo si riversa sia nel processo creativo sia nella comunicazione dei vestiti, quindi nelle foto e nei video.

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Si può parlare anche di upcycling guardando le tue creazioni. Lo senti come un bisogno quello di riutilizzare?

Più che altro sento il bisogno di materiale che non ho a disposizione, questo specialmente all’inizio del percorso. I miei abiti sono un punto d’incontro tra upcycling e una sorta di patchwork, perché incastro in un cartamodello più pezzi di tessuto, che capita io non abbia nelle giuste quantità. Mi sento anche obbligato a riutilizzare perché i tessuti nuovi che si acquistano da aziende o stoccaggi sono poco lavorabili a causa della loro rigidità. Questo non avviene con vestiti usati o vintage, dotati anche di cerniere, cuciture e zip, che ottenevo così senza andarli a comprare. Alla fine nasce tutto dal senso di adattamento spinto dalla necessità di creare. E dal caso, visto che le prime volte amici e parenti mi diedero capi nuovi e non, in cui ho trovato il mio tratto distintivo.

Definiresti il tuo brand ecosostenibile?

Produrre non è sostenibile, bisognerebbe non fondare proprio un marchio. Per quanto io possa cercare di fare meno danni possibili all’ambiente, ne causerò sempre. Magari “sostenibile” è un artista che assembla artigianalmente, come i miei pezzi unici o commissioni su misura. Credo che di vestiti, ad oggi, ce ne siano fin troppi e che potremmo cessare la produzione, addirittura per le generazioni future (ma la moda sfortunatamente non è solo utilità, n.d.r.).

Who is on Next? 2021

Elisabetta Villa/Getty Images

In passato hai partecipato al concorso “Who is on Next?”, posizionandoti tra i finalisti. Hai imparato qualcosa da quell’esperienza?

Ammetto di non essermi impegnato molto in quell’occasione, eppure mi ha fatto comprendere che parte tutto da noi. È molto importante l’aiuto degli altri, nel mio caso quello di Sara Sozzani Maino (Educational & Scouting Advisor per Vogue Italia) che ringrazierò sempre, però dobbiamo essere i primi ad agire a nostro favore. Poi segue un buon product placement, in cui credo perché tanti mi hanno notato grazie alla maglia indossata dal rapper Ghali o dal calciatore Chiellini. Magari qualche celebrità internazionale aiuterebbe ancora di più, vedi Francesco Murano e l’abito per Beyoncé. Ma sono sfacciato e continuerò a contattare Drake per inviargli un mio pezzo. Ci vuole anche coraggio in questo lavoro.

Invece cosa ha in serbo Marcello Pipitone per il futuro?

Una collezione, ancora in produzione, che omaggia tutto il lavoro svolto da me fino ad oggi e una collaborazione con una ragazza incentrata su intimo e abbigliamento femminile, che produco meno di quello maschile. Ma senza grandi differenze nel design. Poi una presentazione il 17 giugno alla Milano Fashion Week Uomo, un grande progetto, per ora segreto, e tanto altro ancora.

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