Leggende olimpiche: 14 foto rare ed emozionanti di atleti che hanno scritto la storia dei Giochi

Atleti olimpici: 14 foto rare ed emozionanti dei momenti che sono entrati nella leggenda dei Giochi, dal 1896 al presente

«Fotografare gli atleti quando si stanno ancora preparando significa concentrarsi sugli atleti stessi», ha detto una volta Annie Leibovitz. «La loro dedizione, la loro gioia, il loro dolore, la loro maestria è ciò che ci fa appassionare ai Giochi Olimpici». Un nuovo libro di Assouline, The Last Heroes: 100 Moments of Olympic Legend, dimostra quanto ciò sia vero. Le sue 100 immagini – alcune delle quali mai pubblicate prima – dedicate a questo appuntamento quadriennale con lo sport compongono un'ode visiva al costante trionfo dello spirito umano.

Scritto da un duo di giornalisti sportivi francesi, Olivier Margot e Etienne Bonamy, The Last Heroes comincia il suo racconto nel 1896, con la prima edizione delle Olimpiadi moderne, svoltasi ad Atene. Attraverso le pagine del libro, Margot e Bonamy ripercorrono la storia degli sport e il modo in cui questi hanno contribuito a definire i tempi e li hanno riflessi. «Non parla di un pericolo imminente, ma testimonia solo una resistenza infinita», scrivono a proposito dell'oro conquistato da Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936, davanti a un Adolf Hitler non esattamente entusiasta di assistere alla vittoria di un atleta Nero. Il volume include anche un titolo di giornale del 1980, quando, in piena Guerra Fredda, gli Stati Uniti boicottarono i Giochi Olimpici di Mosca.

«Il motivo per cui le Olimpiadi hanno attraversato il XX secolo e sono entrate nel XXI è che continuano a essere simbolo di una modernità che ha influenzato le nostre società, con i suoi successi e fallimenti, il suo coraggio e le sue debolezze», dice Bonamy. «Le storie vengono raccontate attraverso i successi e le medaglie, ma anche attraverso i fallimenti e le sconfitte».

C'è grande attenzione, nelle pagine del volume, alla componente umana ed emozionale dell'agonismo. Quando ci viene mostrato un ritratto della velocista Wilma Rudolph, ad esempio, ci viene anche spiegato come lei superò la poliomielite infantile per diventare un'atleta da record mondiale. Altrove viene raccontata la storia di Kerri Strug, la ginnasta americana che riuscì a concludere un volteggio atterrando solo sul piede destro – si era infortunata la caviglia sinistra –, facendo vincere l'oro alla sua squadra. «Questi atleti, da Owens a Bolt, da Weissmuller a Phelps, da Charlotte Cooper a Nadia Comaneci, da Wilma Rudolph a Simone Biles, rappresentano tutti una verità, un'epoca, una battaglia, una causa», dice Bonamy. «Ne abbiamo scelti cento per preservare la memoria, ma sono migliaia gli uomini e le donne che la mantengono viva. I Giochi Olimpici prefigurano costantemente un futuro. Sognare in grande è l'essenza dello sport».