Forte dei Marmi: gli Agnelli, gli anni 60 e la Capannina. Una storia di stile, spiagge e spensieratezza

Una località mito della Versilia raccontata attraverso i suoi simboli. In un coffe table book
Forte dei Marmi
Foto Iacopo Pasqui

Forte dei Marmi, la località mito della Versilia raccontata in un libro attraverso i suoi simboli: le ville del quartiere Roma Imperiale, gli Agnelli e la Capannina

La storia di Forte dei Marmi comincia dal marmo perché il suo nome è un omaggio al fortino fatto costruire nel 1788 dal Granduca Pietro Leopoldo I di Lorena per proteggere le Alpi Apuane, che abbracciano la piccola città, dalle incursioni dei pirati barbareschi. I primi turisti arrivarono verso la fine dell'Ottocento, epoca in cui Gabriele D'Annunzio a cavallo si lanciava al galoppo lungo la spiaggia tra le grida dei bagnanti. Era un turismo insolito quello di allora, vissuto da ricchi e ricchissimi in un'Italia molto povera.

Il libro, lo stile

“Forte dei Marmi” e il suo stile sono raccontati in un libro ricco di immagini evocative e di storie; svela l'anima e la natura leggera di questa città toscana, tra le più iconiche della Versilia. Se negli anni Sessanta-Settanta ha vissuto il suo periodo d'oro oggi si gode gli echi di quella fama senza sollevare (di proposito) troppo clamore, così da attirare gli abitué e un turismo non troppo esuberante per non rovinare la pace che si coltiva tra i pini marittimi e le larghe e lunghe spiagge ancor più belle d'inverno. Scritto dall'autore toscano Edoardo Nesi (Premio Strega nel 2011) ed edito da Assouline con la sua grafica “balneare” è il coffe table book dell'estate.

Villa Simens e le prime ville negli anni Venti

Come racconta l'autore fu nel primo Novecento che arrivarono aristocratici e industriali tedeschi e britannici e si innamorarono di questo tratto di costa così rassicurante fino a fondare il leggendario quartiere Roma Imperiale del Forte, nella zona sud, al confine con Marina di Pietrasanta. Un quartiere incredibile dove ancora oggi le antiche ville sono chiuse da alte siepi di pitosforo e i giardini sconfinati mostrano pini imponenti e magnolie potate a forma conica. Nel tempo le ville furono poi acquistate dai milanesi benestanti. Tra tutte si erge Villa Siemens, la grande residenza estiva della dinastia industriale tedesca con i suoi soffitti affrescati da Adolf von Hildebrand, discepolo di Arnold Böcklin, il grande maestro del Simbolismo. Sia Böcklin che Hildebrand furono negli anni ospiti frequenti a Forte dei Marmi.

Arrivarono poi gli Agnelli

«Successivamente arrivò la famiglia Agnelli», scrive nesi «che iniziò a trascorrere qui le sue estati già dagli anni '20. E soggiornarono a Villa Costanza, ora Hotel Augustus, arrivando e partendo in idrovolante, mentre il premio Nobel Thomas Mann portava qui la sua famiglia per le vacanze estive. E poi una serie di pensatori e artisti italiani - tra cui Carlo Carrà, Enrico Pea, Ardengo Soffici, Giovanni Papini e Lorenzo Viani - vennero a discutere di arte al “Quarto Platano” del Caffè Roma, cuore stesso del Forte». Intorno all'inizio degli anni Sessanta la storia del Forte comincia a cambiare corso, la costaTirrenica diventa meta privilegiata della neonata borghesia italiana e la Versilia è il simbolo di quel periodo prospero e spensierato. Tutto quello che chiedono le nuove classi di lavoratori è trascorrere le quattro settimane di agosto su queste spiagge, dove sentono che la vita e l'aria diventano più leggere. Forte è il luogo dove girare in bicicletta o al massimo in Vespa, dove passeggiare tra i negozietti del centro o prendere un espresso da Principe, il grande bar nel cuore della città. Oppure si può andare sulla lunga spiaggia che negli anni Sessanta era invasa da frotte di ragazzi che con il loro andirivieni sul bagnasciuga e i tuffi tra le onde rendevano tutto così allegro e spumeggiante. E' in quello stesso periodo che nasce il mito della Capannina , il leggendario locale notturno sul lungomare fondato all'epoca della famiglia Agnelli che pensò di realizzare un club in omaggio e a somiglianza delle ville della Roma Imperiale.

«Dopo ogni estate, penso di non aver fatto altro che leggere, incontrare persone, fare amicizia, mangiare, bere»

«Forse parte del merito della bellezza di Forte dei Marmi», si interroga l'autore, che conosce questo luogo fin bambino, «sta proprio nelle sue spiagge. Quelle spiagge si estendono più a lungo che nella maggior parte delle altre città balneari del mondo. Ti chiamano, e d'inverno sono ancora più belle perché sembrano più lunghi che mai. A Forte non esistono spiagge nascoste e segrete, perché c'è una sola spiaggia, lunghissima, di sabbia finissima e chiarissima, che ogni sera viene rastrellata dagli addetti agli stabilimenti balneari che sistemano minuziosamente sdraio e lettini in legno e tela e sedie da regista sotto i tendoni. E ombrelloni da spiaggia, perfettamente posizionati. Quando qualcuno ti chiede cosa hai fatto tutta l'estate, spesso rimani perplesso. Difficile provare a raccontare a qualcuno un'estate a Forte dei Marmi. Dopo ogni estate, penso di non aver fatto altro che leggere, incontrare persone, fare amicizia, mangiare, bere e guardare il sole tramontare in fondo a quell'illusione ottica di un golfo, che sprofonda dietro l'Isola del Tino».

Marlene Dietrich alla Bussola a Marina di Pietrasanta nel 1972. Insieme alla Capannina è uno dei locali più popolari della Versilia a partire dagli anni Sessanta.

Mondadori Portfolio/Getty Images

Ape Calessino dei bagni Annetta

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Vittorio Gassman con la figlia Vittoria al bar della Bussola nel 1968 mentre attende un concerto di Charles Aznavour

Mondadori Portfolio/Getty Images
2D7MTMM view of the exclusive and luxurious beach of Forte dei MarmiFederico Neri / Alamy Stock Photo

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Un gruppo di giovani su un'Alfa Romeo Spider a Forte dei Marmi, 1982

Mondadori Portfolio/Getty Images

Le Alpi Apune alle spalle di Forte dei Marmi

Massimo Dallaglio / Alamy Stock Photo

La cover del libro di Assouline “Forte dei Marmi”

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