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Penélope Cruz e Brad Pitt protagonisti nel video Chanel che svela la nuova 11.12. L'attrice ne parla a Vogue in esclusiva

Tutti pazzi per il cortometraggio che ha aperto la sfilata AI di Chanel. Protagonista Penélope Cruz, con Brad Pitt… e una borsa molto particolare. Ne abbiamo parlato con l'attrice spagnola
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Penélope Cruz, protagonista con Brad Pitt del cortometraggio di Chanel che ha aperto la sfilata autunno inverno 2024 2025, si racconta

Persino quando a sfilare è Chanel, accade di rado che il pubblico applauda prima dell'ingresso in scena del primo look della collezione. Eppure è esattamente quello che è successo al défilé autunno inverno 2024 2025, tenutosi martedì 5 marzo durante la Paris Fashion Week. Il motivo? In realtà, di ragioni ce ne sono tre: Penélope Cruz, Brad Pitt e una borsa Chanel 11.12 nera trapuntata con catena, una versione reinterpretata dell'iconica 2.55 creata da Gabrielle Coco Chanel nel 1955 per avere, finalmente, le mani libere dalle borse.

La Chanel 11.12, protagonista del cortometraggio

La 11.12 è una delle protagoniste assolute del cortometraggio. L'effetto trapuntato morbido e voluminoso riprende la morbidezza dei sofà presenti nell'appartamento di Coco Chanel in 31, Rue Cambon a Parigi e la tracolla ripropone la comodità della 2.55. Tra i segreti della nuova versione 11.12 vi è una taschina all'interno che si chiama "Smiling Pocket" in riferimento al sorriso più celebre al mondo, ovvero quello di Monna Lisa. Avete poi notato che la somma dei numeri del nome della borsa da l'iconico 5? La numerologia era un elemento importante nella filosofia di Gabrielle Coco Chanel, come potete ascoltare nel nostro podcast che avevamo dedicato a Chanel N.5 in occasione dei suoi primi 100 anni.

Leggete (e ascoltate anche): Chanel e la numerologia: il profumo Chanel N.5 compie 100 anni

Omaggio a Claude Lelouch

Per la prima volta nella loro carriera, i due attori premi Oscar si sono ritrovati a lavorare in coppia sul set per un cortometraggio di cui l'iconica borsa Chanel è la silenziosa protagonista. Diretto da Inez & Vinoodh, il film è stato presentato a sorpresa, in anteprima mondiale, prima dell'inizio della sfilata autunno inverno 2024 2025. Si tratta di un omaggio a un classico della Nouvelle Vague cinematografica, Un uomo, una donna (1966), diretto da Claude Lelouch. Nella pellicola originale, Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant interpretano due genitori vedovi che si conoscono nel collegio dei rispettivi figli. L'incontro dà il via a una serie di eventi, in un'atmosfera sempre più surriscaldata dall'intensità della loro attrazione reciproca.

Il rovesciamento dei ruoli

Il breve omaggio di Chanel si concentra su una sequenza chiave del film, in cui i due protagonisti, seduti l'uno di fronte all'altro nel ristorante di un hotel di Deauville, interagiscono attraverso un dialogo sempre più serrato. Nella pellicola del 1966, Lelouch aveva collocato una borsa sulla tavola, una Chanel di proprietà della stessa Anouk Aimée che era amica personale di Gabrielle Chanel e ha usato, oltre alla borsa, altri accessori e abiti suoi per le scene dal momento che il film era a basso budget.

Una scena di "Un homme et une femme", photo courtesy Chanel

Questo terzo “commensale” torna nel cortometraggio con Cruz e Pitt, che vede i due serviti da una cameriera interpretata dalla modella Rianne Van Rompaey, alla quale, nel finale, Cruz chiede: «Avete camere libere?».

Nel film di Lelouch, era Jean-Louis Trintignant a porre la domanda, ma nel remake di Chanel i ruoli risultano invertiti. Come hanno spiegato Inez & Vinoodh, «la complicità tra donne è ciò che incoraggia Penélope a fare la prima mossa».

Un accessorio “cinematografico”

A proposito del posizionamento simbolico della borsa tra Cruz e Pitt, la direttrice artistica di Chanel, Virginie Viard, ha detto: «È un oggetto del desiderio che ispira sogni, che mi fa sognare. La sensazione che si prova toccandola mi piace tanto quanto il modo in cui è realizzata. Adoro la sua dimensione cinematografica».

Dov'era Brad?

Pitt non ha potuto assistere alla sfilata, trattenuto altrove dalle riprese di un film ambientato nel mondo della Formula Uno. Nel front row, era invece presente Penélope Cruz, che ormai vanta un lungo rapporto con Chanel. L'abbiamo incontrata al termine del défilé.

Intervista esclusiva a Penélope Cruz

Vogue: Penélope, alla fine di quella che è stata la prima del suo film più recente, il pubblico di Chanel ha applaudito e applaudito. Un buon segno...

Penélope Cruz: «È stato un momento così bello assistere per la prima volta alla proiezione del cortometraggio alla presenza del pubblico. L'avevo già visto varie volte, ma da sola, a casa. E credo che Inez & Vinoodh abbiano realizzato qualcosa di incredibile. Un uomo, una donna è in assoluto uno dei miei film preferiti e Claude Lelouch è uno dei registi che prediligo. Anouk Aimée, poi, è sempre stata una delle attrici che amo di più. È di una tale bellezza, è una tale icona della moda… Quindi, aver potuto prendere parte a questo splendido omaggio al film, a Claude, al Festival di Deauville, al rapporto tra Chanel e la città e tra quest'ultima e Gabrielle…».

Dopo la proiezione del film – e dopo gli applausi –, le modelle sono salite in passerella sullo sfondo di scene girate da Inez & Vinoodh, alcune delle quali mostravano lei e Brad mentre camminavate sul lungomare. Pur trattandosi di una proiezione, l'ambientazione si adattava bene alla collezione.

«Sì. Vedere le ragazze sfilare in primo piano con le nostre piccole sagome, più lontano, sulla spiaggia...».

È la prima volta che si trova a fare coppia sulla schermo con Brad Pitt, anche se avete lavorato entrambi in The Counselor, di Ridley Scott.

«Si. Per The Counselor, abbiamo partecipato tutti e due ad alcune letture della sceneggiatura insieme a Ridley. Ci siamo conosciuti lì. Poi l'ho rivisto qualche volta agli Oscar e al party che Guy Oseary organizza ogni anno dopo la cerimonia, e una volta, molti anni fa, ho cenato con lui insieme a mio marito [Javier Bardem], quindi lo conoscevo un po', ma non molto. Le riprese del cortometraggio per Chanel sono durate due giorni e ci siamo divertiti molto. Avremmo tutti voluto che Brad fosse qui, oggi. Ma sta lavorando a un film, tra l'altro insieme a mio marito».

Anche Claude Lelouch è venuto sul set, vero?

«Sì, ed è stato un momento molto speciale. Ho potuto dirgli quanto il suo lavoro sia importante per me. Soprattutto Un uomo, una donna. È arrivato con una macchina pazzesca, indossando una giacca da pilota: sembrava quasi che in lui rivivesse qualcosa del personaggio di Trintignant».

Una scena fondamentale sia nell'originale di Lelouch sia nel cortometraggio è quella in cui i due protagonisti sono seduti uno di fronte all'altro nel ristorante dell'hotel. È un momento carico dell'energia della loro crescente attrazione reciproca, e la borsetta di Anne Gauthier, il personaggio interpretato da Anouk Aimée, si trova sulla tavola tra loro...

«Da adolescente, ho guardato il film più volte, e ricordo che la borsa non distoglieva l'attenzione da ciò che accadeva in quella scena. Ma è un elemento così sexy e fa parte della magia che Claude ha saputo creare tra i due personaggi. Ha un valore profondamente simbolico. All'epoca, ricordo di avere desiderato di poterne possedere una, un giorno».

Immagino che ora ne possieda più di una. Quello tra lei e la maison è un rapporto di lunga data.

«Sì. Era il 1999 quando ho assistito alla mia prima sfilata di Chanel. È stato in quell'occasione che ho conosciuto Elsa Heizmann e Karl Lagerfeld e molte delle persone che ancora oggi lavorano per la maison. Mi hanno sempre fatto sentire parte della famiglia Chanel. E non lo dico tanto per dire. Sono così gentili e hanno un'incredibile etica del lavoro. C'è molto rispetto per ogni singolo dipendente, in ogni reparto. Mi piace fare un salto in atelier il giorno prima della sfilata per vedere cos'hanno realizzato. Lì nessuno guarda mai l'orologio. Ci sono delle sarte che lavorano per Chanel da 30 o 40 anni e, se pensano che qualcosa non sia assolutamente perfetto, non vanno a casa finché non sono soddisfatte del risultato. È come se la maison fosse il loro bambino, quasi la sentissero come loro. Se poi si visita Le19m [il quartier generale dei Métiers d’Art], si scopre il lato artigianale di Chanel: il tempo e l'attenzione ai dettagli che vengono dedicati alla realizzazione di ogni singolo pezzo, e non parliamo solo della couture, ma di ogni collezione. Per me, si tratta di un patrimonio che il mondo della moda non può perdere. Non ci sono molte maison ancora in grado di fare cose del genere».

C'è un parallelo tra queste attività artigianali e il lavoro del regista?

«Sì. Prendiamo il modo in cui Pedro Almodóvar realizza un film: ci sono diversi livelli di lettura, ogni dettaglio è stato accuratamente studiato e ha un significato…. È così che si esprime l'incredibile talento di Virginie, come, prima di lei, si esprimeva quello di Karl e, prima ancora, quello di Gabrielle. Ci vogliono il duro lavoro, la dedizione, il talento di tante persone. Il modo in cui sento di far parte di questa famiglia è lo stesso che sentono tutti: si crea un legame così forte da farti desiderare di poter restituire qualcosa di ciò che hai ricevuto».

E, in questo caso, lei ha portato qualcosa del suo talento a Chanel…

«È un cortometraggio, ma narra una storia, quindi mi trovo a mio agio, anche per quanto riguarda l'omaggio a un personaggio iconico. Credo che il film funzioni perché racconta una vicenda realistica. E la collezione era in sintonia con il film per lo stesso motivo. I cappelli sono stati la prima cosa che Coco Chanel ha realizzato e venduto, e il suo primo negozio era a Deauville. E poi anche le camicette… Era il 1912, anno più, anno meno, e si trattava di qualcosa di molto coraggioso per l'epoca, perché lei non guardava solo all'eleganza, ma anche alla comodità. Vestiva le sorelle e le loro amiche con camicette e cappelli e le mandava a passeggiare sulla stessa promenade, sullo stesso pontile che vediamo nel film. Questo era il social media “passaparola” dell'epoca».

Non ho mai intervistato una testimonial con una conoscenza così approfondita della storia del brand a cui presta il volto.

«È una cosa che diverte molto i miei amici a Chanel. "Se abbiamo un dubbio sulla provenienza di un pezzo, chiamiamo te", dicono ridendo. Nel 2019 ho lavorato come redattrice per Vogue Spain e abbiamo realizzato due copertine con Peter Lindbergh in omaggio a Karl. Abbiamo fatto arrivare da Parigi dei camion carichi di pezzi d'archivio. Durante lo shooting, abbiamo parlato tutto il tempo di Karl, ma non avevamo idea di quanto fosse malato. È mancato quella stessa notte. Gli volevamo molto bene. Ho condiviso con lui tante storie incredibili. E, sinceramente, non potrei immaginare nessuno al mondo più idoneo di Virginie a seguirne le orme. Lei sta facendo un ottimo lavoro, un lavoro incredibile, riuscendo a essere se stessa e, allo stesso tempo, incarnando al cento per cento l'essenza di Chanel».

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Vogue USA.