Biografia

Così Sarah Burton ci ha invogliato a vestirci come regine punk

Ha lasciato Alexander McQueen dopo 13 anni nel ruolo di direttrice creativa e ora attendiamo di vedere come (e dove) ricreerà il suo concetto di empowerment femminile, tra natura e monarche, per cui il «processo creativo non è mai finito»
Sarah Burton
Fairchild Archive/Getty Images

Sarah Burton, la sua storia fino a ora

Nata nel 1974 a Macclesfield, nel Cheshire, ricorda la sua infanzia come una conoscenza che «è qualcosa che nessuno può portar via», come le ripeteva spesso il padre. Conoscenza - e credo per la creatività che proviene da ogni luogo - che Burton ha messo interamente nel suo lavoro di stilista, prima grazie al corso in arte, alla Withington Girls School di Manchester, e successivamente in moda, al Central Saint Martin’s College londinese. Era il 1996 quando, a 21 anni, la designer entra a lavorare nell’atelier di McQueen grazie a uno stage supportato dal caro amico di Alexander, Simon Ungless. Il resto è leggenda: susseguono un tirocinio e la carica di assistente personale dello stilista, con cui diventa molto amica, sino al ruolo, nel 2000, di Head of Womenswear.

In questi anni crea abiti per le star, da Lady Gaga a Cate Blanchett fino a Michelle Obama e, nel febbraio 2010 si trova davanti a una dura verità: l'amico e mentore Lee si suicida e Burton, sebbene all'inizio non volesse, prende le redini dell'azienda e resta direttore creativo del brand sino al 2023. Il suo pensiero potrebbe essere riassunto in queste sue rare parole, a Vogue: «l’artigianato unisce le persone, crea un senso di collettività. È importante celebrarlo poiché nulla deve andare perduto, ma bisogna anche trovare le modalità perché funzioni oggi».

Pensiero che la avvicina anche agli studenti di moda, nel cui talento crede fortemente. Tra le tante prove di fiducia che ha dato ai designer di domani, tre in particolare hanno conquistato. Nel 2019 parte degli abiti della sua collezione sono stati co-disegnati con gli studenti del corso MA del Central Saint Martins, nel 2020 dona l'archivio dei materiali della maison ai neolaureati delle scuole del Regno Unito e nel 2021 dà il via a un progetto educativo con i giovani del Galles.

Alexander McQueen autunno inverno 2016 2017

Vogue Runway

Alexander McQueen primavera estate 2013

Vogue Runway

A proposito di Lee, amico e mentore

«Lee sapeva raccontare e io ero stata brava a finire le sue frasi. Con la direzione artistica ho capito però che avrei dovuto cominciare io a iniziare le frasi e che le mie creazioni dovevano parlare di me». Da McQueen, la stilista ha imparato molto, non solo a “fare il lavoro”, come ha dichiarato in una recente intervista a Vogue. Ha capito l’importanza di mettere le proprie emozioni in un abito, senza perdere l’heritage del brand.

Ha insomma fatto suo il mondo di Lee grazie a creatività, artigianalità co-unita alla tecnologia, ed empowerment delle donne, aggiungendo il suo tocco personale e iper femminile. «In maison ci sono abiti sartoriali, abiti couture, c'è il denim, c'è il punk, c'è tutto. Questa è la cosa più straordinaria di McQueen. A ogni nuova stagione cerchiamo di trovare un nuovo modo di raccontare la sua storia o una nuova parte della sua storia, sempre in divenire». Sempre dal suo mentore ha anche imparato a non finire mai un abito, se non qualche minuto prima di farlo sfilare in passerella. Una forma di teatralità verace che McQueen, tra i pochi, non ha mai smesso di mostrare al suo pubblico.

Sarah Burton al Designer of the Year Awards nel 2011

Ian West - PA Images/Getty Images

Sarah Burton diviene Officer of the British Empire

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L’ispirazione più grande di Sarah Burton

Oltre alla visione di McQueen e alla storia britannica, Burton è sempre stata catturata da quel bellissimo spettacolo che chiamiamo natura. Un mix di sogno, a tratti ultraterreno, e sartorialità che non ha mai abbandonato. Una visione che è stata premiata più volte: nel 2011 la designer viene nominata Designer Of The Year dal British Fashion Council, nel 2012 riceve la laurea honoris causa alla Manchester Metropolitan University e nello stesso anno diviene Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico per i suoi servizi all’industria della moda britannica. Non finisce qui: è il giugno 2019 quando riceve il premio internazionale Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti dal Council of Fashion Designers of America e nel successivo novembre il British Fashion Council le conferisce il Trailblazer Award, un importante riconoscimento celebrativo di maestria rivoluzionaria.

Alexander McQueen autunno inverno 2011 2012

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Alexander McQueen primavera estate 2017

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La collezione autunno inverno 2019 2020 è stata la sua prima opera più introspettiva

Per realizzarla Burton è andata, insieme al suo team, dove è cresciuta, ovvero nella zona dello Yorkshire nell’Inghilterra del Nord. La collezione si ispira a questo viaggio, con stoffe e rumori a richiamo della natura circostante, presenti nei ricami di gabbiani di Blackpool e civette di Leeds, più l’orgoglio dell’etichetta ben esibita con la scritta made in England. Tra i capi spicca il rose dress - tributo alla Guerra delle Rose e ispirati alle rose simbolo delle casate di Lancaster e York -, tagliato, cucito e drappeggiato utilizzando un unico pezzo di tessuto. «Ho imparato così tante cose sull'Inghilterra e sui telai, sugli uccelli e sulle rose: il viaggio è meglio di un libro di storia - aveva dichiarato Burton - Mi piace il fatto che l’abito trasmetta un senso di emancipazione femminile, ma anche di vulnerabilità e di bellezza».

Alexander McQueen autunno inverno 2019 2020

Vogue Runway

Alexander McQueen primavera estate 2024

Vogue Runway

Prima per Lee McQueen e successivamente per Sarah Burton l’empowerment femminile era fondamentale

La donna McQueen è forte e sempre messa in primo piano. Volere di Lee quanto di Sarah, che ha fortemente sostenuto silhouette femminili miscelate a forme sartoriali perché «una donna non deve vestirsi come un uomo per sentirsi più forte». Per Burton gli abiti hanno la funzione di morbide armature ma mai scomode: devono enfatizzare l’empowerment, far sentire chi indossa tali creazioni sicuro e potente, mai fuori luogo o scomodo.

Florence Welch, Sarah Burton e Cate Blanchett al Met Gala 2012

Stephen Lovekin

Alexander McQueen Resort 2012

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L’abito per il matrimonio di Kate Middleton

Era il 28 aprile 2011 quando Kate Middleton disse sì al principe William. L'allora duchessa di Cambridge e ora principessa del Galles, ama il lavoro di Burton già dal 2005 quando, alle nozze di Tom Parker Bowles, nota il vestito nuziale della futura moglie del reale, la giornalista di moda Sara Buys. Così Middleton si rivolse a Burton per la realizzazione del suo wedding dress, che voleva ispirarsi a quello delle nozze di Grace Kelly del 1956 e che al contempo doveva rispettare il protocollo royal. Burton realizza così un abito celebrativo di tradizione e modernità, con gonna a fiore a più strati e corpetto ispirato alla tradizione vittoriana della corsetteria. Impreziosito da una silhouette stretta in vita e con fianchi imbottiti, è interamente in gazar di raso bianco e avorio.

Sul corpetto è stato realizzato, a mano con la tecnica del merletto Carrickmacross dalla Royal School of Needlework con sede a Hampton Court Palace, un motivo in pizzo della tradizione irlandese dell'Ottocento, mentre sui bordi compaiono i i fiori simbolo del Regno Unito, ovvero la rosa, il cardo, il narciso e il trifoglio. Lo strascico è lungo 2 metri e 70 centimentri mentre il retro presenta 58 bottoni ricoperti di gazar e organza. Il team di McQueen non ha lasciato nulla al caso e ha cucito un nastrino di colore blu, portafortuna per le spose, all’interno dell’abito. Anche il vestito post-nozze di Kate Middleton e quello della damigella d'onore della sposa, la sorella Pippa Middleton, furono realizzati dalla stessa Burton.

Kate Middleton e l'abito da sposa Alexander McQueen

Chris Jackson/Getty Images

Pippa Middleton e l'abito da damigella Alexander McQueen

Ian Gavan/GP/Getty Images

Kate Middleton e l'abito da sposa Alexander McQueen

Pascal Le Segretain/Getty Images

Kate Middleton e l'abito post-matrimonio Alexander McQueen

WPA Pool/Getty Images
Alexander McQueen nel cinema: immortali gli abiti di Effie Trinket negli Hunger Games

Effie è tutto quello che una ragazza di Capitol City sogna di diventare: bella, algida e alla moda. Il personaggio interpretato da Elizabeth Banks indossa look esagerati, alcuni griffati McQueen presi dagli archivi. Come l’indimenticabile vestito arancione con farfalle, il look 28 appartenente alla collezione primavera estate 2011 di Alexander McQueen, promosso anche dal Met Gala come idea perfetta per il tema Sleeping Beauty dell’edizione 2024. Trinket del resto ama il surreale, e ce ne ha data altra dimostrazione anche con abiti provenienti dalle collezioni del 2012. Si trasforma infatti, per due feste a Capitol City, in un fiore sbocciato, grazie agli indimenticabili vestiti di marabù rosa confetto e lilla abbinati agli stivaletti poodle in nuance.

Effie Trinket in una scena degli Hunger Games

©Lions Gate/Courtesy Everett Collection

Effie Trinket in una scena degli Hunger Games

©Lions Gate/Courtesy Everett Collection

Alexander McQueen primavera estate 2011

Fairchild Archive/Getty Images

Alexander McQueen autunno inverno 2012 2013

FRANCOIS GUILLOT/Getty Images

L'ultima collezione di Sarah Burton in veste di direttore creativo per Alexander McQueen

La primavera estate 2024 è stata la dedica di Burton al suo mentore. Un’uscita dalla scena della maison commovente, sulle note della canzone Heroes di David Bowie. «Questa collezione è ispirata all'anatomia femminile, alla Regina Elisabetta I, alla rosa rosso sangue e a Magdalena Abakanowicz, un'artista trasgressiva e fortemente creativa che si è rifiutata di scendere a compromessi con la sua visione. La sfilata è dedicata alla memoria di Lee Alexander McQueen, il cui desiderio era sempre quello di dare potere alle donne, alla passione, al talento e alla lealtà del team», ha dichiarato la designer nelle note di sfilata per il suo ultimo show. Tributo che si ricollega al 2013, circa 10 anni prima, quando la stessa Burton scelse di portare in passerella una donna per metà Papessa e per metà Elisabetta I, grazie a un’estrema fastosità dal tocco punk.

Alexander McQueen autunno inverno 2013 2014

Vogue Runway

Alexander McQueen autunno inverno 2013 2014

Vogue Runway

Sarah Burton andrà da Givenchy?

Sebbene molti la vorrebbero come nuova direttrice creativa di Chanel, altri la vedrebbero perfetta per Givenchy, visto il lavoro fatto all'epoca dal suo mentore Alexander McQueen. A far sospettare gli aficionados è stato l’abito indossato da Kendall Jenner al Met Gala 2024, un Givency by McQueen incentrato sull’anatomia femminile, tema perfetto per riprendere il dialogo sull'heritage tanto caro alla maison. Pensiero stuzzicante se ci ricolleghiamo all’idea di Burton che «ogni capo ha una sua storia». E vedere la designer scrivere un nuovo capitolo di moda sarà per i nostri occhi un’immensa e ancora inesplorata gioia.

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