INTERVISTA

Nicolas Di Felice, direttore artistico di Courrèges, sarà il prossimo guest designer di Jean Paul Gaultier Haute Couture

A 60 anni dalle straordinarie creazioni space-age di André Courrèges, il designer belga ha presentato la sua collezione di debutto per la maison. Il direttore artistico di Courrèges ci racconta cosa si aspetta dal futuro
Nicolas Di Felice
Jean Marques

Nicolas Di Felice: il belga di origini italiane, direttore artistico di Courrèges, sarà il prossimo guest designer di Jean Paul Gaultier Haute Couture.

Nicolas Di Felice, attuale direttore artistico di Courrèges, sarà il prossimo guest designer della sfilata Jean Paul Gaultier Haute Couture che verrà presentata nel giugno 2024, in occasione della Haute Couture Week di Parigi. «Sono davvero emozionato e onorato», ha commentato Di Felice sul suo profilo Instagram. Prima di lui, Haider Ackermann, Julien Dossena e Simone Rocha hanno ricoperto questo ruolo. A Di Felice ora il compito di reinterpretare i codici della Maison secondo la sua lente stilistica.

Il debutto di Nicolas Di Felice come direttore artistico di Courrèges

Se un’abitazione progettata da Le Corbusier è una macchina in cui vivere, un abito di André Courrèges è una macchina in cui muoversi. Pupillo di Cristóbal Balenciaga, con alle spalle studi di ingegneria, Courrèges ha creato abiti che hanno liberato il corpo dalla moda del punto vita strizzato in voga prima di lui: abiti che scendevano dalle spalle, spesso indossati senza reggiseno, e che rendevano le pince un dettaglio obsoleto; minigonne e, ovviamente, i suoi famosi go-go boots. La moda futurista e “spaziale” di Courrèges viene subito apprezzata da personaggi del jet set come Jackie Kennedy, sua sorella Lee Radziwill, l’erede dell’impero L'Oréal Liliane Bettencourt e la cantautrice Françoise Hardy.

Courtesy Press Office

A 60 anni dalla nascita di Courrèges a Parigi, Nicolas Di Felice ha fatto il suo debutto come direttore artistico della maison. Il designer belga ha lavorato, in due occasioni, con Nicolas Ghesquière, prima da Balenciaga e poi da Louis Vuitton — passando da junior a senior designer — e in mezzo per un breve periodo anche da Dior con Raf Simons. Prima dell’annuncio della sua nomina a settembre, e da quando Courrèges è stato rilanciato intorno al 2015, il testimone creativo è passato dal duo di Coperni Arnaud Vaillant e Sébastien Meyer a Yolanda Zobel. Di Felice ha descritto la sua prima collezione (l'autunno inverno 2021) come “un omaggio all’atelier e agli archivi di Courrèges, con un po’ più di ‘Belgio’. Come se da un club di Bruxelles mi avessero trasportato nel 6° arrondissement a Parigi”.

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Prima del suo debutto alla Paris Fashion Week — la sfilata è pre-registrata qualche ora prima di andare in streaming — avevamo parlato con il designer su Zoom per conoscere meglio il nuovo direttore artistico oggi alle redini di Courrèges.

Di Felice è nato e cresciuto in un posto molto lontano dalle 4 capitali della moda

«Sono di Charleroi, in Belgio, nota per essere ‘la città più brutta del mondo’, ma io non la vedo così. La città è nata intorno alle miniere di carbone e alle acciaierie, entrambi i miei nonni sono emigrati qui dall’Italia per lavorare nelle miniere, quindi è un luogo intenso, post-industriale. Il vento ricopre i palazzi di polvere di carbone, di qui il soprannome ‘terra nera’, o la terre noire. Per me è poetico e bellissimo».

Il suo interesse per la moda è nato dalla musica

«La mia finestra sulla moda era MTV. Ogni gruppo aveva il proprio stile per via del sound, ma anche per il modo in cui creavano il loro look. Sono cresciuto con la musica dance in TV, il Belgian New Beat era super popolare e io ascoltavo i Confetti’s, Speedy J, LA Style, mentre la mia sorella più grande era fan dei gruppi rock e metal (The Doors, Nirvana, Korn). Se ci pensi è pazzesco, tutti questi mondi sulla parete di una casa nella campagna belga: i poster di mia sorella appesi accanto ai miei».

… e anche lui si è dilettato con la musica

«A 12 anni ho iniziato a fare musica elettronica. Ho implorato mio padre perché mi comprasse il software. Mi piacciono molto la techno e la dance, e prima di trasferirmi a Parigi a 23 anni facevo musica continuamente, ogni momento dopo la scuola».

Di Felice ha studiato alla scuola di arti visive La Cambre di Bruxelles prima di farsi le ossa con Nicolas Ghesquière

«Ogni stagione, con Nicolas, ci immergevamo completamente nella ricerca, ho imparato moltissimi nuovi riferimenti culturali, dagli artisti ai designer di mobili. Ma se dovessi scegliere una delle tante cose che ho imparato, quella è sicuramente la precisione. Ricordo i capi di sfilata, era tutto fatto in modo così perfetto che sembrava fotoshoppato».

Ha fatto un “road trip” in America, una sorta di amuse-bouche creativo dopo Louis Vuitton e prima di Courrèges

«Ho fatto il viaggio con il mio migliore amico, era la prima volta che eravamo solo noi due, di solito viene il mio ragazzo, o la sua ragazza, altre volte siamo un gruppo più grande. Il viaggio mi ha fatto pensare molto a Jim Jarmusch; siamo andati a New Orleans e in Texas e infine a Città del Messico per la Material Art Fair. Siamo stati fortunati, appena tornati a Parigi siamo finiti subito in lockdown».

Non aveva nessuna ambizione di diventare direttore creativo…

«Voglio sentirmi a mio agio nel mio lavoro, ma i miei obiettivi principali non hanno a che fare con il lavoro, voglio essere un uomo felice, una brava persona, e magari un giorno avere dei figli».

…ma Courrèges sembrava la scelta perfetta

«Non erano molte le maison in cui avrei potuto subentrare. André ha creato un universo intero, un’estetica, un mood che si percepisce nei mobili e nell’interior design, non si tratta solo un bel vestito, e questa cosa mi ha sempre affascinato. Courrèges va dritto al punto: è una sfumatura, una forma, un motivo geometrico, un tessuto, è semplice. E io mi trovo in un momento della mia vita in cui apprezzo molto la semplicità».

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Ci saranno prezzi più abbordabili con Di Felice da Courrèges

«Uno dei miei primi obiettivi è rivolgermi a un pubblico più giovane. Non ha senso vendere abiti che per loro sono troppo cari. Abbiamo sviluppato un nuovo vinile eco-friendly utilizzando per il 70% poliuretano bio riciclato. Questo tessuto è stato creato originariamente da Courrèges negli anni 70 e abbiamo abbassato il prezzo delle giacche in vinile da 1.000 a 750 Euro».

Vuole che gli abiti Courrèges siano per tutta la vita, non solo per una stagione

«Courrèges non cambiava a ogni stagione, alcune cose restavano uguali. Vedo tantissime persone indossare capi di Courrèges che appartenevano alla madre o alla nonna: non si buttano mai via, e credo che questo sia il modo migliore di essere eco-consapevoli. Non mi interessa il greenwashing o fare collezioni ‘eco’. Siamo nel 2021, ed è normale fare del nostro meglio per essere sostenibili. Sto producendo abiti nuovi, ma cerco di creare cose che non passeranno mai di moda».

…e sta anche creando una specie di collettivo Courrèges

«Per l’autunno inverno 2021 abbiamo arruolato moltissimi volti nuovi. La prossima stagione continueremo a lavorare con loro. Sono uno fedele, alla mia famiglia e ai miei amici. Ho lavorato con Bernard Dubois, un architetto mio amico dai tempi dell’università, per il progetto di 40 Rue François, il primo negozio; ne apriremo un secondo a Parigi questo mese. Abbiamo ricoperto tutto - pavimenti, pareti, soffitti - con un tessuto vellutato bianco. E poi ci sono gli specchi d'argento, il mood è quello di un club».

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