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Sono stato al Lucca Fashion Week(end) e ho capito cosa significa fare cultura, anche della moda

Marchi Made in Italy, una mostra sul Neoclassicismo e un’emozionante serata con il maestro Muti hanno animato Lucca in favore della moda
Lucca Fashion Week
Giorgio Leone

Lucca Fashion Week(end): scopri come è andato l'evento in Toscana, tra marchi Made in Italy, una mostra sul Neoclassicismo e un’emozionante serata con il maestro Muti

Il binomio moda e cultura non è una novità: i vestiti sono diretta conseguenza di un processo creativo che spesso parte da elementi di vario genere, un quadro così come un libro o un film. Rendere tangibile questo non è facile, eppure la soluzione per il Lucca Fashion Week(end), alla sua seconda edizione e svoltosi dal 27 al 29 giugno 2024, sta nell’unire arte, musica, artigianato e moda all’insegna della cultura nel suo significato più ampio. «Una manifestazione a sostegno non solo delle eccellenze artigianali locali, ma che allarga lo sguardo oltre l’orizzonte regionale accogliendo e avvicinando progetti e realtà accomunate dalla ricerca del bello e dal rispetto per la qualità», spiega l’assessora della città Paola Granucci.

Filaticcio lucchese

Courtesy of Lucca Fashion Week(end)

La manifestazione è stata declinata su tre fronti: Lfw End, contenitore per giovani brand, atelier, realtà artigianali e talk con magazine indipendenti; Lfw Exp, destinato a mostre e installazioni nelle vie della città; Lfw Off, legato ad iniziative ed eventi pensati nelle attività commerciali. Un modo per svelare Lucca a chi non aveva mai avuto il piacere di vederla, come me.

Da amante dell’arte, l’evento migliore per iniziare non poteva non essere la mostra Antonio Canova e il Neoclassicismo a Lucca, curata da Vittorio Sgarbi e visitabile fino al 29 settembre 2024 presso la Cavallerizza di Lucca. Quadri e sculture del massimo esponente della corrente artistica ispirata al periodo classico dialogano con i maestri lucchesi e toscani Pompeo Batoni, Bernardino Nocchi, Stefano Tofanelli e Lorenzo Bartolini. Ho riscoperto il modo in cui Canova ha sdoganato la progettazione in serie delle proprie opere e la carnalità di statue in marmo freddo al tatto ma ancora caldo nella vita, per parafrasare le parole del curatore. Fanno da sfondo alcuni abiti di alta moda dello stilista Roberto Capucci, che avrebbe voluto essere un architetto, scegliendo poi di trasportare la cura per le forme e la struttura delle cose nei suoi abiti.

Invece, un’esposizione più pop è dedicata alla Barbie, la bambola modaiola del ‘900 diventata oggetto di culto. Tra i pezzi in mostra della collezione privata di Renata Frediani, una delle più importanti, il costume da bagno intero indossato da Margot Robbie nel film Barbie e l’abito custom made di Haute Couture firmato Schiaparelli per una première, ispirato al modello Solo in The Spotlight degli anni ‘60.

Una Barbie in mostra

Giulio Solfrizzi

Il tour è continuato scoprendo luoghi storici di Lucca, al cui interno erano esposti marchi indipendenti selezionati. Per esempio, la bottega di cornici e stampe di Silvano Spinelli, aperta nel 1968 quando era appena maggiorenne, testimonia la storia di una città nota anche per la carta pregiata e fa da continuum con il presente, rappresentato dai costumi in Econyl di Souldaze ricavati da reti da pesca riciclate. Percorrendo altre vie, ci siamo ritrovati davanti alla vetrina di Galliani Cristalli, negozio di articoli per la casa dal 1819, dove erano esposti i gioielli metallici di Maria Patrizia Marra. Poi è stata la volta di Villa Trentuno, marchio Made in Lucca di sofisticate borse e borsette, poste in mezzo a meravigliosi pezzi d’antiquariato di Sorelle Carozzi, a due passi dalla casa d’infanzia della fondatrice Emilia Poli. E come dimenticare le friulane con suola rinforzata di Pippilù, tra i modelli di scarpe più in voga del momento per la loro abilità nel saper giocare con il cliché del radical chic. Però, si sa, l’importante è esserlo, chic; per diventare radical c’è sempre tempo se si vuole, e non saranno le calzature a rendere tali.

Borsa Villa Trentuno

Giulio Solfrizzi

Parentesi a parte è il marchio maschile Rovi Lucca che ha presentato nell’orto botanico della città, incluso di piante, vasi e tubi che hanno fatto da cornice. Si parla di un workwear elevato e aristocratico nell’animo, seppur incentrato sull’abbigliamento da giardinaggio che diventa ben altro tra le mani dei due fondatori e compagni di vita Fabrizio Taliani e Bradley Seymour. Idealmente una ricerca delle origini nobili di Lucca, praticamente l’oggettivazione di un lifestyle rilassato come insegna lo stesso giardinaggio. Per la collezione primavera estate 2025 si parla addirittura di un «safari lucchese» tradotto in cotone twill inglese, lino irlandese e capispalla, camicie e bermuda leggeri che virano su marrone, bianco e verde.

Courtesy of Rovi Lucca
Courtesy of Rovi Lucca

Ma il sogno, per me, si è avverato la sera del 28 giugno con l’omaggio di Riccardo Muti a Giacomo Puccini, nella terra natale del compositore italiano. Un susseguirsi di tenori e soprani sono stati accompagnati dall’esecuzione delle musiche affidata all’orchestra Cherubini, dopo 20 anni dalla fondazione di quest’ultima e la dichiarazione del canto lirico italiano come patrimonio immateriale dell’umanità UNESCO. Sotto le Mura storiche di Lucca, l’opera è diventata protagonista insieme al maestro Muti di un evento trasmesso in mondovisione. I momenti più emozionanti sono stati “Senza mamma” tratto da Suor Angelica e interpretato da Lidia Fridman, e l’intermezzo di Manon Lescaut, perché passionali e drammatici come Puccini ha sempre saputo essere nella sua manifestazione delle emozioni. Ancora di più sotto un cielo stellato, in mezzo a delicati venti estivi e con il profumo Sì di Giorgio Armani sulla pelle, che ne hanno amplificato il valore poetico.

Così, proponendo attività che accordano i gusti e le velleità di tutti, di cui questa è solo una parte, si costruisce un evento democratico ma organizzato per sostenere e diffondere la moda dal piano locale a quello nazionale, coinvolgendo chi si interessa al fashion e chi taccia di frivolezza i vestiti senza cogliere i collegamenti culturali.

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